Mamma tutto questo รจ per te

Mi presento, mi chiamo Francesco ho 12 anni e in questo preciso momento mi trovo davanti al Palazzetto di Quiliano, in provincia di Savona.

Oggi รจ previsto un torneo di Taekwondo, lo sport che pratico ormai da 6 anni.

Il vento soffia forte, vedo muoversi intorno a me, le lenzuola distese fuori dalle case. Il cielo รจ terso e voltandomi verso le colline, vedo le pale eoliche girare veloci, come enormi girandole.

Alle 9.00 inizia il torneo di combattimento. Entriamo veloci nell’impianto, dobbiamo cercare i posti migliori per appoggiare i nostri pesanti borsoni e osservare in una postazione privilegiata i quadrati, il nostro campo di battaglia.

Qui si posizionano gli arbitri, alcuni seduti a segnalare i punti e uno al centro tra i due contendenti.

Un grande schermo, uno per ogni quadrato, visualizza il punteggio.

Metร  e’ rosso e l’altra metร  blu, come le corazze degli atleti.

Un calcio o un pugno alla corazza vale un punto, mentre il bersaglio piu’ importante, il caschetto se fosse colpito con un calcio potrebbe consegnare 3 o 4 punti.

Oggi la mia palestra presenta 20 atleti, fra questi c’รจ pure mio fratello Lorenzo, che sul quadrato numero 2 รจ pronto ad iniziare il suo combattimento.

Inizia un po’ contratto,ma con la sua tecnica comincia a macinare punti.Il primo round fila liscio, il secondo pure. Si siede, beve, ma c’รจ qualcosa che non va, lo vedo.

Impallidisce si appoggia al suo coach, si sdraia per terra.Vedo arrivare i medici. Sono due signori vestiti di arancione che si prendono cura di mio fratello. L’arbitro domanda se il match debba essere terminato, ma Lorenzo si rialza mette il caschetto e il paradenti e torna a combattere.

Il suo vantaggio lo aiuta a chiudere il terzo round. Abbraccia il suo avversario, stringe la mano al suo allenatore e scappa verso gli spalti. Non vuole nessuno, fugge dai suoi compagni di palestra, dai genitori che vogliono congratularsi, per cercare un angolo tranquillo.

Lorenzo lancia i parabraccia e comincia a piangere. E’ un pianto disperato.

Il mio Maestro dice: “Si piange solo quando sei felice con la medaglia al collo”.

Questo incontro รจ perรฒ molto particolare per noi.

Un mese prima, in una tranquilla domenica di ottobre, abbiamo visto morire la nostra mamma. Un momento prima ci abbracciava sul nostro divano e poi in dieci minuti andava a morire in un’ambulanza poco fuori dal nostro giardino, tra le lacrime di nostra sorella piรน grande.

Il tempo continuava a trascorrere, calรฒ il sole. Il vento soffiava contro le lamiere del palazzetto. Questo continuo rumore mi rendeva sempre piรน nervoso.

Il maestro mi guardรฒ e disse: “Iena vestiti e vai a scaldarti”.

Ah mi ero dimenticato, Iena รจ il mio soprannome.Sembra un po’ brutto, io invece ne vado fiero.Tutto รจ nato un paio di anni fa, durante una gara di combattimento.

Il mio avversario era piu’ alto, piรน agile e devo dire piรน forte di me. Io avevo invece la grinta e la voglia di vincere. Urlavo e colpivo, lui perdeva sicurezza e scappava.

Vinsi di un punto e da quel giorno da Francรจ diventai “Iena”.

Ora tocca a me,devo combattere contro un ragazzo ligure. Mi guarda negli occhi per vedere se ho paura, ma stasera questo incontro dovrร  essere mio.

E’ l’ultimo combattimento della serata, buona parte del pubblico ha giร  abbandonato il palazzetto. Il mio quadrato รจ l’unico dove si gareggia.

Il primo minuto scorre via senza scossoni, ma improvvisamente vedo che il mio avversario cambia guardia e riesco cosรฌ a sorprenderlo con un calcio rovesciato: 4-0 per me, 4-0 per la corazza blรน.

Ho un attimo di distrazione e il mio avversario mi sorprende con un calcio basso, che mi prende a pochi centimetri dalla conchiglia.

Le ginocchia mi cedono, il male รจ terribile, mi rialzo, ma non ho la luciditร  per vedere l’attacco del ragazzo ligure. 3 punti per la corazza rossa. Ora siamo 4-3 e finisce il primo round.

Il secondo round e spezzettatto dalle ammonizioni, un punto alla corazza per ognuno ci porta sul 5-4.

Mi sento debole, il mio alluce si รจ gonfiato per un calcio che ha colpito il suo gomito. Mi viene da piangere. Il mio coach mi dice:

“Francy non devi dimostrare niente a nessuno.Vuoi che getti la spugna?”

Voglio continuare, non voglio che finisca cosรฌ. Inizia cosรฌ il terzo round, cerco di frenare la mobilitร  del mio avversario, lo bloccรฒ piรน volte.

Sento i miei compagni che urlano:”alza la guardia” il mio maestro che dice “Non mollare”. Sembriamo due pugili frastornati che aspettano il gong.

Ho trovato veramente un avversario tosto, che prorio all’ultimo secondo mi spinge fuori. Prendo un’altra ammonizione ed ora รจ paritร : 5-5,fine del terzo round e “golden point”.

Il golden point รจ un tempo supplementare, dove l’atleta che segna per primo vince l’incontro.

Il torneo precedente fui sconfitto proprio nel “overtime”, ma questa volta la storia dovrร  cambiare.

Il mio avversario รจ nel suo angolo che si muove, salta, mentre io mi alzรฒ con una smorfia di dolore, zoppicando mi dirigo verso il centro del quadrato. L’arbitro ci ordina di continuare il combattimento.

Guardo il mio avversario che mi sorride sornione.

E’ sicuro di vincere, parte veloce e mi colpisce con un calcio al viso, ma con le forze che mi rimangono paro il colpo e con un calcio a spinta gli tocco la corazza. Non ho neppure la forza di guardare lo schermo, ma sento il mio coach che mi abbraccia, i miei compagni che urlano felici. Guardo tra gli spalti e vedo mio padre che piange.

“Mamma tutto questo รจ per te!”

Dedicato a Cristina….Maria Elisa, Elena, Lorenzo e Francesco