Quando l’atleta ti viene a bussare alla porta: le collaborazioni nate dalla condivisione di sudore e sorrisi

Ho conosciuto Camille Chenaux 5 anni fa. Correvamo insieme (si fa per dire :-)) con un gruppo di corsa amatoriale, gli Urban Runners Roma.

Io lo coordinavo insieme ad altri 5 amici, lei non so come lo avesse conosciuto.

Sta di fatto che, con il suo Paolo, era sempre presente agli allenamenti, si metteva nel suo gruppo (i top) e insieme agli altri faticava in pista e sulle famigerate salite di Villa Glori.

Era, ed è ancora, una ragazza riservata ma sorridente.

Di lei sapevo poco, sapevo che aveva praticato per tanti anni calcio e poi atletica, ma che aveva smesso di allenarsi a livello agonistico  per vivere in modo più rilassato la parte sportiva, godendone ogni aspetto senza obblighi di orari e prestazioni.

Ma che avesse una solida base atletica era evidente!

Correva più veloce di tanti uomini presenti nel gruppo ed aveva una tecnica e una falcata che mi faceva cadere la mascella per lo stupore…a me che non riesco ad alzare le ginocchia quando corro nemmeno se mi sparano da dietro.

Quando la conobbi non ero ancora una psicologa sportiva, lavoravo come psicologa clinica nei servizi di tutela per i bambini vittime di abuso e maltrattamento, mi piaceva correre a mi piaceva farlo insieme ad un gruppo.

Camille durante un allenamento allo Stadio dei Marmi con il gruppo Fidal Lazio Run Club

Negli anni a seguire, quando gli Urban Runners Roma si sono sciolti e si è costituito il Fidal Lazio Run Club (un progetto del Comitato Regionale FIDAL Lazio che offre un servizio gratuito di assistenza alla pratica sportiva e al running) Camille ha continuato ad allenarsi con noi perché, come mi ha raccontato qualche anno dopo:

 “il FLRC è un gruppo dove si può andare liberamente, non c’è nessun obbligo di frequenza né di prestazione ed è un modo per stare con altre persone che hanno la tua stessa passione.”

Solo nel 2017 riprende a fare qualche gara su strada (vincendone tante!) e inizia a fare nuoto e quindi anche a fare gare di triathlon.

Ma per una persona come lei, la voglia di affrontare sfide è sempre lì, anche se non si manifesta per un periodo. Quindi quando sente di aver raggiunto una certa maturità capisce che quello che vuole è gareggiare e andare oltre i limiti.

E un “limite” Camille ce l’ha, la pista. Perché è stato uno dei motivi per cui aveva smesso di allenarsi e quindi da lì capisce di dover riprendere. Più le sfide sono difficili e più le piacciono e la pista è una di queste.

Per questo Camille mi scrive chiedendomi un incontro per prenderci un caffè e chiedermi qualche consiglio.

Aveva capito che alzandosi il livello e la complessità doveva allargare il suo staff: non più solo allenatore, fisioterapista e nutrizionista ma anche uno psicologo sportivo per allenare la parte mentale.

Camille ha le idee chiare e fa richieste precise, con lei la fase di analisi della domanda e costruzione degli obiettivi a breve termine si salta a piè pari.

La sua prima richiesta è proprio riguardo la sfida: avere fiducia in sé in pista come ce l’ha su strada, non sentire la pressione delle altre atlete e degli sguardi degli altri.

Per questo chiede supporto, per imparare delle tecniche di rilassamento e concentrazione sia prima della gara che durante.

Così mettiamo a punto una serie di focalizzazioni utili in gara, controllabili e totalmente autonome come l’appoggio del piede e il suono del proprio respiro.

Come la psicologia dello sport insegna, le focalizzazioni e gli ancoraggi esterni (guardare l’allenatore…e se quel giorno sta male?, un oggetto …e se quel giorno lo perdiamo?) sono “pericolosi” in quanto troppo dipendenti dalle condizioni contestuali che non possono essere controllate dall’atleta.

Gli aggiornamenti post gara (il contatto puntale tra psicologo dello sport ed atleta è standardizzato e fondamentale ancor più quando non è possibile seguire il proprio atleta in campo) sono confortanti, non solo in termini di risultato cronometrico, ma rispetto alla richiesta espressa.

Camille scrive: “ho fatto ieri un buonissimo 1.500m. Ho molta più fiducia in me sulla pista!”

 

Ma il livello si alza ancora e in vista ci sono due nuove competizioni importanti, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra, e di nuovo arriva una richiesta precisa ed elaborata:

“Vorrei avere qualche  indicazione su come vivere la giornata di gara (essendo le mie gare sempre di sera) e imparare qualche tecnica respiratoria”.

La richiesta è ragionevole mirata….ci mettiamo al lavoro.

Seguendo un protocollo standardizzato in psicologia dello sport, dopo ogni gara Camille mi manda un report (io ne adotto uno molto semplice in cui l’atleta deve riportare pensieri, emozioni, sensazioni corporee, punti di forza, punti di debolezza, prima e dopo la gara, oltre a informazioni tecniche come orario della gara, condizioni climatiche, risultato cronometrico).

Camille gareggia in Spagna nel Meeting di Catalunya a Sabadell mercoledì e scrive:

 “la gara non è andata bene…(tempo totale 4’37”): sono passata bene all’ 800 e al 1000. Sono mancata l’ultimo 500m, ma non fisicamente quanto mentalmente. Avevo dei riferimenti ‘sbagliati’ (le altre ragazze) che sono andate molto più forte di quanto dovevano sulla carta, le vedevo lontane e non ho avuto la prontezza di darmi un riscontro cronometrico, il tutto ha fatto sì che la mia percezione fosse che stessi  andando male quando invece era l’opposto. Mi sono dunque abbattuta  dopo il 1.000 quando invece non ce n’era motivo. Diciamo che mi è mancata l’esperienza in pista!”.

Camille è l’atleta perfetta per ogni psicologo dello sport! Analizza, riconosce, fa tesoro.

Sabato l’appuntamento è ad Ancona ai Campionati italiani Assoluti indoor, sempre sui 1500.

Dobbiamo fare i conti con lo scoraggiamento per la gara spagnola, la stanchezza fisica, il timore di ‘sbagliare’ di nuovo. Ma Camille ha una grande tenuta mentale…e lo dimostra.

Quindi prima della gara consolidiamo gli apprendimenti, rifacendo il punto sugli ancoraggi interni pre e durante la gara e sulle tecniche di rilassamento.

Ad Ancona arriva un ottimo settimo posto con un crono di 5 secondi inferiore a Sabadell, le sensazioni sono buone, la testa ha reagito e retto.

La più grande gratificazione professionale per uno psicologo dello sport è sapere che il proprio atleta è soddisfatto, Camille lo è ed io….bhè…oggi mi sento proprio gratificata!

Cecilia Somigli

cecilia.somigli @ gmail.com
https://roma.psicologidellosport.it/

Cecilia Somigli
Psicologa e una podista sorridente. Ho scoperto la corsa “da grande” dopo anni di pigrizia e da quel giorno non mi sono più fermata. Corro per sentirmi libera. Amo viaggiare e camminare e muovermi alla scoperta del mondo. Unire professione e passione mi ha reso una persona migliore e una professionista più competente.