La mia prima maratona di Firenze

Ho scelto di iscrivermi con totale incoscienza in tempi non sospetti, dopo essere stata per troppi anni una spettatrice urlante ai lati delle strade.

Cancellata e poi ritrovata dopo il lockdown finalmente è arrivato il momento di correrla.

Finalmente fino ad un certo punto perché la preparazione di una maratona è impegnativa e alla fine ci si chiede spesso: perché?

Poi arriva il momento e ti accorgi che il tempo è volato e nel frattempo mille cose sono accadute nella tua vita.

Prima di entrare in griglia mio marito mi ha augurato buon viaggio.
Ed è stato davvero così.

La maratona è un viaggio e riesci a godertelo quando piano piano i tuoi pensieri si diradano e lasci spazio solo al tuo respiro, ai tuoi passi, al passo di chi ti corre accanto.

Lungo il viaggio, come lungo il viaggio della vita, fai tanti incontri: persone che ti sorridono e ti incoraggiano, persone arrabbiate che inveiscono e non comprendono, persone che sanno stare al tuo passo e che poi ad un certo punto devi lasciare andare.

Firenze non l’avrei corsa se non avessi avuto quel pettorale scelto 2 anni fa in un altro momento della mia vita.

Ma ne è valsa la pena.

Per tutte le volte che ho sentito gridare il mio nome, per tutta la fatica che mi rende orgogliosa di non aver mollato malgrado tutta la stanchezza ed il dolore, perché oggi mi serviva.

Però ora basta!

Non si può essere così masochisti… Me lo sono ripetuta mille volte durante il percorso.

Solo che ho già il pettorale della Maratona di Roma.