Lungo il percorso della Maratona di Roma di domenica 19 settembre in molti abbiamo visto un atleta che correva con i sandali ai piedi.
Alto, giovane e dall’espressione soddisfatta della gara dopo averla chiusa in 2h46’ in 22esima posizione.
Lui è Ghebrehanna Savio, lo abbiamo raggiunto al telefono il lunedì dopo la gara e ci ha raccontato la sua storia.
Ghebre, come lo chiamano gli amici, ha 28 anni ed è genovese, di origini Etiope, è arrivato in Italia a sei anni adottato da una famiglia italiana.
Oggi lavora presso un CAF, e corre per il TEAM CASA DELLA SALUTE 42195., squadra di running della sua città.
Ha deciso di partecipare alla Maratona di Roma con un paio di sandali fatti per correre, modello, Rastro Barra, con una suola Vibram.
Vederlo correre con il suo stile, lungo le strade di Roma, ha fatto sì che il pensiero volasse indietro di 60 anni, alle gesta di quell’Abebe Bikila, l’etiope più famoso di Roma, che nella notte di Roma 60 vinse la prima medaglia d’oro per un atleta africano in maratona correndo tutta la gara scalzo.
Con il suo bellissimo accento ligure Ghebre ci ha detto “Pur non essendo nemmeno degno dell’ombra di Abebe, l’idea di poter correre la Maratona dove l’Etiopia ha segnato la storia mi ha emozionato e sono felice di averla realizzata”
È un ragazzo che conosce le vicende dei suoi predecessori in terra d’Africa. “l’impresa di Bikila ogni volta mi ricorda dell’importanza di farsi una propria cultura sportiva e di quanto possa essere stimolante sperimentare i diversi approcci alla corsa fino a trovare il proprio”.
Ghebre ha iniziato 12 anni fa a correre, e da allora la corsa è sempre stata una valvola di sfogo, anche se per gran parte dei runner correre una maratona a 3’57” a km, come ha fatto lui, può essere vista quasi come un lavoro e non propri un momento di svago.
Ma è bello pensare che per lui sia sempre un divertimento, d’altronde l’espressione in gara non tradiva la sua filosofa di vita atletica.
“Recentemente ho avuto una svolta minimalista, c’è stata la felice scoperta, del drop zero e in fine della dolce follia della convinzione di poter correre con i sandali anche in maniera competitiva”
Nella sua crescita, da buon Genovese, ritiene che se un’azione ti fa stare bene e ti aiuta a rinforzare il piede, garantendo una corsa naturale e prevenendo gli infortuni, la si ritiene bella.
“ma se la stessa attività ti permette di aggiudicarti un pacco di pasta senza doverlo per forza comprare la si ritiene ancora più bella.”
La gara di Gebre è andata molto bene, una piccola crisi al 38esimo km, ci ha dichiarato che se avesse usato una calzatura differente non avrebbe ottenuto un risultato migliore, il suo concetto alla base delle scelte atletiche è che ci debba essere sempre una buona preparazione e che il resto è di contorno, come dargli torto.
Prima dei saluti ha colto l’occasione per ringraziare il suo datore di lavoro Ebiten Liguria, un’associazione senza scopo di lucro costituita pariteticamente dalle associazioni sindacali dei lavoratori e il presidente Giuseppe Vitello del TEAM CASA DELLA SALUTE 42195 per aver creduto nella sua folle idea di correre come ha fatto domenica a Roma.
Ghebre è un ragazzo speciale, parlarci e ascoltare il suo stile di vita ti fa fare pace con le nevrosi di questo nostro mondo, sia dal punto di vista sociale che sportivo.
Bravo Ghebre speriamo di rivederci tra le vie di Roma correndo con lo stesso sorriso con cui ci siamo conosciuti.