Qualcuno ha detto che inconsciamente te la sei voluta vivere la sensazione di tornare indietro nel tempo. Sì perché da giorni sono fermo ad un avveniristico 1997.
Raccontare come ci sono arrivato non cambia la sostanza, a parte il fatto che ormai ho la certezza di non essere più così tecnologico come vorrei far credere ai miei figli.
Vivere senza una ID digitale è molto interessante, in particolare per una serie di implicazioni sociali che andrebbero affrontate in altra sede. Qui vorrei condividere le sensazioni legate ad un blackout che durerà almeno 6 giorni, spero!
Non avere l’accesso alla ID Apple e aver ripristinato il telefono senza un backup, è sentirsi un po’ nudi, come se dovessi uscire vestito di tutto punto e ti scordi di mettere le mutande, ti manca un pezzo, nulla di fondamentale, ma in ogni caso importante.
Dal punto di vista pratico è come passeggiare per Roma avendo in tasca un Motorola Startac.
Senza il login del telefono in Apple store hai un iphone come uscito dal negozio. Tutte le app sono bloccate.
Niente Whatsapp,
Niente notifiche di Facebook.
Niente Instagram o Twitter per citare le più usate.
Non c’è più la musica preferita di Spotify, ma nemmeno quella che avevi su itunes e non puoi nemmeno comprarne di nuova.
In mancanza di un backup non ho più la rubrica, rimasta appesa su icloud e fino allo sblocco della ID mi farò bastare i 6 numeri telefonici registrati, mamma e papà compresi.
Un’amica mi ha detto “tutto questo ti rafforzerà”, e ha preso la palla al balzo per dire che un giorno, non si sa quando, ci proverà anche lei a stare 24 ore senza whatsapp, ma non era molto convinta.
Intanto quel coso lì che sta sulla scrivania è un po’ fermacarte e un po’ telefono, seppur muto comunque invia e riceve sms, e ha una batteria che arriva carica in pausa pranzo.
Tutte le icone delle app che avevo installato sono congelate.
Non mandano notifiche in push, non le puoi aprire, ma tu, come quando va via la luce in casa ed entri in una stanza pigiando automaticamente l’interruttore ma resti ovviamente al buio, allo stesso modo clicchi invano su spotify o vai a vedere le foto su Instagram. Senza pensare apri inutilmente l’app di Facebook, e nel frattempo rifletti in silenzio che l’oblio della icona più triste di tutte spetta a quella di whatsapp, la quale non parla, non grida, non fa nulla.
D’ora in poi sei tu e nessun altro, la tua identità digitale non ha più la sua carta valida per l’espatrio verso una società creata da un sistema che ci ha messo tutti a testa bassa su una realtà diversa.
È inutile che lo guardi, o fai finta di aver sentito una notifica mentre lavi i piatti, erano solo i bicchieri che si scontravano. Il buio dello schermo è un colore come un altro e non hai bisogno di sapere cosa sta avvenendo lì dentro, più che altro non puoi farlo.
Il 2017 corre su un binario diverso da quello su cui stai vagando da giorni. Così, il 1997, si è fermato sulla tua scrivania, e nella tasca della giacca.
“Un bell’anno“, ha detto l’amico Marco Patucchi. Lui che di cronache ne ha raccontate tante per Repubblica, sa bene che in quei 12 mesi ci sono stati tanti fatti avvincenti. A febbraio viene aperto, in Italia, il primo SMS Provider del mondo. A luglio la sonda Mars Pathfinder si posa su Marte e anche per l’Italia entrano in vigore gli accordi di Schengen. In fine, a Dicembre, Dario Fo viene insignito del Premio Nobel per la letteratura.
Tutto sommato non è male viaggiare nel tempo e il mondo non è poi così “pesante”.
Intanto il telefono è silenzioso, non distrae, non ammicca, non si fa notare e tu riprendi il tuo spazio, la concentrazione che va oltre un messaggio dei tanti gruppi. Al bagno leggi di più, un film è un film dall’inizio alla fine, ma la cosa che ha più destato stupore è aver capito che non ti telefona nessuno, neanche i nonni, ultimo baluardo dell’utenza fissa sono ormai una certezza in questo presente a te precluso.
Nel 2017 il telefono ha smesso di fare il telefono, voi direte “che c’è di strano? non avranno nulla da dirti”, si, forse, ma il fatto è che se non ci sei su whatsapp non ci sei per nessuno. Perchè l‘sms non ha presente ne futuro, nessuno li usa e quindi non usano, te, per parlare.
Mentre scrivo sto già pensando di mandare ad un amico con un whatsapp il pezzo, ecco che schiaccio ancora l‘interruttore social, ma inutilmente.
Non c’è niente da fare, sarà difficile cambiare le abitudini e la cosa che più conta è aver capito che il tempo lo posso, in parte misurare, senza farmelo portare via da un bip e una luce rossa su una app.
Intanto aspetto Doc a bordo della Delorean, con giacca gialla, cravatta fluorescente, occhiali da marziano e mi esorterà a partire per un nuovo viaggio temporale e andare a salvare la mia Identità Digitale, ma stavolta nel 2017.