Seguendo l’esempio dell’amica Julia Jones ho proposto a casa di trascorrere una sera a settimana senza uno schermo davanti.Immaginate la reazione dei figli. Per alcuni amici non è chiaro il fine, per altri è del tutto discutibile. Il confronto però mi ha fatto capire che provare a “staccare la presa” è una esigenza comune ma tuttavia non trova sempre una soluzione.
Una sera senza schermo, che sia tv, play station, smart phone, games, pc, non è un tornare indietro, rifiutare la tecnologia o peggio ancora pretendere di andare contro, anzi, è avere la consapevolezza di poter vivere meglio l’oggi e il domani, senza perdersi e con la forza di reagire davanti alla valanga di stimoli digitali.
Una sera senza schermo è ridare al dialogo la corona dei rapporti, è ampliare il grado di concentrazione su cose che durano più di un post, più di un like, più di un tweet, di una serie tv.
Una sera senza schermo è tornare a leggere per passione e curiosità per poi parlarne e avere più strumenti per migliorare la scrittura.
Mi hanno sempre insegnato che i nostri figli saranno ciò che sapranno e allora perché non provarle tutte?
Una sera senza schermo non è la soluzione, magari durerà poco chissà, di certo porterà i ragazzi su un terreno che i nativi digitali non conoscono, senza sradicarli dalla loro natura, ma facendo annusare una terra nuova che va coltivata con le mani, il pensiero e la capacità di agire in prima persona e autonomamente.
Una sera senza schermo non è una rivoluzione, non è nulla di nuovo, ma è lo spazio da cui arriva la nostra adolescenza lontana, dei nostri anni, dove sapevamo che non fare nulla, “non era non fare nulla”, tutt’altro. Noi sapevamo affrontare la noia, quella che ti faceva suonare meglio la chitarra, cucinare cose nuove, riflettere, immaginare e giocare con il tuo futuro.
Una sera senza schermo avrà la sua conclusione al mattino, quando ancora addormentati allungheremo la mano per prendere il telefono, accedere alla lista dei messaggi da leggere con la consapevolezza che ne frattempo nulla è cambiato, neppure noi stessi, forse.
Buone serate a tutti.