Avete mai preso parte a una corsa campestre? Anche una di quelle che vi faceva correre il professore di educazione fisica delle medie durante la settimana, ottima scusa per saltare qualche ora di lezione.
Un tempo venivano chiamate gare di cross country podistico.
Una specialità dell’atletica leggera in cui ci facevano correre su fondo sterrato o erboso e su percorsi da uno a più giri e che variavano in base a l’età e il sesso.
Il ricordo delle campestri è fatto di freddo e scarpe scomode, fango e nebbia. Di un cuore in gola e di polmoni che scoppiavano da quanto ossigeno potevano contenere a 13 anni.
La corsa campestre è impegnativa dal punto di vista fisico e psicologico, e averla rivissuta dopo tanti anni alla corri per il verde è stata una bella botta di adrenalina.
A quest’appuntamento c’è chi non manca mai, 4 tappe dove si alternano intere generazioni, e dove nessuno regala nulla agli avversari.
Due giri da 3 km per gli uomini e due da 2 km per le donne, a orari diversi di partenza.
La gara di corsa campestre consiste solitamente in uno o più giri su fondo sterrato o erboso, con un lungo rettilineo nei pressi della partenza e del traguardo del percorso.
Questa è la teoria che poi è esattamente ciò che avviene nella realtà, ma quello che nessun manuale di atletica potrà raccontare è la tensione che si respira già in fase di riscaldamento, con tecnicismi pensati e non condivisi tra i partecipanti.
La corsa campestre è la radice del podismo, la vera anima della corsa a perdifiato, dove i muscoli bruciano, le gambe girano senza pensare alla fatica. La bagarre poco prima dello start, con braccia larghe nel mucchio e mano sul crono per farlo partire nell’istante in cui il giudice aziona lo start.
A causa della variabilità delle condizioni dei percorsi di corsa campestre, ogni gara ha le sue naturali e distinte caratteristiche di terreno.
Secondo la World Athletics una gara ideale di corsa campestre ha un percorso con un giro che misura dai 1 750 ai 2 000 metri di distanza, disposto su luogo aperto o boschivo. Il percorso può includere piccoli ostacoli, naturali oppure artificiali.
Il rettilineo di partenza domenica mattina era il tracciato ideale, senza congestione degli atleti. La corsa campestre che ti fa andare a un passo diverso da quello che tieni in strada, qualitativamente più esigente da cui solo i migliori riescono a calibrare lo sforzo fino al traguardo.
Correre su sterrato è un’occasione a cui tutti dovrebbero prendere parte almeno una volta.
La corri per il verde ne incarna esattamente lo spirito e da 51 anni è punto di riferimento per i corridori di tutte le età, conservando l’obiettivo principale di difendere i polmoni verdi della città dalla speculazione edilizia attraverso lo sport e riscoprire i parchi e le aree archeologiche della capitale.
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