Lo sport sui social network è raccontato in molti modi. I post sono spesso finalizzati a condividere una performance o a mettere in vetrina un prodotto, vale sia per i campioni e che per gli amatori come noi.
Siete mai andati e vedere cosa si nasconde sotto l’icona della lente del vostro profilo Instagram?
Non è un segreto, l’algoritmo del network alimenta la vostra bacheca con altri come voi, come noi, tutti impegnati a vario titolo a far girare il grande motore dello sport fotografato.
L’avete mai notata la differenza nei post tra quelli stranieri e quelli italiani?
I primi si fanno la foto “in azione” mentre stanno correndo, scattando, saltando, madidi di sudore.
Gli italiani la foto la fanno “posata” pre o post allenamento, con lo sfondo coreografico, la tuta asciutta, il capello a posto e il sorriso ammiccante di chi ce l’ha fatta come fosse una passeggiata…
Si potrebbe continuare anche leggendo nei forum dove si parla di sport, nei gruppi Facebook stranieri per capire le differenze esplorando comunità americane, sudamericane, giapponesi, nord europee…
Per esempio nei profili stranieri si vedono poche schermate di Garmin e Strava, conta più la foto che testimonia l’azione.
Da parte nostra la testimonianza è ribaltata sulla schermata dei dati quasi a voler tacitare una diffidenza di fondo verso i risultati altrui, il chilometraggio sparato in faccia rappresenta la sentenza inappellabile del lavoro svolto.
Al diavolo la corretta esecuzione tecnica o le innumerevoli pause permesse dal gps.
Viceversa, quanto più la foto straniera riesce a trasmettere le emozioni di una faccia sudata e stravolta, immortalata nel bel mezzo di un lavoro, quanto più si ricevono congratulazioni e sproni.
Non importa quanto tu sia sovrappeso o che la tua agilità sia pari ad un elefante, conta il sorriso e la convinzione di aver fatto bene le cose aldilà del responso cronometrico…
Sostanza contro apparenza? visione “estetica” contro il solido “pragmatismo”?
Sono due aspetti dell’approccio sportivo derivati da culture millenarie che alle spalle hanno forgiato ambienti e persone: una visione mediterranea, esteriore ed estetica condita da opportunismo contrapposta alla concretezza e razionalità anglosassone?
Definire il migliore non è nostro compito, sono ambedue gli specchi fedeli e reali di come viene vissuto e metabolizzato lo sport di massa, non ce ne facciamo giudici e censori: ci piacciono entrambi.