Per 35 anni gli unici arti che usavo erano le braccia per portare il cibo alla mia bocca, il rapporto con il cibo era ed è tutt’ora pessimo.
Oltre a pesare 110 kg, dalle analisi del sangue è venuto fuori che ero praticamente in totale scompenso. Ed è così che ho deciso che si doveva fare qualcosa.
Un giorno ho indossato le mie scarpe da basket, la mia tuta di pile e giubbotto imbottito e ho iniziato a muovere i primi passi di corsa.
Con tanta fatica ovviamente e non solo, l’abbigliamento era sicuramente sbagliato.
Ma ero felice perché avevo corso il mio primo km, soprattutto perché avevo iniziato a dare una smossa alla mia vita.
Mi sono reso conto piano piano che la cosa funzionava non tanto per il dimagrimento (che tante volte avevo ottenuto facendo diete estenuanti e digiuni), ma per quel senso di felicità che mi lasciava addosso.
Ogni volta che non correvo, infatti, il mio umore era diverso e correre era l’unica carica di cui avevo bisogno.
Insomma non potevo farne più a meno.
Ricordo sempre che cercavo ogni giorno di fare qualche metro in più per arrivare al santuario vicino casa mia ed ogni giorno alla stessa ora c’era la persona che incrociavo sempre.
Una sorta di scena di un film già vista: un uomo con passo deciso e svelto di circa 70 anni che correva senza fatica. Come se quella sensazione non lo sfiorasse proprio e l’avesse lasciata da qualche parte a casa. Ecco, forse il fatto di aver incrociato i passi di quel runner, mi ha motivato ancora di più.
Alla fine mi sono innamorato della corsa.
Ho iniziato, forse un po’ come inizia la maggior parte degli amatori, ad appassionarmi iniziando il mio percorso agonistico.
Che se ci penso, alla fine, sorrido: il primo km a fatica, mentre oggi sono arrivato a correre una mezza maratona a 4,15 a km. E sono orgoglioso di me perché mi sento di aver vinto.
Ecco, la corsa non mi ha cambiato solo fisicamente, ma anche psicologicamente.
E’ diventata la mia medicina da prendere tutti i giorni. Sono riuscito ad inculcare questa mentalità anche alla mia famiglia, soprattutto a mio figlio che ha 16 anni e frequenta una scuola di atletica leggera.
Nella vita di tutti i giorni sono musicista ed insegnante di tromba.
La corsa e lo sport hanno fatto sì che migliorassi anche nello svolgimento della mia professione. Penso sempre: “se riesco a correre a 4 posso fare anche questo concerto con i miei ragazzi“.
Quando entrano in classe la prima cosa che dico loro è: “nulla è impossibile”, e non esiste la parola “non ci riesco” o “non ce la faccio”, ma solo costanza, determinazione e autostima.
Il mio sogno è quello di correre tutta la vita, possibilmente fino a 99 anni.
E ora, a distanza di qualche anno, posso finalmente dire che la corsa mi ha reso una persona migliore.
Roberto Grieco