Era uno dei cinnazzi (in Emilia, non più bambini, non ancora giovani adulti) terribili dell’Atletica Imola Sacmi Avis, me ne parlava un ragazzino del mio paese che spesso nelle campestri li vedeva da vicino, prima da Ragazzi, poi da Cadetti, li temeva e li ammirava, come se averli come avversari in Emilia fosse allo stesso tempo una sfortuna e un grande privilegio: Simone Bernardi, Vadym Stypula e Francesco Conti, Federico Mengozzi, visti fuori dalle gare un gruppo di scalmanati di talento ma non facilissimi da gestire, è l’esuberanza della giovinezza, i tipici ragazzini che in pulmino al ritorno da una trasferta ti fanno scoppiare la testa per le urla selvagge e per quanto non stanno fermi.
Ma se riesci a convogliare bene tutto questo talento e questa energia, ed è questa la scommessa di ogni allenatore, i risultati arrivano, e il ragazzo del mio paese aggiungeva che questo Francesco Conti andava forte soprattutto in pista, cose veloci, e in effetti è sui 400 metri che Conti si mette in mostra e vince o titoli italiani juniores, sia indoor che all’aperto.
È la truppa che allena Vittorio Ercolani, buon siepista e crossista degli anni Settanta in forza al Gruppo sportivo Carabinieri ai tempi di gente come Claudio Solone e di Aldo Tomasini, contattato dai dirigenti imolesi, Massimo Piani e Massimo Cavini altri ex ragazzini terribili degli Anni Settanta, Cavini, il Presidente, capace a diciassette anni di correre i 10000 metri in 30’55 nel 1979.
Da queste parti funziona così: c’è un bel reclutamento a livello giovanile poi i maschi finiscono a Imola e le femmine a Lugo, all’Atletica Icel, è di quest’inverno il bel miglioramento di Marta Morara, quinta ai Campionati italiani indoor nel salto in alto con 1.82.
Ercolani accetta questa “missione” non certo impossibile, ma impegnativa, e da allora ne ha fatti crescere di atleti sulla pista del Romeo Galli di Imola, poco distante dall’Autodromo Enzo Ferrari, e sono tanti i percorsi che si possono affrontare da quelle parti, sono i saliscendi che hanno reso leggendario Giro dei Tre Monti, una classica del podismo immutabile per prestigio negli anni, e se sei di questa parti tocca farla quella gara spaccagambe che parte a arriva all’autodromo, anche se sei uno da “cose veloci”. E anche Francesco Conti non scappa a questi quindici chilometri e passa di salite e discese, uno che mentre scrivo ha corso quattordici volte gli 800 metri sotto il muro sempre rispettabile dell’1’50. Sarà che Ercolani un Giro dei Tre Monti l’ha pure vinto nel 1972…
L’ho visto dunque crescere in questi anni Francesco Conti, diventare un vero atleta, ma mi pareva uno “svelto” nelle gare da titolo da gestire con buona tattica e finali brucianti, reattivo, piccolino, perfetto per certe sciabolate nel rettilineo finale quando conta il piazzamento, ma non da grandi ritmi. Ma poi qualcosa è cambiato nel 2021 agli Assoluti di Rovereto dello scorso anno, oltre all’argento alle spalle dell’amico Simone Barontini arriva finalmente un tempo importante che gli dà una nuova dimensione: un 1’46”87 bello solido, la sua felicità di quel giorno a fine gara sta proprio a dire che era lui il primo ad avere bisogno di quella dimostrazione di forza, ha capito che può gestire una gara tattica, come una gara tirata.
Siamo a giugno dello scorso anno, e pensare che a marzo il Covid lo aveva debilitato facendogli perdere tutto il mese, ma riprende e proprio alla vigilia di Rovereto corre in allenamento due volte i 500 metri in 66’ e 62’ con dieci minuti di recupero tra una prova e l’altra, con Ercolani ad affiancarlo in bicicletta.
In febbraio aveva corso sui sessanta chilometri settimanali, ma in fase di costruzione, a ottobre e novembre, era arrivato a cento, è comunque in grado di correre dieci chilometri su strada attorno ai 32 minuti, come è successo agli ultimi Campionati italiani a Forlì. E pensare che a Rovereto, viste le difficoltà post Covid, era arrivato con l’ultimo tempo di accredito sufficiente per partire nella prima serie, quella nella quale i migliori si giocano il titolo… Conti dopo questa bella prova di forza non affonda il colpo, non partecipa ad altri meeting e va in vacanza. Ma non crediate che vive con superficialità l’atletica, Conti ha un cervello non comune e una determinazione rara, sa finire un allenamento duro con il mal di testa e il vomito e andare avanti per obbiettivi chiari.
