Un grido per amore della corsa

Scrivo per esternare il mio pensiero riguardo la linea di condotta adottata dalla nostra cara Federazione di Atletica leggera.

Ho sempre pensato che tra i suoi doveri ci fosse anche quello di tutelare le società sportive che a lei fanno capo e relativi iscritti cioè noi runners.

Con grande amarezza, invece, constato che da quando siamo piombati in questo incubo, mi riferisco ovviamente, all’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, la Federazione sia scomparsa, dissolta nel nulla, prima però, ha pensato bene di intascare tutti i soldi delle affiliazioni 2020 dalle società sportive e dei loro tesserati ovviamente.

Siamo stati lasciati soli, nessuno a difendere la nostra posizione.

Perché hanno scelto la strada del silenzio?

Una federazione dovrebbe dialogare e tutelare i propri iscritti, proporre soluzioni sempre nel pieno rispetto di tutte le parti in causa ed essere ricettiva di suggerimenti lineari e smart allo stesso tempo.

Per quale motivo non è stato proposto al governo, sin da subito, di concedere, ad esempio, solo ai tesserati di poter correre da soli dalle 6 alle 8 del mattino?

Cosa ci sarebbe stato di sbagliato in tale richiesta?

Si sarebbe evitato l’affollamento degli “zombie” che sono scesi in strada a correre (sigh!) all’alba della quarantena intasando le città e i parchi.

Persone che l’unica volta che hanno corso è stato l’ultimo giorno d’asilo per ritirare il diplomino sul palco dei festeggiamenti.

Si sarebbe evitato di essere etichettati come untori, ci saremmo risparmiati le migliaia di km di inchiostro sui runner, migliaia di interpretazioni “delle stronzate”, passatemi il termine, che il Governo ha scritto nei vari decreti distanze ridicole stabilite solo da alcune regioni, in prossimità di casa per le altre, jogging, attività motoria che non significa correre ecc.

Inoltre non saremmo nel mirino delle forze dell’ordine che ci multano anche se corriamo nelle vicinanze della nostra abitazione.

Riguardo chi ci addita come untori, chi ci minaccia e ci prende a parolacce per strada, chi cerca addirittura in qualche occasione (poche per fortuna) di provocarci danni fisici, dico che sono soggetti pieni di frustrazioni che la quarantena sta accentuando, che non hanno la benché minima idea di cosa significhi correre per un runner.

Vorrei vederli in pieno inverno correre all’alba con il ghiaccio a terra o con la pioggia incessante, le lotte contro il vento e nelle situazioni più estreme o in gare lunghe sotto pioggia e freddo.

Queste persone sono quelle che mi hanno sempre detto, al ritorno da un allenamento in pieno inverno, zuppo di acqua con le scarpe che pesavano 3 kg :”chi te lo fa fare???”

Grazie a loro ora tutti si scagliano contro di noi, siamo gli untori, i capri espiatori…

Una parola ce l’ho anche per tutti i “buonisti”, quelli che hanno detto e dicono ancora che, vista l’emergenza, bisogna aver rispetto dei malati e dei morti…

Hanno ragione ma se io corro da solo alle 6 di mattina, non manco di rispetto a nessuno, l’unica mancanza di rispetto che rilevo è quella della nostra federazione verso l’intelligenza, la lealtà e la passione dei propri atleti.

La FIDAL potrebbe, con le dovute precauzioni, farci assaporare, seppur in forma limitata, di nuovo la nostra grande passione?

Io corro soffrendo per la fatica e sorridendo per la libertà, il nostro sport sta tutto qui.

Grazie per l’ascolto

Gabriele Moretti

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso