Il fatto che anche noi runner non abbiamo un buon rapporto con le auto in circolazione è cosa certa.
Dobbiamo stare attenti a troppe cose e specialmente in città, correre è una prova di sopravvivenza.
Al mattino presto, con il buio, ma anche di sera è una vera sofferenza.
Le macchine sono un problema, sempre, non solo quando sfrecciano, ma anche quando perdono i pezzi.
Avete presente le buche di Roma? Ormai fanno storia e lasciano il segno ovunque e se ne prendi una, una di quelle che ormai sono state accatastate dal Comune di Roma, allargate dalle piogge, e presenti su chilometri di strade.
Nel momento esatto in cui ci finisci dentro con la macchina, proprio in quell’istante che le sospensioni della tua auto non bastano ad attutire il colpo e si scarica sugli pneumatici che lasciano scappare via borchia e reggi borchia. (vedi foto)
Ecco di quale pericolo apparentemente innocuo sto parlando, dello strumento perfetto per far cadere chi corre. Alzi la mano chi c’è rimasto incastrato almeno una volta?!
Quel cerchio di ferro che sta abbandonato sul ciglio della strada. Mentre corri non lo vedi avendo lo stesso colore dell’asfalto (farli rossi no? …almeno si vedono).
Si nasconde tra la linea bianca a margine della carreggiata e il marciapiede e tu che corri hai solo che da attendere il giorno in cui ci rimarrai incaprettato.
Perché è proprio quella la sensazione che hai quando, sul finire del tuo allenamento, un po’ stanco e quindi non attento ad alzare le gambe, ci passi sopra con un piede, sollevi il cerchio quanto basta per far sì che con l’altro piede ci vai a inciampare ed ecco che il danno è servito.
Io ci sono caduto due volte e parlandone in questi giorni non sono stato il solo.
Il tutto dura una frazione di secondo. Non capisci nulla e ti ritrovi steso sull’asfalto, se ti va bene e se non sei pronto e proteggerti con le mani arrivi a farti davvero male.
Tra i nostri amici, l’ultimo in termini di tempo a cadere rovinosamente è stato Massimo, (in foto subito dopo l’incidente) il quale in un microsecondo è crollato a terra sbattendo il viso sullo spigolo del marciapiede e gli è andata anche bene!
Adesso io non voglio pretendere che le buche, da un giorno all’altro, siano sistemate o che alle macchine non venissero più montati quei cerchi reggi borchia (certo è che se gli cambiaste colore…)
Ma di sicuro possiamo sperare ancora più attenzione quando corriamo e non solo dalle auto, perché i pericoli vengono dal basso, dall’incuria di città abbandonate alla fiumana di macchine alle quali è concesso molto più spazio di quanto ce ne resta a noi per correre in sicurezza.
Allora non resa che augurarci un buon passo amici, ma buono veramente.
Marco Raffaelli