Storia di una fratellanza oltre ogni limite – prima parte

Mi presento sono Pasquale, in arte Lino e da 7 anni sono uno e trino!

Si da sette anni ho incontrato il mio migliore amico, l’unico fratello che ho avuto nella vita e mi sono triplicato. Sono Pasquale Professore di Matematica all’Università, lavoro che mi sta stretto e non mi piace.

Sono Lino il migliore amico di Sebastian, quello che crede nell’amicizia senza filtri, che non ha segreti, quello che crede che l’amicizia vera superi tutti gli ostacoli e proprio perché priva del sesso è PURA, pura condivisione…insomma quello che è rimasto a 10 anni e che non è cresciuto.

Poi sono anche Vito Macaluso, il socio perfetto di Sebastian, segretario, mente pensante, pronto a risolvere tutto, perchè ricordatevi che non ci sono ostacoli, per rendere felice e soddisfatto Sebastian questo e altro.

Vi racconterò questi 7 anni di amicizia pazzesca, senza limiti, dove la vita ci ha messo davanti cose stratosferiche.

Vorrei che questo fosse, anche un viaggio dentro di me, un viaggio su come vivo questa amicizia.

Spero che questo viaggio insieme a me, possa essere anche un regalo per Sebastian perchè significa scoprire completamente me stesso, cosa che non è mai capitata nella mia vita, che spero possa essere un valore aggiunto o forse resterà un mero esercizio letterario.

Cercherò di essere breve quasi selettivo nei passaggi chiave di questi 7 anni e mezzo della nostra amicizia per analizzare sotto tutti i punti di vista tutto quello che c’è successo e rivedere i passaggi salienti attraverso i miei occhi.

Era una mattina in cui correvo, una mattina come tante altre e stava accompagnando mio figlio Gabriele all’asilo, di corsa pieno di impegni, io arrivo mi infilo in quella traversina dietro una Peugeot station wagon convinto di scendere al volo e di lasciare Gabriele, ma non appena svolto da quella traversa esce dal cancello dell’asilo quest’uomo alto, bruno, con gli occhiali da sole e con questo vestito gessato che mi sorride mi dice:

“Ciao devo uscire”

e io nonostante fossi colpito da quel sorriso, quel viso sorridente ho pensato:

“ma questo che caspita vuole da me?”.

Mi è capitato di rincontrarlo in varie occasioni, ma dopo qualche settimana ci siamo ritrovati ad una gita dove mia moglie aveva preso appuntamento con altre due mamme ed una di queste era Verdiana, la moglie.

E’ stata una giornata pazzesca dove mi sono ritrovato a parlare con quest’uomo, con Sebastian mai visto prima ed abbiamo parlato l’intera giornata, non ricordo benissimo di cosa ma ricordo che ci siamo proprio divertiti.

Per me era finita tutto lì, ma la mattina seguente eravamo all’ennesima festa dei bimbi in una ludoteca e Sebastian ad un certo punto mi ha chiesto se volessi andare a prendere un caffè al bar vicino, e dopo aver avvertito le mogli siamo usciti a piedi.

Ci siamo ritrovati in un bar squallido a prendere il caffè e a ridere insieme dell’ambiente, ma nulla aveva importanza perché noi chiacchieravamo sulle nostre vite sul fatto che Sebastian era nato in Messico sul fatto che anche lui aveva una moto BMW come la mia, stesso colore e stesso anno; era nei miei occhi quasi un puzzle che si andava a costruire.

Da qui cominciano mesi di frequentazione assidua fra le nostre famiglie praticamente ogni fine settimana eravamo insieme a volte anche insieme ad un’altra coppia.

La cosa mi rendeva pieno di gioia, ma vi confesso che in quei mesi guardavo tutto con piacere e distacco, non avevo nessun trasporto nei suoi confronti, anzi forse lo avevo molto di più verso Verdiana con la quale iniziavo un rapporto di amicizia fatto di un intenso dialogo telefonico, iniziavo a condividere tante cose con lei e questo mi soddisfaceva.

Mi capitava di essere a casa sua per stare con Verdiana e di vederlo tornare dal lavoro e passeggiare con quelle camicie azzurre li sempre al telefono, sempre nervoso e sempre frettoloso.

Non ricordo dove sia stata la svolta, ma ad un certo punto abbiamo iniziato a parlare del suo lavoro, abbiamo iniziato a parlare di quel Sergio con cui stava stringendo e progettando una società, Sergio che terrorizzava sua moglie solo nominandolo.

C’è stato un periodo in cui ogni pomeriggio al ritorno da lavoro mi telefonava e ci incontravamo per prendere un aperitivo soft insieme per fare quattro chiacchiere e passeggiare ed era come se stessimo mettendo passo dopo passo un mattone a quell’amicizia.

Ricordo questi pomeriggi di giugno come qualcosa di fantastico e forse tornerei indietro a rivivere quei momenti in cui mi cercava per passare del tempo insieme, lunghe chiacchierate e risate su risate.

Una nuova azienda lo chiama per un colloquio di lavoro, posizione di prestigio rispetto a quella occupata e il destino vuole che gli salga la febbre. Ecco che arriva il paladino della giustizia, LINO, che si offre di accompagnarlo non essendo lui nelle condizioni di guidare.

