Sarah Giomi la bellezza e la forza di una campionessa

Sarah Giomi è un’atleta bellissima, ed è la campionessa italiana in maratona. E’ allenata da Giorgio Rondelli e domenica 11 novembre, a Ravenna, ha conquistato il titolo stabilendo anche il record personale sulla distanza in 2h 40’10”.

Ha 32 anni e corre dal 2015, vive a Bolzano e ha giocato per diversi anni a pallavolo, in una squadra amatoriale di quartiere.

Non si è mai risparmiata e si è sempre buttata in tutte le occasioni per giocare con amici a qualsiasi sport di squadra: il calcio, il basket e la pallamano.

Poi con l’università ha abbandonato l’attività sportiva, anche perché ha sempre lavorato durante gli studi e combinare tutto era troppo. Ogni tanto andava a correre o a camminare in montagna, per il puro piacere di praticare dell’attività fisica all’aria aperta. Ama la montagna Sarah e quattro anni fa inizia ad arrampicarsi con un gruppo di amici con cui si allenava in palestra di arrampicata a Bolzano… poi è arrivata la corsa.

Sarah c’è stato un giorno in cui hai capito da sola che la corsa sarebbe stata la tua nuova strada?

La mia prima “corsa” è stata in occasione della manifestazione contro la violenza sulle donne, a Bolzano, novembre 2015. Non ero per niente allenata, all’epoca mi ero concentrata ad arrampicare. Ho corso quei 5 km tra tante persone, respiravo un’aria di felicità e condivisione di un tema importantissimo e che mi sta molto a cuore.

Inaspettatamente ho vinto come atleta femminile e ho sentito che quella sarebbe stata la mia strada. Dopo un 2016 passato tra diversi infortuni, per un corpo che si doveva formare e abituare a uno sforzo fisico per lui nuovo (uscivo anche da un periodo di stop completo dall’attività fisica, dovuto a un problema di salute che mi aveva debilitato), dal 2017 ho incominciato ad allenarmi con costanza. Passettino dopo passettino ho riconquistato la forza fisica e il benessere.

sarha giomi in gara

L’amico Franz Rossi, grande sostenitore di Emergency e appassionato runner dice sempre che il cuore di un maratoneta batte più forte, tu lavori per la Caritas di Bolzano, sei nel team che gestisce la casa dell’ospitalità. Credi che ci sia un collegamento tra ciò che ci insegna lo sport in termini di sacrificio e impegno con la volontà di soddisfare le necessità di persone bisognose di tutto?

Assolutamente credo di sì, credo che lo sport sia un importante canale comunicativo e che avvicini le persone. E’ una sorta di arte (io dipingo e ho una grande passione per l’arte). Siamo tutti uguali di fronte all’espressione di sentimenti, passioni, qualunque sia lo strumento scelto.

Praticare un’arte e/o uno sport insegna a conoscersi, a ritrovarsi. Solo chi è veramente consapevole e sereno con se stesso, può avere il lusso di aprire il proprio cuore agli altri per lasciarli sbirciare dentro…e può dare tanto, senza il bisogno di un riconoscimento.

Lo sport insegna che non c’è niente di regalato, sacrificio e impegno sono la base per realizzare ogni cosa.

La volontà di aiutare gli altri, credo venga in realtà dalla mia storia personale. Credo che tutti abbiano diritto a seconde, terze e anche quarte occasioni. Non tutti nasciamo con gli stessi strumenti, capacità e fortune..ma è nostra responsabilità come essere umani creare occasioni e opportunità. Regalare un sorriso è la gioia più grande.

Porti la “fatica del maratoneta” nel tuo lavoro per far capire a chi aiuta che non c’è limite nel dare risposte a chi chiede un sostegno? 

La filosofia del maratoneta è applicabile in tanti campi della vita. La uso spesso come metafora soprattutto quando si parla di obiettivi, raggiungimento di mete, percorsi difficili e energie emotive e fisiche a disposizione.

Nella maratona possiamo vederci un’infinità di cose, soprattutto nel percorso di preparazione. In maratona non si inventa niente, il viaggio per arrivarci è meraviglioso e insegna molto. Non si è mai da soli, ma è una squadra che deve lavorare in sincrono, ognuno con il suo ruolo…è armonia, tra calcolo, tecnica e istinto.

