Lezione n. 35 Runaway

Quante volte ti hanno fatto male, ferito, strappato pezzi di corpo, ucciso il lucente splendore del tuo animo?

Quante volte avresti voluto essere sordo a parole come prudenza, sapienza, attesa.

Quante volte avresti voluto agire e ripagare il danno inferto senza una ragione, senza un motivo, con doppia o tripla moneta?

Nell’evidenza del sopruso, dell’ingiustizia, del tradimento e della manipolazione utilitaristica, rispondenti a logiche che nulla hanno a che fare con la tua fatica, con il tuo sudore, quante volte hai preso le distanze dalla facile rivalsa?

Hai stretto i pugni, serrato i denti, urlato e provato una lacerazione all’altezza del petto.

Hai sentito l’esplosione della rabbia

Hai avvertito il pericolo di non riuscire a controllarla…

e ti sei lasciato andare, lo so, ad un pianto bambino, ingenuo e indifeso, disarmato, con la sola voglia di rifugiarti nell’abbraccio caldo di qualcuno che probabilmente non è accanto a te, perché fa parte dei giorni andati, che la nostra naturale mortalità, mai farà tornare.

Ma non siamo bambini, non più, o comunque non del tutto, ormai.

Per questo le lacrime non bastano e gli abbracci si rivelerebbero mere panacee.

Nella totale sopraffazione dei mille sentimenti che affiorano, tra gli occhi bagnati e i singhiozzi, abbagliante si affaccia, allora, la soluzione: runaway, prima che sia troppo tardi.

La fuga a cui stai pensando però, non è quella dei codardi, non è la disonorevole sparizione di chi si sottrae alle responsabilità, di chi non vuole affrontare sé stesso.

La fuga che conosci è quell’abbraccio caldo dove asciugarele lacrime, guardare bene negli occhi la tua rabbia, sentirecosa ha da dirti.

Capire come e se la puoi accontentare, per lasciare spazio a quelle parole di pace che ti condurranno alla soluzione appropriata, al di là della visione del danno subito, oltre le leggi degli uomini stolti.

La fuga che conosci è nelle scarpe da corsa, negli ultimi allenamenti prima della prova finale, su quel percorso che ti accoglie ogni giorno senza esitazioni.

Ed è lì che la rabbia si stacca da te ed inizia anche lei a correre… accanto a te … con te.

Essa non ha più quel piglio di inevitabilità travolgente che ti ha lasciato poc’anzi senza respiro, non ha più quella connotazione negativa che la rendeva, di fatto, una ulteriore nemica.

Essa è adesso una vecchia conoscenza che vuole spiegarti la necessità di proteggersi, di mettere in atto la tattica di difesa, di essere sempre vigili perché nessuno ha il diritto di ferirti.

Nemmeno a dirlo dopo 5, 7 km senti che hai nuova energia da spendere, che tutto il dolore si sta trasformando in nuovi scatti sui quadricipiti e che no, non ci saranno motivi per mancare alla prova che attendi da tempo e per la quale ti prepari da mesi.

Qualunque sia stato il sopruso, l’ostacolo, il sabotaggio, la rabbia che ne è scaturita e che non ha trovato azione conseguente, nella trasformazione della corsa, è divenuta un alleato sincero…

Great job…

Runaway…

Chiara Agata Scardaci