Che sia stato un anno difficile è fuor di dubbio. La vita di chi corre è una continua ricerca di un equilibrio tra lo stare bene e un traguardo sempre alla portata, o quasi.
Nei 12 mesi alle spalle però ci sono stati fatti e accadimenti che ci hanno messo a dura prova sotto altri punti di vista, sociale ed economico in primis.
Storiecorrenti è come chi lo legge, cartina tornasole di speranze, timori ed esperienze. Con questo stesso atteggiamento abbiamo raccontato ciò che ci circonda, dagli echi di guerre non troppo lontane a quartieri difficili dove è un rischio pensare anche solo di correre.
Chi di voi riesce a praticare sport serenamente se le cose in casa non vanno per il verso giusto?
Quanti sono in grado di fare un allenamento di qualità, dopo che un figlio o una figlia, non trovano la serenità che spetterebbe alla loro generazione, per inquietudini e insicurezze?
Con questo sub strato di emotività la corsa diventa altro, fuga, rifugio, valvola, perdendo nel contempo la sua stessa natura primordiale di azione propulsiva che porta un atleta a unire due punti su una mappa.
Resta valido il principio che a noi è così che ci piace vivere la passione più bella, non isolandola, ma usandola come vettore di storie, strumento per capire come sta andando il mondo, da Kiev a Caivano passando per Tel Aviv.
Basta la sensibilità e la voglia di conoscere altri mondi, complessi, pericolosi e inquieti per andare a “correre” tra le strade infuocate di una periferia difficile, volgere lo sguardo al di là del mediterraneo per parlare con chi sta vivendo la peggiore delle guerre.
Allora cari amici non ci fermiamo alle nostre fatiche, ma usiamole per capire come stanno altri appassionati, i quali vorrebbero solo correre, felici e consapevoli di non essere soli, proprio come noi.