Milano Marathon, parla Andrea Trabuio

La Generali Milano Marathon si correrà il 16 maggio. Alla 42km riservata a 130 atleti elite che partiranno in un’unica soluzione si è aggiunta una 10km competitiva con partenze a cronometro – 4 atleti alla volta – scaglionate ogni 5 secondi.

Andrea Trabuio è Responsabile Mass Events RCS Active Team-Rcs Sport, e ci racconta come si costruisce un prodotto così complesso in epoca COVID.

Dopo essere stato il Direttore Generale della Maratona di Venezia per dodici anni, Andrea inizia nel 2008 una collaborazione intensa con RCS Sport per organizzare la Maratona di Milano, di cui diventa Direttore.

C’è molto interesse verso il lavoro che sta facendo Milano per far correre gli Élite runners alla 42 km, gli eventi della Lenovo Relay Marathon e la nuova 10k decisa in questi giorni.

La Generali Milano Marathon sarà una spinta alla ripartenza e un segnale di speranza per creare altri eventi in sicurezza.

Serve un team altamente flessibile per poter prendere certe decisioni, come il cambio di percorso della 42 km e una nuova gara da 10 km in contemporanea. È una reazione al contesto storico o il frutto del lavoro fatto in questi anni?

Fortunatamente la nostra struttura è molto rodata nell’affrontare delle criticità, e questo è il frutto dell’esperienza fatta su un gran numero di eventi sviluppati negli anni nei contesti più diversi. Certamente quest’ultimo anno ha messo a dura prova le nostre capacità organizzative, ma un team ristretto e flessibile riesce molto spesso a trovare delle soluzioni che magari certe organizzazioni più complesse fanno difficoltà a vedere. Diciamo che esperienza, capacità, flessibilità e conoscenza del territorio hanno fatto sì che in pochi giorni fossimo in grado di trovare una alternativa di percorso nel momento in cui ci siamo trovati di fronte un problema inaspettato, ovvero l’attivazione di un centro vaccinale nel percorso che avevamo ideato ad hoc per questa edizione speciale della Generali Milano Marathon.

Ricordo che nell’edizione della Maratona di Roma del 2013, in attesa della data di insediamento di Papa Francesco, il gruppo di lavoro della maratona aveva pronti 3 percorsi alternativi in funzione di cosa avrebbero deciso al Vaticano. Voi con i protocolli, le zone, i numeri che non danno certezze vi siete trovati a prendere decisioni in tempi brevissimi. Ci avresti mai pensato due anni fa di lavorare così?

Quando organizzi manifestazioni che hanno solamente una giornata di evento, nella quale “consumi” il lavoro di un anno, devi comunque mettere in preventivo che possano esserci situazioni che richiedano variazioni da attivare in poco tempo, per cui in qualche modo eravamo preparati. Fondamentale è la pianificazione del lavoro e i recovery plans, da avere sempre pronti. La cosa importante è avere risorse che siano in grado di risolvere il problema, non limitandosi a trovare una soluzione tecnica per un nuovo percorso, ma anche riuscendo a mettere insieme tutti gli stakeholders coinvolti, e portarli verso la miglior soluzione per l’interesse comune.

Vi servirà da scuola per poter dire: “fatta questa non ci spaventerà più nulla”?

Sinceramente devo dire che non è la prima volta che ci troviamo ad affrontare problematiche di questo tipo: nella mia esperienza potrei citarti situazioni particolari che ho incontrato mentre organizzavo la Venicemarathon negli anni 90, o nelle The Color Run, o in tempi più recenti nelle gare organizzate negli Emirati Arabi, in particolare nell’Abu Dhabi Marathon.

Sappiamo che avete fatto degli studi scientifici davvero interessanti con Marcel Altenburg del dipartimento “Crowd Safety and Risk Analysis” della Manchester Metropolitan University (ManMet), con simulazioni matematiche per trovare la combinazione ideale, che limiti al massimo la contemporaneità di runner sul percorso e in zona arrivo. Ma te lo chiedo da runner… avete messo in conto il fatto che una volta calzate le scarpette siamo a volte ingestibili…? Tutto il lavoro di controllo e di contenimento come lo avete preparato tra i volontari e chi è preposto alla sicurezza in gara?