Quella con Barontini è amicizia vera, come con Joao Bussotti con il quale condivide allenamenti di qualità anche a Livorno, hanno fatto almeno un paio di stage insieme in Sicilia e alle Canarie a spese proprie, oltre ai raduni della Federazione, mentre scrivo sono tutti a Tirrenia per uno stage utile anche a fare conoscenza con i nuovi tecnici federali del settore del mezzofondo.
E l’anno in corso conferma al coperto un consolidamento di questa crescita, così piccolino e agile si muove bene nelle indoor, l’ultima domenica di gennaio stampa un bel 1’47”66 ad Ancona, ona e Conti così piccolino e agile si muove bene, parliamo di un ottocentista che in forma pesa appena cinquantasette chili per un metro e settantuno, agli Assoluti indoor di Ancona a batterlo è il solo Catalin Tecuceanu, inarrivabile al momento, non resta quindi che sorprendere battendo il bravo Barontini e chiudere in 1’48”76 che con tutte le curve della sala conta davvero tanto.
La stagione estiva in corso conferma tutte le attese, il 22 maggio a Grosseto è subito personal best, 1’46”78, il pomeriggio è travagliato, non è nemmeno certa la sua presenza nella batteria più veloce, e nei due giri di pista i tempi vengono solo nella bagarre di una gara tiratissima fin dal passaggio al primo giro, quella di Conti è una condotta coraggiosa che si appanna nel rettilineo finale, davanti l’algerino Yassine Hethat in 1’45”13, Tecuceanu ci conferma al momento irraggiungibile, il rettilineo di Barontini è invece furioso e precede Conti di sei centesimi, quasi un mese dopo agli Assoluti di Rieti il terzetto si ripropone nelle stesse identiche gerarchie e si allontana l’ipotesi di una presenza ai Giochi del Mediterraneo.
Conti si difende bene in vari meeting internazionali, a Bergen ha l’occasione di gareggiare con Jakob Ingebrigtsen, a Barcellona pochi giorni fa lima ancora il personale di otto centesimi, arriva secondo e si prende il lusso di battere il bosniaco Amel Tuka che in carriera può vantare un argento e un bronzo a livello di Campionati mondiali a Pechino e Doha.
La vita di Francesco si divide tra Imola e Pisa città nella quale ha conseguito un Dottorato di ricerca in Matematica presso l’università cittadina, e prendo coscienza che tantissimi atleti di alto profilo hanno risultati importanti anche nello studio, certo la matematica è materia a me oscura, cerco quindi di portare la discussione extra sportiva su un terreno altro, neutro, per fortuna è un appassionato come me di serie televisive e siamo perfettamente allineati come gusti, raccomandiamo quindi a tutti, top runner e podisti lenti, di applicarsi negli studi, siano essi scientifici o umanistici e di guardarsi assolutamente Peaky Blinders, Dexter, Foundation, per cominciare.
Fuori dalla pista c’è l’ambizione di una carriera accademica passando per la qualifica di ricercatore. Negli anni della frequenza universitaria è stato davvero complesso gestire parallelamente l’atletica ad alto livello e lo studio, sono due attività che richiedono tempo, dedizione e motivazioni forti, mondi molto diversi, in realtà è l’allenatore che fa la programmazione anche se nel caso di Conti e Ercolani non è una scatola chiusa, c’è una dialettica, proposte anche da parte dell’atleta, scambi, mentre nella carriera accademica la gestione del tempo è completamente nelle sue mani ed è un approccio paradossalmente più libero, le idee buone arrivano improvvise senza una scansione precisa, e non è nemmeno scontato che arrivino, l’atletica invece ha le sue regole piuttosto rigide che si rinnovano, regole fatte di periodi di carico, di scarico, mesi in cui fai molti chilometri, altri nei quali finalizzi lavori di qualità e ti prepari alle gare.
Pare di capire che il miglioramento cronometrico di Francesco Conti, dunque, è arrivato con l’acquisizione della laurea e il cambiamento nello stile di vita che ha comportato il Dottorato. Nulla è mai completamente casuale. Il destino va direzionato…