Lo sport che vorremmo fare

Se doveste scegliere di fare un altro sport che non sia corsa, bici, nuoto quale sport fareste?

La domanda è nata dopo una chiacchierata con un amico, al centro della questione c’era  l’incapacità, in età adulta, di vedere delle attività sportive diverse da quelle che ormai da anni ci fanno una sana compagna quotidiana.

La corsa, il nuoto e la bici sono praticabili ovunque, sono sport individuali, non necessitano di una squadra con cui farli e ci restituiscono quella sensazione di fatica che ci fa stare accesi per il resto del tempo.

Sono dei fire starter delle endorfine.

Ad ogni allenamento sembra di essere stati consumati un po’ ma con il risultato di sentirsi cresciuti atleticamente tantissimo.

E gli altri sport?

Quanti ce ne sono e quanti ne abbiamo fatti in passato, nel frattempo eravamo un po’ imbolsiti, e con la scusa di tirare via quei chili di troppo siamo arrivati sul Verrazzano Bridge.

Ma fate il conto di quante attività potremmo fare. Non sono mica sport figli di un dio minore, tutt’altro.

La nostra è solo una visone limitata dell’orizzonte iridato. Frequentiamo altri come noi, vediamo fare sempre le stesse cose a tutti.

Sarebbe bello riscoprire le origini, rifare ciò facevamoo con tanto entusiasmo giovanile.

Pallavolo come primo amore scolastico e poi il Basket, tanto trekking, molto canottaggio e lavori di potenziamento come body building e calistenik. Ma anche tanti sport invernali, sci alpinismo e da fondo, curling (chissà dove lo farebbe un romano il curling) e pattinaggio in tutte le forme.

Ma il bello è che c’è chi sogna di cavalcare onde e prendere il vento sul mare, di giocare a bocce e tirare di scherma e con l’arco.

Io credo che molte scelte sono anche il segnale dello stile di vita che facciamo, gli sport di squadra prevedono tempi e modi non più dipendenti solo da noi, serve una struttura e un gruppo di allenamento da conciliare con troppe cose.

Il tennis che vince su tutti in termini di preferenze, forse perché come dice Andrea Agassi nel suo celebre libro Open è lo sport solitario per eccellenza, e in questo i circoli di città sono un valido supporto alla partita dall’allenamento.

La solitudine del maratoneta si sposa bene con la concentrazione di poter spedire una pallina ali di là della rete alla massima velocità e precisione possibile.

Meritano una menzione speciale le arti marziali, in tanti farebbero o tornerebbero a fare ciò che hanno lasciato sul tatami… perché è proprio vero che come dice Mauro Covacich nel suo famoso romanzo “A perdifiato “.

La maratona è un’arte marziale. Chi la corre compie una scelta estetica, non una sportiva. Pensateci, cos’è il maratoneta se non un samurai disarmato il maratoneta pensa con il corpo e il pensiero ossessivo del suo corpo è: resistere per 42195 metri a una velocità superiore a quella già ottenuta. E’ inevitabile per il maratoneta pensare a se stesso come al peggior avversario.

Insomma amici a voi la scelta, perché cambiare fa paura ma una volta che vi siete lanciati, non potrete più tornare indietro anche cantando e ballando davanti ad un pubblico o facendo paracadutismo.