Il Passatore di Stefano con un amico speciale

Quella di Stefano è una vita senza fissa dimora tra le strade di Roma, che si è trasformata in nuova esistenza grazie al podismo.

Cresciuto nelle difficili periferie della Capitale, fino a 23 anni ha vissuto con la famiglia, ha studiato poco. Al culmine di un rapporto contrastato con i genitori, una sera, decide di uscire di casa per non tornarci mai più.

Da quel momento inizia a vivere per strada.

Farà i lavori più disparati, soprattutto il parcheggiatore abusivo. Poi arriva lo sport, la corsa e una nuova comunità. I podisti romani lo ‘adottano’ e lo vestono da capo a piedi. Letteralmente.

Stefano in questi anni ha fatto tante nuove amicizie tra coloro che corrono.

Anche se adesso finalmente ha una casa, la sua vera casa è sempre la strada.

Ama allenarsi sulle lunghe distanze a tal punto che ogni anno parte per fare il Passatore.

E così, anche domenica scorsa a Imola, voleva esserci solo per vedere i suoi amici e idoli.

Parte venerdì in treno dalla Capitale, dorme due notti nei giardini pubblici della cittadina Emiliana.

La mattina della gara si presenta ai cancelli dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari, ma scopre che non può entrare.

Alle manifestazione non sono ammessi spettatori, ma lui questo non lo sapeva.

Stefano ama il Passatore e pur di esserci chiama al telefono un suo amico, uno che della famosa 100 km è il Re indiscusso.

Chiama Giorgio Calcaterra chiedendogli se può fare qualche cosa per fargli seguire i suoi beniamini.

Giorgio gli dice di aspettarlo all’entrata, ed è lì che i due amici si incontrano.

Stefano sale in macchina e raggiunge insieme a Giorgio la zona gara e grazie all’aiuto del campione romano fa da supporto ai ristori.

Ai tavoli da cui passava il suo mondo sportivo era felice come un bimbo ad una gita, rideva perché aveva di nuovo tutto quello che cercava da quando il COVID si era preso la sua strada.

C’erano gli amici, il suo amato Passatore e ancora una volta quello squarcio di luce nel buio della sua mente che solo la corsa sa colorare.

Una storia di esclusione che si trasforma in inclusione, potere dello sport e dell’amicizia.