Lo sport ci insegna a vivere bene

La scorsa settimana eravamo allo Stadio dei Marmi per un allenamento in pista, uno di quei lavori di qualità che se ben fatti ti porti a casa un bagaglio utile per ogni evenienza competitiva a venire.

Il gruppo era eterogeneo, per qualità delle persone convenute e per età, ovviamente riferite alle date anagrafiche della popolazione media di podisti in attività in questi anni.

Uomini e donne strizzati in completi tecnici, coperti quanto basta e con fisici da fare invidia alle migliori riviste di settore.

Alla fine di una giornata di lavoro non è facile cambiarsi e sciogliere le gambe, anche solo per un riscaldamento, dopo averle tenute sotto la scrivania dell’ufficio per tanto tempo, ma sta di fatto che a bordo pista, quando si è insieme ad altri come te tutto viene più facile.

In particolare quando hai accanto storie di gente che ti fanno fare pace con la vita e il futuro.

I plotoni di endorfine mossi dai polmoni dei convenuti al campo si tenevano a stento, impazienti di decollare verso quel mille a 4’20” che poi sarebbe sceso a 4’05” nei 600 metri finali.

A capo del manipolo di virtuosi figli di Filippide c’era Alberto, un amico, una persona che ammiro da sempre. Alla fine del primo mille mi ha detto una frase che mi ha fatto riflettere e pensare sulla situazione di molti dei miei coetanei renitenti alla leva podistica nazionale.

“Da quando la corsa è entrata nella mia vita, non ho mai più visto il mio medico di famiglia”.

Alberti Tistarelli in uno dei suoi tanti allenamenti
Alberto Tistarelli in uno dei suoi tanti allenamenti

Una frase che racchiude uno stile di vite, una filosofia e una voglia di essere padroni del proprio destino, nei limiti del possibile ovviamente.

Albero ha 64 anni, da circa un anno è in pensione e a vederlo sfrecciare in prima corsia sembra  un attore americano in vacanza a Roma. Sempre sorridente e cordiale ha capito che dalla vita ha avuto tanto, lavorato in egual misura e ora si gode le figlie ormai grandi, ma ciò che è evidente in questi momenti di fatica misurata è il suo approccio allo sport, vissuto come prevenzione e cura di tanti malanni.

Se fosse possibile, persone come lui, andrebbero prese ad esempio da chi fa comunicazione sociale, sarebbero da usare come veicolo di un messaggio volto a infondere la consapevolezza che fare sport è un investimento sociale sulla qualità della vita nei prossimi anni.

Alberto corre dal 2006, ha visto tanti traguardi e indossato più di una casacca in città, ma ovunque è andato ha portato la coscienza che correre è un tesoro da difendere, nonostante qualche acciacco di stagione dovuto al carico di chilometri si è sempre rimesso a lavorare in pista a testa bassa, ascoltando i buoni consigli e facendo forza sulla certezza di un uomo che può dare tanto allo sport e alla sua vita grazie alla voglia di stare bene.

In questo inizio di settimana di un nuovo anno mi piace credere che i buoni propositi possano andare oltre il nostro recinto podistico.

Grazie a storie come quelle di Alberto, esempio lungimirante che la qualità della vita la miglioriamo giorno per giorno, mangiando bene, facendo attività fisica, ascoltando chi ne sa più di noi e assecondando il corpo che ci parla come un buon amico a bordo pista, proprio come sa fare Alberto anche dopo l’ultimo mille.

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Alberto e la sua amica di squadra Anna
Alberto e la sua amica di squadra Anna
Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso