RunCard dopo tre anni ecco come funziona

Oggi possedere una RunCard non è sempre sinonimo di libertà e partecipazione. Per il terzo anno consecutivo l’ho sottoscritta. Ora però inizio a credere che sia uno strumento, valido nell’impianto iniziale, ma che nella sua realizzazione continua a far penare non solo me.

Ieri ho corso il trofeo Sant’Ippolito a Fiumicino e fino a qui tutto bene. Ma ogni volta che decido di prendere parte a una gara mi chiedo:

“Perché tra la RunCard e gli organizzatori ancora non c’è pace?”

Per iscriversi ad una gara, nonostante i telefoni fanta fotonici in tasca, uno deve fare ancora tutta la trafila che vado a ripassare:

Bonifico costo iscrizione. Comunica via mail i dati personali. Allega la RunCard e il certificato medico, il bonifico appena fatto ed eventualmente esibisci il tutto al ritiro pettorale.

Io sono atleta Fidal giusto? ho rinnovato la RunCard che è attiva su un data base di Fidal che ogni organizzatore può consultare.

Carico ogni anno, tramite app RunCard, il certificato medico sul sistema Fidal, con data fine validità, da cui la mia anagrafica in Federazione sarà attiva fino a tale data, compresa l’attivazione della app stessa.

Ma che ci vuole a far parlare il data base di Fidal con gli organizzatori? validare la mia posizione e far sì che il sistema possa correre meglio? Pago, comunico codice Run card…e corro.

Riprendo l’analisi fatta da Luciano Duchi nel resoconto del DT della scorsa settimana.

Chi ha la runcard è un podista individuale, sceglie le poche gare che desidera correre. Non ha stimoli di partecipazione per colleganza al gruppo, partecipazione al Trofeo Sociale.  Desiderio di aggregazione con i propri compagni, giusta aspirazione di premiazioni sociali di fine anno, foto di gruppo, feste sociali ecc. ecc.

Ed è una sacrosanta verità. Però ci sta anche che negli ultimi 10 anni il running è cambiato.

Vuoi per il crescente numero di gare in Italia, vuoi per una nuova filosofia di partecipare lo sport, anche frutto di una nuova simbiosi con i social network, di fatto molti atleti oggi vogliono viverlo a modo loro, libero e autonomamente.

RunCard, nel suo progetto, ha sostenuto questo bisogno, venendo incontro a coloro che vorrebbero correre e basta.

In tutto ciò la tecnologia è stata usata per agevolare la vita di chi corre.

Inoltre non è chiaro perché chi sottoscrive la RunCard paga il tesseramento Fidal decisamente meno di quello societario?

Perché non pensare di ridurre i costi di iscrizione della squadra alla Fidal, del medico e dei dirigenti come figure obbligatorie?

Non sarebbe un aiuto importante ai gruppi così come lo è la Runcard per il singolo, insomma la fidal dovrebbe dare una botta al cerchio e una alla botte no?

E inoltre visto dal lato di un organizzatore, Luiciano Duchi riferisce:

Ultimamente i possessori di Runcard stanno aumentando in maniera esponenziale. Alla prima scadenza della Roma Ostia, gli iscritti delle quattro società più numerose (Podistica Solidarietà, Bancari Romani, LBM Sport e Villa Pamphili) sommati fra loro, erano notevolmente inferiori ai possessori di Runcard.”

La RunCard, per come è entrata nel mondo podistico, ad oggi sembra uno strumento zoppo, grandi potenzialità ma non sfruttate.

Un fenomeno tuto italiano di far girare il sistema a due velocità, quella del singolo che sta andando benissimo in termini di iscrizioni alla RunCard e quella dei gruppi sportivi che risentono di un fuori uscita che va al di là dello spirito delle ASD per come sono state concepite nelle loro finalità associative.

RunCard dovrebbe essere il mezzo per promuovere la pratica della Atletica Leggera su strada per amatori a tutti i livelli partecipativi.

Aprire il mondo della corsa a chi, timidamente, teme le diverse lungaggini burocratiche per partecipare a un evento. Un passaggio tra allenamenti e pettorali veloce e libero, usare la tecnologia per far sì che tutti possano correre senza perdersi tra mail, allegati, liste atleti, rinnovi, scadenze.

Ogni organizzatore potrà lavorare concentrato sull’evento, senza perdere tempo sulle garanzie di avere atleti in regola con le disposizioni federali e dell’ente a cui ogni partecipante è affiliato.

Ogni atleta, pagata la tassa annuale di affiliazione, presenta il certificato medico, e così dovrà solo decidere dove correre, pagare il pettorale, dare il suo nome e cognome e arrivare il prima possibile al traguardo.

All’interno di un sistema che correrà meglio, Fidal e Enti di Promozione Sportiva ottimizzeranno le risorse e potranno avere tante più possibilità di trovare nuovi amatori e forse, anche nuovi campioni.

Marco Raffaelli

 

La gara di Sant’Ippolito a Fiumicino – foto di Gianfranco Bartolini
Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso