Vetri lerci, amori infiniti

Ci sono cose che decisamente non so fare.

Come ballare. O lavare la macchina.

Io della macchina sporca nemmeno me ne accorgo, ma la mia famiglia sì, e da un certo punto in poi iniziano a chiedermi di lavare l’auto ogni volta che ci salgono. Io puntualmente me ne scordo, ma quando iniziano a non rivolgermi più la parola una volta entrati in auto capisco che è arrivato il momento e mi forzo a portarla a lavare, cosa che avviene un paio di volte all’anno; in realtà anche qualcosa in meno.

E’ che proprio mi riesce difficile. Mi scordo, quando mi ricordo sono di fretta e rimando, poi quando decido che è il momento e non posso più rimandare di solito è quell’orario strano in cui i lavaggi sono in chiusura (a Bari generalmente chiudono alle 18), e la scena è un po’ sempre la stessa: cerco su google il lavaggio più vicino, google mi mette quell’orrenda scritta rossa “chiude fra poco”, io ci provo e di solito arrivo che sono già chiusi.

Oppure sono in chiusura e chiedo la cortesia di lavarmela lo stesso; loro a quel punto guardano dentro e mi chiedono: “Ma che ci hai fatto con questa macchina?”.

E poi mi dicono che con l’auto in quelle condizioni a quell’ora possono farmi solo l’esterno. Io spiego che solo l’esterno con la mia famiglia non vale, perché loro protestano quando entrano, e i lavatori (spesso di un’etnia non meglio precisata classificabile nel sud est asiatico) mi invitano a tornare il giorno dopo.

E le poche volte che provo ad andarci di mattina di solito mi arriva la telefonata di Alessia che mi avvisa che ci sono i sig.ri Tizio e Caio che mi aspettano in ufficio dicendo che avevano appuntamento con me un quarto d’ora prima. E io puntualmente le chiedo di offrire un caffè e dir loro che sto arrivando. E ovviamente rinuncio a lavare la macchina.

Quando sono entrato nel fantastico mondo del noleggio a lungo termine, ho chiesto quale fosse il periodo minimo di noleggio, accarezzando l’idea di restituire la macchina dopo sei mesi senza doverla mai lavare, per riceverne in cambio una nuova e già pulita. Ma il minimo era trenta mesi, così grazie al noleggio ho eliminato un sacco di stress, ma lo sporco continua ad accumularsi.

La settimana scorsa mia moglie ha avuto una settimana terribile: mio suocero (nonché suo padre) è stato ricoverato e operato d’urgenza; contemporaneamente le è morta la nonna.

Il pomeriggio prima del funerale, che si sarebbe svolto in Basilicata nel paese di origine della nonna, guidando in una strada contro sole ho notato di avere il parabrezza un po’ sporco, un po’ tanto sporco. E ho fatto caso al fatto che anche la macchina era un po’ tanto sporca. Così ho avuto la splendida pensata di fare una sorpresa a mia moglie, e farle trovare la macchina pulita per la trasferta lucana.

Ho lasciato i bimbi alle rispettive attività (eravamo in villa) e sono andato al paese più vicino a caccia di un autolavaggio. Sfiga ha voluto che ho ricevuto un paio di telefonate di lavoro, mi sono distratto, e quando sono arrivato ad Ostuni erano le 17,45.

Google mi ha proposto tre autolavaggi più o meno equidistanti da me, ma in zone opposte tra loro, tutti con la fatidica scritta rossa “Chiude fra poco”. Sapevo di avere un’unica chance e ho fatto l’errore di puntare su “Perrini auto”, che si è rivelato un semplice parcheggio senza nessuna possibilità di lavaggio (maledetto google); quando poi sono arrivato da “Mister lavaggio” era ormai troppo tardi, e Mister lavaggio in persona stava mettendo una catena al cancellone; solita inutile insistenza da parte mia, solita risposta da parte dell’immancabile asiatico: “Torna domani”.

Poi mi sono ricordato che sulla strada per Cisternino c’era un lavaggio self service, di quelli che metti i gettoni e ti lavi la macchina da solo. Un incubo. Ma per amore di mia moglie questo ed altro.

Dopo una decina di chilometri su una strada tutta salite e discese immersa in una campagna bellissima mi ha sfiorato il dubbio che forse non mi ricordavo bene l’ubicazione dell’autolavaggio, e ho deciso di tornare indietro. Ma la strada era stretta, e tra le salite e le discese non c’è stato verso di fare inversione in sicurezza, senza arrivare quasi a Cisternino. Quando finalmente sono riuscito a tornare ad Ostuni e a chiedere informazioni, mi hanno detto che c’era effettivamente un lavaggio Self, ma era sulla strada per Francavilla.

Dopo un altro paio di sbagli di strada (c’è più di una strada per andare da Ostuni a Francavilla, ahime) sono finalmente arrivato al benedetto autolavaggio, ho parcheggiato nella mia postazione, ho fatto scendere l’onnipresente Winch e l’ho legato ad un palo, ho verificato che ogni operazione costava un gettone (lavacerchi, prelavaggio, spazzola saponata, lavaggio a pressione, acqua ionizzata) e sognando una pulizia professionale ho deciso di non badare a spese e ho provato ad inserire una dieci euro nella macchina cambiamonete, a sua volta automatica.

Ma evidentemente tanto il destino quanto la macchina cambiamonete avevano deciso di fregarsene dei miei buoni propositi, e tutti i miei sforzi per convincere la macchina a fagocitare i miei dieci euro sono risultati vani.

Ed ero ancora lì a cercare di rigirare la banconota, quando un altro cliente, mosso a compassione, mi ha spiegato che la macchia era rotta, anzi che quella macchia era rotta spesso e volentieri, tanto che le poche volte in cui era funzionante lui faceva scorta di gettoni.

“Non è che me ne vendi qualcuno? La vorrei proprio lavare la macchina stasera”.

“No, mi è rimasto giusto l’ultimo per fare la ionizzata, e per lavare quella macchina con un gettone non ci fai niente. Ma che ci hai fatto?”

Non so se mi ha irritato più la sua facile ironia sulla mia auto lercia, o il suo gergo da auto-lavatore professionale, ma avrei tanto voluto dirgli dove poteva infilarsela la ionizzata. Ma avevo ancora bisogno di lui.

“Perciò la devo proprio lavare. Non è che sai se c’è un altro autolavaggio che funziona?”

“Eh, c’è la Esso sulla strada per Brindisi, ma è lontano”.

A quel punto mi ero incaponito, e dopo altre peripezie, alle 20,20 sono riuscito ad arrivare alla sospirata Esso sulla strada per Brindisi, con tanto di autolavaggio self e macchina cambiamonete funzionante.

Il problema è che ormai stava facendo buio, e come è facilmente immaginabile io non è che sia tanto bravo con spazzole saponate e lance di acqua ionizzata. Poi ci sono i timer che mi mettono sempre ansia da prestazione, e lì ogni volta che metti un gettone parte un timer rosso col tempo residuo.

Insomma, nonostante il grande impegno e il buon numero di gettoni utilizzati, credo di aver bagnato più me e il povero winch legato ad un altro palo che la macchina stessa.

E alla fine sono tornato a casa alle 22:00, con la famiglia preoccupata per le mie oltre 5 ore di assenza (che poi doveva essere una sorpresa, e al telefono davo risposte vaghe), la ripresa dei bambini e tutta l’organizzazione familiare saltata e la macchina che, al buio, non pareva particolarmente più pulita di com’era cinque ore prima.

“Non noti niente?” ho detto comunque alla mogliera con aria sorniona.

“Ti hanno fatto un altro raschio sulla fiancata”.

“Ma no! Ho lavato la macchina!”

“L’avevo capito. L’hai lavata da schifo, ma hai fatto un gesto bellissimo”, ha detto lei dandomi un bacio sulla guancia.

E insomma, pare tutti quanti, a modo nostro, abbiamo difetti, fissazioni, turbe e disagi di vario genere.

Credo che alla fine la vera benedizione sia quella di avere accanto qualcuno in sintonia con i nostri disagi.

 

#StorieDaCaffè