Siamo Fatti “anche” per correre.

Arrivare al traguardo è una liberazione, il miraggio del meritato riposo, uno stimolo.
Correre è una lotta interiore, correre è una sfida mentale.
Personalmente ho iniziato quasi per caso sedici anni fa. Ricordo pure la data, era un giovedì mattino del giugno 2007.

La sera prima avevo raggiunto l’apice di sopportazione dei continui litigi da partita di calcetto tra colleghi di lavoro stressati e repressi, dichiarando il mio ritiro definitivo dai campi di calcio; che detta così sembra una cosa importante che mi dà sicuramente un tono…. sopravvalutato, ma andò proprio così.

Quella mattina mi vestii con pantaloncini, calzettoni e maglietta da calcio e mi avviai contro voglia a fare ciò che ritenevo, ne più ne meno, un allenamento settimanale fatto e rifatto per anni. La cosa strana però fu il luogo in cui andai a correre, non era il solito campo da calcio ma il parco cittadino della mia città.

Qui c’erano innanzitutto delle persone, persone che camminavano, chi portava a spasso il cane, qualcuno leggeva un libro seduto su una panchina e alcuni correvano veloci vestiti molto meglio di me con scarpe da “tennis” non logore quanto le mie; mi sentii fuori luogo, ma felice.

Correre fino a quel giorno era per me una punizione, infatti chi ha giocato a calcio per anni non vuole fare altro che calciare il pallone in rete o fare la stessa rovesciata da “Fuga per la vittoria” di Pelè, e quei venti minuti di corsa di riscaldamento pre allenamento, per non parlare della preparazione estiva fatta solo di corse e test di Cooper… io li ho sempre visti come una tremenda e ingiusta punizione a cui non potevo sottrarmi.

Quella mattina però tutto era cambiato.

Nessuno mi aveva obbligato, nessuno si lamentava al mio fianco e tutti gli sguardi che incontravo erano sorridenti… erano felici come mi sentivo io. La mia testa per la prima volta stava pensando ad altro mentre il mio corpo arrancava in avanti, distrutto, in attesa del traguardo prefissato che ovviamente avvicinai perché non sarei mai riuscito a raggiungerlo. Feci i miei primi chilometri da runner, consapevole che non avrei mai più ripetuto quell’esperienza imbarazzante.

Sotto la doccia a casa pensai a quelle persone, a quei runners, agli alberi e agli uccelli che cinguettavano. Quella corsa mi cambiò per sempre.

Il giorno seguente, poi il sabato e la domenica rifeci lo stesso percorso indossando però una maglietta di cotone, che si inzuppò di sudore immediatamente, dandomi un’aria diversa, come se quella nuova esperienza avesse voluto accettarmi facendomi diventare un runner come tutti gli altri.

Per la prima volta mi sentii libero.

I giorni e le settimane passavano veloci e il mio corpo stava cambiando, io stavo cambiando. Chi corre deve superare due ostacoli; il fiato ma soprattutto la testa. Il nostro corpo atavicamente tende all’autodifesa e cerca sempre la via migliore per difendersi da ciò che reputa pericoloso, doloroso, faticoso.

Quando inizi a correre pensi sempre perché hai iniziato e quanto manca a finire…questo è il primo ostacolo da superare che molte volte ti fa desistere e pensare che una litigata a calcetto ogni tanto ci può stare.

Il fiato, i polmoni poi non sono tuoi alleati all’inizio, perché sono presi dalla testa come scusa per rallentare, fermarsi e abbandonare, se poi hai qualche dolorino da movimento allora tutto rema contro di te e a quel punto cedi.

Nei primi anni ho ceduto molte volte, ma molte di più ho insistito e continuato e la cosa che mi faceva continuare era il ricordo di come ero prima di iniziare… ora ero cambiato, ero felice.

I chilometri aumentavano e i tempi si riducevano mantenendo la stessa sensazione di stanchezza, fino a quella volta che dopo circa un’ora di corsa mi successe una cosa bellissima. Stavo correndo e mi svegliai dicendomi: “dai adesso corriamo un po”… era un’ora che lo stavo facendo.

Quella volta è stata la prima volta che ho parlato col mio corpo. Mi sono sentito in forma e in armonia.

Una persona allenata per me è quella persona che riesce a staccare corpo e mente mentre fa attività fisica intensiva a lungo. L’allenamento diventa così una routine e non inizi più semplicemente a correre ma ti avvii e ti affidi al tuo corpo mentre la tua testa comincia a lavorare per se perché il corpo sa cosa deve fare e lo fa bene perché si sente bene, mentre la mente lavora, fantastica, immagina, progetta… le endorfine fanno il loro lavoro e tu per la prima volta provi il cosiddetto Runner’s high lo “sballo del corridore“.

Una sensazione che non cerchi più è lei che arriva e tu non puoi più farne a meno, esci a correre e torni felice, giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro.

Io personalmente non amo competere, non amo guardare i tempi al chilometro, fare le ripetute, spaccarmi di stretching e fare diete pre-competizioni, io amo Correre e basta. Amo fare il turista runner, amo vedere posti meravigliosi e parlare mentre corro con chi lo sta facendo con me, perché penso di essere un animale sociale nato per correre.
Il mondo sta cambiando velocemente e la testa lavora, fantastica, immagina, progetta su come e cosa possiamo fare perché questo cambiamento non sia un’involuzione bensì un’evoluzione positiva.

Vedere il degrado lungo le strade mi ha dato il là per darmi da fare, per fare la mia piccola parte, insomma per fare qualcosa senza parlarne e basta come molti purtroppo fanno.
Tutto è nato grazie lo sguardo innocente quanto indagatore di un bimbo che mi ha visto fare un piegamento senza fermarmi durante la mia corsa. Avevo raccolto una mascherina da terra e lui stupito indagatore chiedeva lumi al padre.

Lì ho capito che avrei fatto qualcosa di più e così ho fatto.

Questo ennesimo evento ha cambiato la mia corsa e ha cambiato il modo di farlo. Oggi faccio mezze maratone competitive, corse veloci da dieci chilometri insomma mi metto il pettorale col chip e parto per raggiungere il traguardo nel minor tempo possibile, ma….. c’è un ma.

Dopo il traguardo classificandomi sempre nella prima metà dell’elenco, io vengo preso da esempio, mi danno in mano un microfono su un palco, come alla mezza di Firenze del 2022, alla mezza di Trieste o più recentemente alla dieci chilometri di Nizza Monferrato, ma perché direte voi? Perché io non corro più solamente per me, non corro più in linea retta come fanno tutti gli altri, io al traguardo sono sempre l’unico che può asserire che tutti gli altri hanno “solo” corso.

Io da quel giorno corro con un guanto anzi io da quel giorno sono CORROCOLGUANTO.

Da quel lontano 2007 io sono cambiato sono diventato consapevole che l’uomo è nato “anche” per correre, dove la volontà, la costanza e i sogni ti fanno raggiungere obiettivi e traguardi insperati.

Esco ad allenarmi e faccio decine di chilometri ad ogni uscita con diversi piegamenti lungo il percorso per fare del mio meglio perché il mondo, il mio mondo sia migliore di come l’ho trovato. Il mio corpo mi porta lungo la strada conosciuta mentre la mia mente lavora di immaginazione e fantasia.

Io corro per dare l’esempio, io corro perché sono felice e tutti noi possiamo esserlo e possiamo essere migliori perché possiamo fare la differenza.

Massimo Confalonieri

CORROCOLGUANTO