Previsioni meteo, corsa e resilienza

Secondo le statistiche il 15 maggio scorso è stato il più freddo degli ultimi 50 anni. A Roma la temperatura non ha superato gli 11 gradi.

Siamo in attesa di una primavera che maledettamente tarda ad arrivare e tra battute degli amici e meme in rete, piovono paure e allerte meteo.

Ormai siamo dipendenti dalle previsioni anche solo per scendere sotto casa per una passeggiata.

Intanto, nel mondo del running, le gare in strada si annullano a 24 ore dallo svolgimento.

Correre non è pericoloso, lo sanno bene gli appassionati di trail, che a volte partono a fondo valle con il sole e si ritrovano in quota sotto acqua e neve.

Gli organizzatori hanno il compito più importante, pronti a fare le dovute modifiche del percorso per non mettere a rischio nessun partecipante.

Perché è uno scarso equipaggiamento che crea condizioni pericolose, non è la gara in se.

A noi stradaioli cosa è successo? Perché durante la settimane ci alleniamo all’alba, d’inverno, in condizioni proibitive, con acqua e vento senza battere ciglio.

Ci giustifichiamo le ripetute a ritmi incredibili con il freddo pungente della sera, però poi, la domenica in gara, se si alza un po’ di vento, giunge puntuale la fila di lamentele e tentativi di ritiri prima ancora di partire.

Alla prima avvisaglia di nuvole e pioggia gli organizzatori annullano le gare certi di non scomodare nessuno, tutt’altro, rispondono ad una esigenza di non rischiare da parte dei partecipanti.

La verità è che ci si siamo tutti un po’ rammolliti, come se fossimo fuori una zona di confort da cielo blu e uccellini fischiettanti, ma solo la domenica.

Abbiamo perso o mai valorizzato abbastanza la resilienza come strumento per difenderci dalle condizioni avverse.

O magari c’è solo la voglia di correre in condizioni ideali almeno in gara. Ma il nostro sport non accetta molti compromessi con la fatica e le nubi, testa bassa e lavorare sui polmoni.

In passato come facevamo? Vi ricordate le gare quando non avevamo le previsioni istantanee? portavi un kway e si correva in ogni condizione.

Cosa ci è successo? Perché le previsioni sono diventate così importanti?

È vero che il clima è cambiato e che siamo soggetti ad effetti molto intensi e violenti, ma forse è proprio nella nostra attività sportiva che abbiamo perso la capacità di adattamento?

Buone corse amici in questo week end instabile di vento e pioggia, perché il bello, a volte, è proprio quello.

Marco

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso