Domenica scorsa ho gareggiato. Ho partecipato alla Salomon Running Milano, sulla distanza non competitiva dei 10 km.
Domenica scorsa ho gareggiato, che non è uguale a correre 10 km sui consueti percorsi allenamento
La differenza ce la insegna la psicologia dello sport.
La componente distintiva dello sport è il suo configurarsi come attività competitiva svolta all’interno di un sistema di regole e finalizzata alla ricerca di prestazione. Mentre se facciamo un’attività fisica strutturata che mira a benefici per la salute, allora si parla di esercizio fisico.
Ecco, io mi ero stufata di fare esercizio fisico e volevo fare sport.
I meccanismi psicologici che muovono una persona a fare un’attività o l’altra sono diversi, partendo dalla motivazione e passando per la concentrazione, il livello di attivazione, la pianificazione e gestione dell’attività.
L’azione (il correre) è bene o male la stessa, ma la componente mentale è assai diversa.
In questo periodo di pandemia quasi tutti gli atleti sono stati costretti a fare solo esercizio fisico, la cornice necessaria per fare sport, le competizioni sportive, erano assenti.
Molti hanno scoperto di preferire l’esercizio fisico allo sport, altri hanno capito che stavano investendo troppo nello sport dimenticando la qualità di base dell’esercizio fisico (il benessere), altri hanno sentito la mancanza della qualità di base dello sport (la competizione)…io sono una di quelle!
Così domenica ho gareggiato.
Ho scelto con attenzione la gara a cui partecipare non solo, come facevo in passato, in base alla bellezza del percorso o la facilità di raggiungere il luogo in cui si svolgeva, ma soprattutto in base alla serietà dell’organizzazione che avrebbe dovuto garantirmi le condizioni necessarie per partecipare all’evento in sicurezza. La Salomon Running Milano non ha deluso le mie attese.
Ovviamente io, come tutti gli altri quasi 3000 partecipanti, ci ho messo il mio impegno, per cui sono andata a ritirare il pacco gara al Villaggio non negli orari di punta facendo la fila in modo ordinato e distanziato.
La prova del nove però sarebbe stato il giorno della gara.
Esco di casa per arrivare alla partenza con il pettorale appuntato (che gioia!) per tempo visti gli stringenti protocolli anti covid e di sicurezza attuati dall’organizzazione e tutto fila liscio, veloce e in sicurezza: il deposito borse, l’accesso all’area di attesa, il posizionamento in griglia sui bollini rossi posizionati a un metro l’uno dall’altro…. Sono in piedi al mio posto, la musica è alta e lo speaker fa il conto alla rovescia… e tutti i meccanismi psicologici legati alla gara si riattivano dopo il lungo sonno (l’ultima gara l’ho disputata a febbraio)…l’adrenalina, l’impazienza, la focalizzazione sul ritmo gara ( non ho certo velleità di risultato!!) senza togliere spazio alla voglia di divertirmi.
Nei mesi passati in cui ho potuto fare solo esercizio fisico correndo regolarmente per tenermi in forma ne avevo sentito tanto la mancanza!
Si parte e si corre bene, tutti sono disciplinati e i sorrisi nascosti dalle mascherine indossate nei primi 500 mt si vedono negli occhi.
Ho scelto questa gara, un urban trail, anche perché offre un percorso diverso dalle classiche gare milanesi, è impegnativo ma divertentissimo: scale, passaggi tra le siepi, la mitica Montagnetta, curve a gomito, i grattaceli di Citylife e il parco del Portello, il bellissimo passaggio dentro al Velodromo Vigorelli.
I muscoli faticano, ma l’entusiasmo di correre di nuovo all’interno di una gara vera è alle stelle.
Lungo il percorso l’aria che si respira è la solita, quel misto di cazzeggio e spirito agonistico che ti fa spingere al massimo nella volata finale.
Passare sotto l’arco di arrivo, senza fiato per l’allungo finale e con i muscoli che bruciano libera il cuore per tanti mesi rimasto in attesa di questa bellissima dimensione che è la competizione agonistica.
La fase del ritiro della sacca con il cambio al deposito borse è ovviamente più lunga del solito, bisogna stare in fila, distanziati, con la mascherina… la sfrutto per godermi le sensazioni del post gara e per condividere con i miei vicini l’entusiasmo endorfinico.
Aspetto di essere lontana e di poter togliere la mascherina per tirare fuori dal sacchetto che ci hanno consegnato al tavolo del ristoro finale la medaglia per il rituale del morso, che per me è obbligatorio.
Una bellissima giornata di agonismo in sicurezza.
W lo sport!
Cecilia Somigli
cecilia.somigli @ gmail.com
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