Noi che correvamo con l’orologio a lancette – La storia di Luigi

Luigi Lupidi

Classe 1957, Luigi Lupidi ci racconta l’altro volto del running. Il running d’altri tempi, quando a correre non erano poi in tantissimi. Quando si correva con l’orologio con le lancette al polso, le scarpe da corsa non erano così evolute come oggi e non c’era l’ossessione per i tempi, ma ci si allenava e basta.

Luigi, raccontaci il tuo percorso da podista. Quando hai iniziato a correre e perché.

Giocavo a calcio e calcetto, poi un giorno mi accorgo di avere una sorta di “palletta” sul ginocchio. Mi reco subito al pronto soccorso e da lì iniziano una serie di controlli.
Proprio in quel periodo mi ripromisi che se fossi riuscito ad evitare un’operazione allora avrei cambiato sport e mi sarei dedicato alla corsa.
E andò proprio così! Presi un appuntamento con uno dei “luminari” tra i migliori medici su questo tipo di interventi e per fortuna la sua diagnosi escluse la necessità di un intervento in sala operatoria. Da lì iniziò il mio percorso nel mondo del running.

Così feci la prima gara di 10km e poi la prima Roma Ostia nel 2001 in 1h e 45m.
Luigi, raccontaci qual era il volto ed i connotati di quel podismo anni ’90.

Era tutto un po’ diverso, diciamo che le vere gare erano la Roma Ostia e la Maratona di Roma. Pensa che correvo con l’orologio con le lancette. Non c’era la fissa dei tempi, non eravamo in tantissimi a correre. Ti voglio raccontare questo aneddoto.

Era il secondo anno che correvo la Roma Ostia. Mi trovo sotto il “PalaLottomatica” in fase di riscaldamento. Incontro un amico che mi dice:
“Ma quanto ci vuoi mettere”?
io: “1 ora e 29″

Lui subito mi disse che era quasi impossibile per me fare un simile risultato.
Non lo so spiegare, ma è proprio lì che si è accesa una luce in me. Mi caricai, cercando di dare il massimo e la chiusi in 1 ora e 26 minuti. Potere della motivazione personale e soprattutto ti fa capire quanto conti la testa in questo sport! Poi, comunque, l’amico non l’ho più rivisto ma mi avrebbe fatto piacere raccontargli del tempo.

Luigi Lupidi

Cosa rappresenta per te la corsa come persona?

La corsa mi ha aiutato e mi aiuta ad affrontare le difficoltà a sentirmi più leggero. Poi ho coinvolto anche mia moglie in questa passione. All’inizio sono stato seguito da Fabio Martelli (attuale Presidente Fidal Lazio).
Fabio è sempre stato, un grande allenatore ed è una grande persona. Come allenatore è sempre stato molto severo ed esigente. Mi ricordo che si nascondeva dietro le aiuole per controllare che non mi fermassi.
Ti racconto un altro aneddoto.
Una volta dopo l’allenamento con lui ero talmente stanco che per tornare a casa ho citofonato alla signora di sotto e non a mia moglie. Un’altra volta sono uscito di casa dopo l’allenamento con le scarpe di due colori diversi.

La condivisione di questo sport con mia moglie comunque è sempre stata una cosa bellissima e che ci ha uniti e tutt’ora ci lega tantissimo.

Poi è logico in questi anni ho conosciuto tante persone speciali, una tra queste è stato Gianfranco Balzano presidente LBM Sport. Una persona importante e che tutt’ora fa tanto per l’atletica romana. Gli devo molto e non solo io, sono sicuro che molti hanno da dire grazie a Gianfranco per qualcosa.

Se potessi lasciare un messaggio a chi inizia ora a correre?

La fortuna di questo sport è che ci tiene in forma che ti permette di gratificarti e di sentirti apprezzato. Ti permette di fare cose che soprattutto andando avanti con l’età altrimenti non potresti fare. Rispetto per l’avversario, solidarietà e spirito di sacrificio i valori più importanti! Perché i problemi della vita sono altri e la corsa ci aiuta solo ad affrontarli con il sorriso!

 

Luigi Lupidi
Luigi Lupidi e sua moglie Patrizia

 

Chiara Fierimonte
Mamma, runner e scrittrice. Amo la fatica delle lunghe distanze nella corsa. Se siete a Roma mi trovate all’alba sul Lungotevere dove mi alleno nel fascino di questa città. Grazie alla corsa ho imparato a riconoscere e superare i miei limiti, ma su Storie Correnti parleremo soprattutto di voi!