Lezione numero 34, lettera aperta: non barare

Molte volte i giornali sportivi hanno dovuto, loro malgrado, dare notizia di persone che in alcune delle maratone più famose al mondo, avevano barato. Avevano accorciato il percorso, ovvero lasciato la gara per riprenderla molti chilometri dopo, pur di chiuderla ad un tempo che nemmeno Mo Farah avrebbe fatto segnare.

In questi articoli, alcuni esperti hanno convenuto che le ragioni di tali comportamenti, fossero da rinvenire in una mancanza di accettazione dei propri limiti, in una spinta insana verso obbiettivi irraggiungibili, alla luce di una competizione privata di ogni significato, snaturata nell’ essere leva di azioni non solo illegittime, ma soprattutto auto sabotanti.

Celebre fu il caso della maratona di Londra di poco tempo addietro: Leggi

Pensando a queste persone, il messaggio della comunità dei runner non può che essere di dissenso, e nel classico stile dei pensieri sulla maratona che contraddistinguono questo diario, spero di dare voce a ognuno di noi con i “se” che esprimo di seguito.

Caro amico, se pensi di correre meno di 42 km e 195 m, perché ti sei scritto a una maratona?

Se avevi intenzione di fare solo 10, 21, 30 km che siano, perché pagare un pettorale per una 42?

Se la lunga distanza regina, non è mai stata nelle tue intenzioni perché hai sprecato tanto tempo in tabelle, sudore e lunghe uscite domenicali?

Se piuttosto che accettare i tuoi limiti, stai pensando a delle scorciatoie, allora, non correre la maratona.

Se stai già progettando una fuga in avanti fuori dalle regole imposte, fatti un favore compra ferri e lana e fai un bel maglione sul divano di casa.

Se credi che le regole siano solo per gli altri, piuttosto datti all’ippica, sposando un vecchio modo di dire.

Se hai solo un enorme necessità di soddisfare un ego che ha stremato il tuo cuore, e annientato il buon senso, datti al footing, emangia pure sereno, come se non ci fosse un domani.

Infine caro amico, se credi di poter provare la stessa soddisfazione di chi conquista la medaglia dei 42 correndo ogni chilometro che la compone, ti sbagli.

Se pensi di poter barare e avere per questo il mio plauso o il plauso di quelli che corrono davvero, ti sbagli.

Se pensi che dimenticheranno o che tu dimenticherai sei in errore.

Se sei convinto che la tua vita sarà migliore  hai preso, caro amico, un vero abbaglio.

Perché vedi, non c’è nulla nella corsa che richiami l’inganno.

Si corre nudi e soli con se stessi, in una sincerità che, potente,illumina le fragilità che si possiedono senza eccezioni.

Se non sei pronto per la verità, lascia stare, non correre…

Con sincerità, buone corse

Chiara Agata Scardaci