L’allenamento che tutti vorremmo fare

Quando stai seguendo un piano di allenamento per affrontare una maratona ad ottobre, non ci sono scuse, agosto compreso. Questo vale per tutti, dai campioni agli amatori come noi.

Se sei uno che non vive di sport e deve fare i salti mortali per incastrare vita, lavoro, corsa, al fine di non mancare l’allenamento in tabella, anche d’estate, le sole varianti ammesse sono mare o montagna da cui avrai salite o piattoni.

Ieri mattina, con Roberto, ci siamo visti sul lungo mare di Anzio alle 5.40.

La temperatura era buona, lui correva io lo seguivo in bici, la differenza lo imponeva il lavoro da fare: 10 km a 3’50 a chilometro.

10 chilometri a 3 minuti e 50 secondi per ogni chilometro.
10 chilometri a 3 minuti e 50 secondi per ogni chilometro.

Neppure se lo scrivo 107 volte riesco a pensarlo. Lo so che ho amici che diranno “ma che ci vuole” ma poi forse neppure troppi.

Roberto ha un personale su i 10.000 metri di 35 minuti, e a 47 anni suonati lo fai solo se hai una testa stabile come le gambe, e ti conosci così bene da sapere quanto puoi esigere dal tuo corpo.

Con questa cronaca di un allenamento vogliamo vedere come un atleta non professionista può fare cose che per il 90% della popolazione amatoriale podistica è quasi impossibile.

Roberto fa parte di quella categoria di atleti che ha scoperto la corsa in età matura. Ha spesso cambiato metodo di allenamento e negli ultimi anni, grazie ad un feeling particolare con Max Monteforte, il suo coach, sta ottenendo risultati bellissimi senza farsi male (bicicletta a parte).

“Lui ha spiccate doti che sono cresciute negli ultimi anni in relazione a un incremento dei carichi di lavoro che prima non c’erano”, commenta Max Monteforte intervistato in questi giorni.

20 minuti di riscaldamento prima dei lavori

Insieme a Roberto stanno preparando la Maratona di Chicago ad ottobre, con l’obbiettivo di scendere sotto le 2h50.

“Forse da giovane avrebbe potuto veramente fare l’atleta perché ha delle ottime qualità” prosegue Max. “Nello stesso tempo rappresenta l’immaginario dell’amatore evoluto. Non fa della corsa l’unica cosa della sua vita ed è abbastanza bilanciato tra impegni e vita quotidiana. Cosa importante sa non prendersi sul serio al contrario di molti amatori che vivono la corsa con eccessivi sacrifici che a questo livello non sono necessari”.

L’allenamento è stato eseguito alla perfezione, perché come dice Saverio Fattori : “la fatica, quando è estrema, in purezza, quando non ha a che fare con i selfie e i volti sorridenti dei turisti della corsa, ti mette all’angolo e ti guarda fisso negli occhi, gioca a chi abbassa prima lo sguardo, rimani solo con lei, ed è una scena muta, penosa”.

E con la stessa serietà nello sguardo Roberto ha preparato l’allenamento con 20 minuti di riscaldamento e suddiviso il tratto di strada in 2,500 metri da ripetere 4 volte.

Per correre veloce devi essere leggero a partire dalle scarpe

Il tempo di cambiare le scarpe con un modello leggerissimo, eseguire un po’ di stretching, 4 allunghi ed è partito.

Con queste parole non vogliamo fare di un atleta un mito della porta accanto e sappiamo bene che come lui ce ne sono altri per strada. Proprio per questo che Roberto è l’esempio di tanta gente che fa della corsa una versione assoluta e senza sbavature.

Gente che per diversi minuti dopo un lavoro come questo rimane imbambolato, sempre citando l’amico Saverio Fattori “potresti fissare il cielo steso a X ai bordi della strada a pensare al nulla, al massimo ai numerini del tuo satellitare che certificano quella fatica con i valori di tempo e distanza percorsa”.

La fase degli allunghi prima del lavoro

Roberto i numeri li ha rispettati tutti, vederlo correre dalla bici a un media di 15-16 km/h è una bellezza. Non è Mo Farah che ti porta in paradiso quando vola sulla terra rossa dei campi di Iten in Kenya.

Ma ti fa sentire a un metro dal tuo vorrei. Dal pensare “ehi cavolo lo posso fare anche io”, sapendo che di fatto resterà solo un pensiero, ma che bello assaporarlo.

La fase centrale del lavoro dove inizia a sentirsi la pressione della strada

Sono quelle fasi dello sport amatoriale dove in cuor tuo credi di riuscirci anche andando a 5 minuti a km.

Perché il running ti fa andare dove la testa vuole, poi non conta se il 10,000 lo fai in 45 minuti, ciò che resta è aver sentito il silenzio dentro di te che ti ha spento anche la fatica e sfrutta il massimo del lavoro fatto fino a quella linea di start che hai desiderato con tutto te stesso.

L’ultimo chilometro in spinta

Il Running è forse uno dei pochi sport dove alcune regole sono ecumeniche e se applicate ti porteranno dove è arrivata la gazzella africana, prima di te, ma con la medesima soddisfazione per entrambi di aver fatto la stessa strada.

Grazie amico mio