Lungo le nostre strade ci sono i corsi e ricorsi storici, e conta poco se te ne eri fatto una ragione di quanto hai vissuto. Se avevi giurato che nulla sarebbe tornato come prima.
Perché oggi hai capito che la vita è una grande espressione aritmetica, fatta di parentesi e il risultato dipende anche da cosa ci metti dentro.
Per ordine curi ciò che più ti è vicino, tra le parentesi tonde, poi per gradi di distanza le quadre e le graffe, fino ad arrivare agli elementi oltre i tuoi recinti.
Come in ogni esperienza ci esaltiamo con le potenze che acclamano tutto, ne moltiplichiamo il risultato e se siamo in grado, lo divididiamo con chi si ama, infine, sommiamo ciò che serve e sottraiamo quello di cui possiamo fare a meno.
Il risultato finale farà la differenza, perché sarai tu, errori compresi.
In questi primi giorni dell’anno molte squadre hanno visto passaggi di atleti in entrata e in uscita. Ognuno con i propri conti. Rimesso in ballo ogni esperienza, valutata la strada percorsa.
E’ sport e non ci sono altre fatiche se non quelle consumate in salita o sull’ultimo chilometro di una gara. Ci vuole un po’ di tempo per capirlo, ma i momenti non sono tutti uguali, il risultato può essere distorto, allora devi essere curioso e capire il perché.
Avevo lasciato la squadra nel 2015, nel frattempo ho vissuto in un limbo chiamato Run Card, dove l’unico vantaggio è che ti puoi vestire come ti pare. Ma non è il colore a fare la differenza, sei tu che lo indossi.
In questi 3 anni ho combattuto un nemico immaginario. La mia rabbia era figlia di un delusione che non portava a nulla. Volevo vedere solo quello che non andava, in mancanza di un adeguato confronto. Era come risolvere l’espressione ma senza seguire l’ordine algebrico.
Una visione cieca e ottusa non stava dando alcun esito.
Poi, con gli anni, si è più pazienti, comprensivi, si cerca di capire le ragioni altrui ma, cosa ancora più importante, ti poni le domande giuste.
Perché questo ostracismo contro un gruppo? Chi è entrato in quelle parentesi oltre a te e cosa c’è dopo il segno di uguale?
È bastato questo per arrivare a vedere che le dicerie sono solo chiacchiere e che il primo errore è alimentarle per il proprio torna conto e in fine, per rabbia, gli si dà enfasi e forza.
Sta di fatto che gli errori di valutazione portano a sbagliare il passo, la distanza e a non vedere chi c’è accanto a te. Ti senti inutilmente completo, quando a ‘sto mondo nessuno si basta da solo.
In fine, ricordando Enrico Fermi, nel calcolo ci sono soltanto due possibili conclusioni: se il risultato conferma le ipotesi, hai appena fatto una misura; se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta.
Buoni calcoli a tutti, anche quest’anno!
Marco Raffaelli