Ripenso a quella giornata e mi si riempiono gli occhi di lacrime perché è stata una giornata fantastica pazzesca quasi fumettistica, in cui sono andato a casa sua a prenderlo, lui insistette per andare con la sua splendida, ovviamente ironico, Pegeout grigia con cambio automatico, dicendomi:

“la sai portare vero con il cambio automatico?”,

da li dovevo capire quanto fosse preso di sé, e siamo portati alla conquista di Palermo. La scena era divertente perché sembrava sotto stupefacenti, io guidavo e lui sudava, parlava biascicando e sudava….

Ci ritroviamo alla stazione di servizio per fare benzina e lui era tanto “ubriaco di medicina” che mi ha dettato il pin della sua carta davanti al benzinaio mimandolo dal parabrezza. Mi chiedevo come potesse sostenere un colloquio ed invece…TRANSFORMERS. Ve li ricordate?

Arrivati sotto l’albergo si veste di tutto punto, si incravatta, si gira verso di me e mi chiede:

“come sto?”.

Era pronto. In quel momento mi è scattato qualcosa e l’ho capito nel momento in cui l’ho lasciato davanti all’albergo e ho pensato devo fargli un regalo perché sarà un successo; a quel punto con il navigatore in mano parto alla ricerca di una enoteca in modo da regalargli una bottiglia di champagne.

Quello era l’inizio di tutto e la fine di tutto. E’ uscito entusiasta dal colloquio e ancora ricordo la strada del ritorno quando vedevamo il porto con le barche e parlava a fiume raccontandomi di come li avevi messi tutti ko.

Le sensazioni erano pazzesche e contrastanti.

“Non dovevi”

mi diceva mentre riceveva la bottiglia e

“la apriamo insieme ovviamente”

e tanto ovviamente, poi, quella famosa bottiglia di champagne è stata aperta si, ma con altre persone.

Quella è stata l’estate in cui mi hai lasciato le chiavi di casa per fare da guardiano e dare acqua al giardino, l’estate in cui mi telefonavano continuamente, lui insieme a Verdiana, mi riempivano di foto quasi fossi con loro e addirittura per chiacchierare con me restava appeso al palo per ore affinchè il cellulare prendesse.

Tornerei indietro subito, parlavamo per ore, ricordo una sera che ho comprato con lui in diretta le sue hawaianas, quante risate! Che fusione anche se sapevo e sentivo che c’era un lato oscuro che non conoscevo.

Al ritorno ho fatto trovare loro la cena, ho preparato a casa mia tutto il giorno il pesto alla trapanese, la pizza di patate, comprato il vino e preparato dei biglietti al computer con la scritta “BEN TORNATI” che ho affisso alle vetrate ed alla porta d’ingresso e preparato anche le istruzioni da seguire per la riuscita dei piatti.

Lo ammetto cominciavo ad essere innamorato della loro amicizia. Ho sempre sognato di trovare quei fratelli che non ho mai avuto, quelli con cui condividere tutto, quelli che leggi solo nelle fiabe dove tutto è superabile perché si è insieme.

Ve lo avevo anticipato che sono un…sognatore.

A fine agosto partiamo contemporaneamente lui per il corso di formazione della nuova azienda ed io per Instanbul per un congresso e quello, nonostante mi abbiano perso la valigia, è stato uno dei viaggi indimenticabili, li il colpo di grazia.

Parlavamo per ore e io mi svegliavo in piena notte per ricevere le sue telefonate , telefonate che aspettavo con ansia , telefonate piene di risate , in cui progettavamo .

Indimenticabile la telefonata in cui mi raccontava che l’azienda gli aveva dato un telefonino per uso aziendale, un Samsung, e lui si è messo a sogghignare pensando a me che gli dicevo:

“ ma quale Samsung, ci penso io a farti avere l’Iphone”.

Ci mettiamo d’accordo ed io alla ricerca della mia valigia, ma soprattutto per la voglia di stare con lui cambio i miei voli di rientro e ci incontriamo a Roma; quella è stata l’unica serata in cui abbiamo cenato da soli io e lui ed io ero rilassato.

Gli avevo scritto una lettera che è riuscito a leggere prima che io arrivassi e durante una passeggiata per Roma mi ha portato davanti all’altare della patria e con molto non calanche mi ha detto:

“sei il mio migliore amico”.

Ecco COLPITO E AFFONDATO!!!come se avesse premuto un interruttore , come se avessi messo l’ultimo pezzo del puzzle che mi rendeva tutto chiaro. Lì tutto è cambiato, io non mi aspettavo questa affermazione, non avevo capito quanto fosse importante per me, ma in quel momento tutto mi è apparso chiaro.

Tanto chiaro che già nel viaggio del ritorno il mio atteggiamento era cambiato, non ero più rilassato ma ero pieno di paure. Quella paura che poche volte mi è capitata nella vita, ma che mi rende spesso una persona diversa. Sapete qual’è? Avevo paura di perdere una persona a cui in quell’istante avevo capito di tenere in maniera spropositata….. Continua

Cosimo Fortuna