Ciao, sono Fulvio, ho 8 anni. Frequento la terza elementare, sono a scuola 8 ore al giorno perché faccio il tempo pieno. Ah, quindi niente compiti? Beh, qualche volta sì. E nel fine settimana ci caricano…
sempre meglio di mio fratello Luca, che ha 10 anni e fa il modulo e ha i compiti tutti i giorni.
Tutti i giorni?
Nessuno escluso! Infatti ha cominciato a lasciare il basket, altrimenti non ce la fa.
Ciao, sono Daniela, ho 13 anni. Frequento la terza media e non trovo giusto che dopo le sei ore di scuola, mi ritrovo tutti i pomeriggi a fare i compiti. Esiste lo sport, esiste la musica, esiste una vita sociale!! Ma i professori lo sanno?
Beh, forse non se lo ricordano. Provate a dirglielo?
Dirglielo? Non voglio mica beccarmi una nota… quest’anno ho pure gli esami!
Ciao, sono Marzia, ho 16 anni e frequento il terzo liceo scientifico. E’ sabato sera ma non posso uscire.
Stai male?
No, ho i compiti. Peccato, mi sarei voluta rilassare un po’ dato che il carico del lavoro di tutta la settimana è davvero notevole!
Ecco.
Riempiamo le pagine di siti e giornali a parlare di quanto i professori siano vessati, di quanto il loro impegno non venga riconosciuto, di quanto il loro prestigio sociale sia andato a farsi benedire, di quanto le famiglie spesso vadano all’attacco della loro professionalità. Ma oggi parliamo d’altro.
Prendiamo, da persone adulte che sono state studenti, che sono state giovani, un punto di vista diverso.
Stare sui banchi a 6 come a 19 anni non è uno scherzo. Non è sempre leggero, non è sempre accattivante, non è sempre una passeggiata. Eppure ci si sta, bene o male, per una dozzina di anni ( quindici se includiamo la scuola dell’infanzia ), spesso assumendo ( tanto per cominciare dall’aspetto fisico ) posizioni sbagliate, piantando i primi semi per future ginnastiche posturali e noie alla colonna vertebrale di varia natura ed entità.
Ma pare non basti.
Pare che sia necessario consolidare, a casa, da soli, le conoscenze apprese in aula.
Necessario.
Uhm.
Non la pensano così gli accesissimi sostenitori del movimento Basta compiti , capeggiato dal dirigente scolastico di Genova Maurizio Parodi, che da anni si batte, sui social e de visu, con incontri a tutto campo, fuori e dentro la scuola, per l’abolizione dei compiti stessi.
Quasi trentamila persone hanno già firmato una petizione in questo senso e non sono poche.
Leggiamo qualche stralcio?
Chiediamo che i compiti a casa siano aboliti, nella “scuola dell’obbligo”, perché:
o sono inutili: le nozioni ingurgitate attraverso lo studio domestico per essere rigettate a comando (interrogazioni, verifiche…) hanno durata brevissima: non “insegnano”, non lasciano il “segno”; dopo pochi mesi restano solo labili tracce della faticosa applicazione;
o sono dannosi: procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura, oltre alla certezza, per molti studenti “diversamente dotati”, della propria «naturale» inabilità allo studio;
Di certo non sono esercizi che sviluppino il piacere della scoperta o della personalità. Il tempo di mettere, tra un compito e l’altro, la dose necessaria di sport o di pratiche primarie per la sopravvivenza toglierà all’infante / preadolescente / adolescente il gusto o la stessa maturazione della curiosità di vedere una mostra, leggere un libro per piacere, ascoltare una playlist, prenotare un concerto, farsi venire una passione.
E’ un po’ paragonabile a chi non ha soldi per andare avanti e preferisce non avere passioni o hobby perché poi sa che non riuscirà a permetterseli. Non è roba da poco se pensiamo che il problema non è del tutto italiano: è notizia di questa settimana il tuffo nel vuoto, dal quindicesimo piano, di una bambina cinese di 12 anni stressata dalla mole dei compiti.
La popolazione insegnante credo debba fare i conti con queste considerazioni e con queste cifre, cercando mentalmente, e poi nella pratica, di introdurre nell’ambiente scolastico un clima più adatto alla contemporaneità, proponendo ritmi di vita e di crescita più sostenibili.
Famiglie che bloccano progetti di viaggio, gite nel fine settimana o nei ponti per i compiti ? Presenti!
Pomeriggi in cui le mamme, magari di ritorno dal lavoro, sono bloccate da figli piangenti e lamentosi che non riescono a stare al passo con i compiti? Presenti!
Insegnanti che credono in una didattica laboratoriale, che miri ad un lavoro intenso in classe ( intenso, si badi, per i professori, le maestre come per gli alunni ) in cui l’ora di lezione viene vissuta dal primo all’ultimo minuto, senza ritardi, giri improvvisi in segreteria, perdite di tempo, silenzi e pause? Non tanto presenti, purtroppo.
Vogliamo sì o no fare della classe il posto più bello del mondo?
Tagliamo qualche compito, il clima generale ne migliorerà e, chissà, forse il prestigio sociale perduto di cui tanto ci riempiamo la bocca, potrebbe improvvisamente invertire la rotta.
Elvio Calderoni