Foto LaPresse/ Piero Cruciatti

Il lavoro che abbiamo condiviso con Marcel è stato veramente interessante ed è stata la prima volta che in Italia è stato adottato un approccio scientifico per valutare l’affollamento di un percorso di gara, cose che si fanno abitualmente in altre grandi maratone internazionali. L’analisi dei flussi dei partecipanti è importante in generale per consentire a tutti i runner di correre in condizioni di normalità, senza trovare dei rallentamenti “in corsa”; mentre, nel caso specifico, per valutare il grado di affollamento del percorso, ovvero misurare lo spazio disponibile per ogni atleta nei momenti di maggior densità di runner sul nostro circuito. Per far questo abbiamo ipotizzato diversi scenari, scelto il più funzionale alle nostre esigenze, e condiviso questa simulazione, validata poi dall’Università di Manchester, dove hanno inserito nel proprio modello matematico i dati che gli abbiamo fornito. Il risultato è stato sorprendente e ci ha fatto piacere ricevere i complimenti per il lavoro fatto e le ipotesi riportate.

Per rispondere comunque alla tua domanda, partiamo dal presupposto che tutti siano consapevoli della situazione e si vogliano adeguare ai comportamenti che andremo a definire. Non possiamo pensare che un runner non sia in grado di capire che la situazione attuale non ci permette di essere “leggeri” e di tenere atteggiamenti che prima erano consentiti. Per cui confidiamo nel buon senso di tutti. Dopodichè certamente avremo un team di persone che darà indicazioni e controllerà i comportamenti delle persone prima, durante e dopo la gara.

Avete di fatto creato un modello di lavoro che potrà essere di riferimento per le nostre maratone italiane che verranno in autunno?

Il modello che adotteremo va oltre quello che è il protocollo della Fidal e quanto già sperimentato dalla World Athletics, con i quali ci siamo confrontati già lo scorso anno nella fase acuta della pandemia. In realtà abbiamo due eventi, il primo è la maratona riservata agli atleti elite, dove tutti gli atleti per essere in gara dovranno essere in possesso di un test PCR negativo – sono 130 atleti che partiranno in un’unica soluzione. Il secondo è la 10km competitiva, dove vi saranno delle partenze a cronometro – 4 atleti alla volta – scaglionate ogni 5 secondi.

Poi ogni gara fa storia a sé, per cui vedremo quali modelli saranno adottati negli eventi autunnali; tutto dipende dalla tipologia del percorso, dalla numerosità dei partecipanti, dalla distanza da percorrere, ma soprattutto dalla situazione sanitaria generale.

Vi siete sentiti tra organizzatori? Avete fatto sistema per trovare una strada comune che porti tutti sulla linea di start in sicurezza? Tra Milano, Roma, Venezia, Firenze (per citare le più grandi)?

Diciamo che nella fase acuta della pandemia, giusto un anno fa, il confronto tra noi organizzatori e la Fidal è stato più serrato, e il tutto ha portato alla realizzazione del protocollo in uso attualmente.

Come è cambiato il running a Milano dopo 12 mesi di pandemia?

In questi mesi la pratica sportiva è stata di fatto bloccata, fatta eccezione per lo sport agonistico e per il running outdoor. Ricerche hanno dimostrato che il numeri dei runner è cresciuto, e confido che la crescita si mantenga tale, perché le persone hanno visto che la corsa fa bene non solo per l’aspetto fisico, ma anche e soprattutto per quello mentale. Quello che è mancato sono gli eventi, lo stare insieme, il condividere un’esperienza sportiva con gli amici, e confido che il nostro evento possa essere il primo di una lunga serie che riporti gradualmente verso una “normalità”. L’ho scritto volutamente tra virgolette perché credo che qualcosa dovrà cambiare nel prossimo futuro, e dobbiamo fare tesoro di quanto abbiamo imparato in questi mesi in termini di comportamento generale.

Credete che la paura possa tenere lontano il popolo dei runner da eventi di massa?

Io credo che ci vorrà un po’ di tempo prima che la partecipazione agli eventi possa tornare ai numeri pre-covid, per un insieme di motivi, tra i quali la paura di essere in mezzo ad una folla senza sapere che tutti sono negativi al covid-19 è una di quelli. Ma ho la ragionevole certezza che una volta che tutti saranno vaccinati anche questo timore sparirà e la voglia di tornare a correre in gruppo sarà più forte di prima.

E come comunicazione state dando le certezze che possano invece far correre senza paura?

Noi siamo conosciuti per essere sempre stati molti rigidi nel rispetto dei regolamenti, e anche in questo caso stiamo mettendo in campo tutta la nostra esperienza e indicando a tutti quali saranno i comportamenti da tenere e quali quelli non consentiti. Noi faremo il massimo come sempre e credo non ci saranno problemi particolari; le condizioni per correre in sicurezza ci sono e ci saranno tutte. E poi siamo fiduciosi che tutti i partecipanti si comporteranno con la massima correttezza e che la Milano Marathon sarà l’inizio del ritorno dei runner negli eventi.