Di cosa parliamo quando parliamo di corse?

E’ un lavoro che parte dalle storie e arriva ai successi, passando dentro piccoli segreti, giungendo a volte alle disfatte. Dopo tanti anni di articoli raccontare il nostro sport può sembrare sempre più difficile.

Per non perdersi è necessario saper ascoltare la strada, seguire come cambia il passo sapendo che dentro ogni vicenda c’è sempre un po’ di noi.

Le storie che narriamo vedono gli eventi, le gare, le squadre, traguardi bellissimi e allenamenti estenuanti ma dentro a tutto c’è la voglia di vivere la fatica consapevoli che ci stiamo prendendo cura di noi.

L’azione ripetuta di un passo dopo l’altro, la ritualità delle stagioni, dove c’è chi si adegua, chi vive in un atto rassicurante, come quel primo passo al mattino sotto casa.

Poi ci sono coloro che devono viverla in un rapporto tormentato, passando per momenti altissimi con successi incantevoli, arrivando a fallimenti clamorosi, e dietro ogni attimo c’è la certezza di aver fatto tutto bene o tutto rovinosamente sbagliato.

Il nostro rapporto con la corsa è un dialogo intimo, dentro ci mettiamo i nostri più oscuri silenzi, i segreti, le paure e le frustrazioni. Manifestazione che solo lo sport riesce ad avere con la nostra anima.

Ecco di cosa parliamo quando parliamo di corse, e lo facciamo scovando i dialoghi tra noi e la strada. Per ogni intervista, dai più veloci a chi resta al margine delle gare, ma che grazie a loro le gare si possono svolgere, si percepisce un movimento interiore che fa scorrere il crono e la strada in un sincro perfetto.

Con questa magia non potremo mai dire basta alla voglia di sentire chi parla un linguaggio a volte intimo, ma spesso ecumenico. Qualsiasi cosa farai, in acqua, su strada, e chiunque sarà il tuo avversario, ricorda che sei te stesso come in nessun altro contesto.