Il Trentino Alto Adige è una delle regioni più belle per praticare sport, in tutte le stagioni. Cosa ti ha insegnato la montagna? Come la vivi e se c’è un luogo in cui, nei momenti duri e faticosi, ti ci vai a rifugiare per recuperare le tue energie.

La montagna mi ha insegnato quanto siamo piccoli di fronte al mondo. Non perdona errori, arrivare alla vetta è un viaggio in cui non ci si può distrarre, anche perché non sei da solo, e i tuoi errori possono essere fatali anche per i compagni. Mi ha insegnato che la potenza fisica non è tutto: la mente, la lucidità e la resistenza psico-emotiva oltre che fisica sono importantissime.

Ci sono posti meravigliosi qui in Alto Adige, le Dolomiti sono uno spettacolo. Non ho un posto preferito in particolare. Tutti mi lasciano grande serenità e senso di appartenenza a qualcosa di grande: la natura.

Con Giorgio Rondelli, il tuo allenatore, hai un bellissimo rapporto, è la persona con cui hai costruito i tuoi successi, non è sempre scontato che certi rapporti funzionino solo perché c’è di mezzo un traguardo. Secondo te perché tutto gira come si deve tra di voi?  Quale è il segreto per un rapporto virtuoso tra coach e atleta?

Abbiamo due personalità complementari e lo stesso senso dell’humor, questo aiuta. La cosa importante è avere sempre presente quale sia il ruolo di ognuno e rispettarlo. La reciproca fiducia è fondamentale. Non mi faccio domande sul programma di allenamento, so che è quello GIUSTO per me e basta, lo seguo e condivido con lui le sensazioni.

Tutti abbiamo il lavoro preferito e quello che non vorremmo fare mai perché sappiamo che è fatica vera. Quale è il tuo allenamento in tabella che più ti fa stare bene e quello per cui manderesti un’altra persona al tuo posto?

Il mio preferito: i lunghi facili…km e km a un ritmo non troppo elevato. Raggiungo una sorta di “trance” in cui tutto il corpo, insieme con la mente, trova un equilibrio e un’armonia per cui potrei correre all’infinito…o quasi. La velocità mi ammazza! Ma è proprio lì che vorrei migliorare. Ripetute bervi e veloci.

In fine due cose, e te le chiede un maratoneta tapascione come me e che pensa sempre a due cose ogni volta che finisce una gara

… cosa ti sei mangiata il giorno della vittoria a Ravenna?

Pasta in bianco e petto di pollo!!! Diciamo che l’alimentazione è importantissima per chi pratica questo tipo di sport. Deve essere attenta e calibrata in tutte le sue componenti. Poi io ho lo stomaco delicato, e dopo le competizioni faccio fatica a digerire, quindi rimango leggera. Possono sembrare sacrifici, ma non lo sono. Amo mangiare sano, e non vuol dire che non sia gustoso! Anzi!!!!

…a chi hai pensato appena tagliato il traguardo?

Ad essere sincera non me lo ricordo…ero pervasa da emozioni di tutti i tipi: la stanchezza, la gioia, l’incredulità, il rammarico per quei pochi secondi dallo stare sotto le 2:40…

So solo che la prima cosa che ho fatto è stato girarmi e abbracciare Dario Rognoni, l’angelo custode che ha corso con me 42 km e che fino all’ultimo mi è stato vicino. Un grande campione dal cuore grande.

La seconda cosa che ho fatto è stato cercare gli occhi del mio fidanzato nella folla. Una persona speciale che mi è stata vicino in un percorso importante, e non è sempre facile stare accanto a una donna focalizzata su un obiettivo, che vive momenti di grande stanchezza dovendo combinare gli impegni quotidiani con l’allenamento.

È un privilegio poter trasmettere ciò che ho dentro mentre corro ad altri appassionati e in qualche modo arrivare a loro. Spero di esserci riuscita correndo, ma anche il canale scritto aiuta.

Grazie Sarah

Marco Raffaelli

Sarah e quell’abbraccio a Ravenna dopo la conquista del titolo italiano