Ogni volta che seguiamo le imprese di Matteo Berrettini ci sentiamo come quando negli anni 70/80 Adriano Panatta primeggiava nel suo gioco d’attacco, con il servizio e il gioco di volo con cui si tuffava sotto rete nel suo gesto che lo ha reso celebre nel mondo.
Matteo è ritenuto il più grande giocatore italiano di sempre su erba, nonché tra i migliori su tutte le superfici.
Nell’immaginario collettivo è tutto quello che vorremmo da un campione dello sport: bello come un Dio greco, forte come un super eroe.
Matteo Berrettini è comunicativo, moderno, seguito da uno staff che è una famiglia allargata.
Figlio dello stesso mondo che sotto rete e in rete lo sta spingendo di nuovo tra i primi 10 tennisti al mondo.
Fisicamente è una montagna di muscoli in 195 cm di altezza, con un servizio da 220km/h che mette in difficoltà chiunque si trovi dall’altra parte del campo.
Si infortuna, viene operato alla mano e da atleta fuori classe lavora per tornare a vincere prima il torneo di Stoccarda e poi quello del Queen’s.
Adesso, pensarlo al torneo di Wimbledon da favorito è inevitabile, se lo merita e ci meritiamo di poter sognare di vedere il nostro campione vincere il più antico evento nello sport del tennis.