Non pensavo che lo avrei mai detto.
E anche ora ho difficoltà ad ammetterlo.
Ma lo scrivo, perché forse è giusto così.
Io la corsa la odiavo.
Mi viene male, non c’ho il fisico, soffro, sono pigro, non fa per me, che palle.
A me piace bere, fumare, mangiare tanto, fare tardi la notte, e in generale fare tutte quelle cose che tanto sono belle quanto poco salutari.
Però mi piace anche vivere, e lo so che quello che mi piace e mi viene naturale non tanto è compatibile con una vita sana. E più divento grande, più è così.
Per quello mi forzavo ad andare a correre la mattina presto, anche se lo odiavo.
Odiavo alzarmi, vestirmi, faticare.
Poi quando tornavo ero felice, ma il risveglio era terribile.
Quando aprivo gli occhi i giorni in cui mi toccava il primo pensiero era “speriamo che piova, così torno a letto”
Poi pensavo che è inaccettabile avere come primo pensiero della giornata “speriamo che piova”, così ho proprio archiviato la corsa.
E ho continuato a bere, mangiare, etc. etc.
E ho superato i 90 Kg.
Poi l’anno scorso ho provato un approccio diverso, mi sono ritagliato due pomeriggi a settimana per accompagnare i miei figli a fare i loro sport (fortunatamente nello stesso centro), e ho approfittato dell’oretta in cui loro erano impegnati per andare a correre.
L’ho presa come una cura. Mi sono dato anche un po’ una regolata a bere e mangiare.
Ed è successo qualcosa: ogni volta che mi pesavo, pesavo un po’ di meno; fossero anche cento grammi, ma era meno.
E ogni volta che correvo, correvo un po’ di più; fossero anche cento metri, ma era di più.
E andavo pure un filo più veloce.
E, soprattutto, mi sentivo bene.
Poi è arrivata la primavera, che a me fa sempre uno strano effetto, la dieta è diventata un po’ meno rigida, ma con la scusa di accompagnare i figli, a correre ci sono sempre andato.
E poi è arrivata l’estate, è scoppiato il caldo, sono finiti gli sport dei bambini, e mi sono un po’ lasciato andare.
Mi sono molto lasciato andare.
Runtastic dice che l’ultima mia corsa è stata il 10 giugno, e da li sono iniziati tre mesi molto allegri, molto alcolici e decisamente poco sportivi, che si sono protratti fino ad oggi.
Oggi però i bambini hanno ripreso l’attività sportiva, e io ho infilato le scarpe, li ho accompagnati e all’Angiulli e mi sono rimesso in strada.
E ho risentito l’aria pulita che mi entrava nei polmoni; e ho ritrovato il mantra del mio respiro, tre passi inspiro e due espiro (due e due quando accelero); e ho rivisto quell’orribile scritta blu sul muro (“Il futuro ci spaventa più di ogni cosa”), che in qualche modo segna 1,5 Km sul mio percorso; e ho ripreso a girare intorno a quel tombino davanti all’impalcatura, quasi una boa da cui inizia il ritorno; e ho ritrovato l’ulivo su cui mi appoggio per lo stretching finale.
E qui è successa una cosa strana.
Mentre con una mano tiravo la punta del piede e con l’altra mi poggiavo all’albero, mi è venuto un nodo alla gola. Mi sono commosso. E e ho ripensato al tombino, alla scritta blu, al mantra del mio respiro, alla mia mano che toccava la corteccia dell’albero, sempre nello stesso punto, ed è stato come ritrovare vecchi amici, come tornare a casa.
Non lo avrei mai detto, ma mi erano mancati.
Molto più di quanto me ne rendessi conto.
E fa niente che nelle mie prestazioni c’è stato un crollo verticale, non come se avessi saltato tre mesi, ma come se non avessi mai corso in vita mia.
E fa niente che ora dopo meno di 4 pidocchiosi Km ho le gambe dure e doloranti come se avessi scalato l’Everest.
E fa niente che durante l’estate Runtastic è diventata Adidas Running (by runtastic), che prima non la trovavo, e poi mi sono reso conto che o hanno usato i caratteri un po’ piu piccoli o mi è pure calata la vista, e ora faccio fatica a leggere i numeri.
E fa niente che devo ammettere di essere sempre stato un idiota, che quando sentivo quelli che dicevano “io ho bisogno di andare a correre” facevo un sorrisetto del cazzo.
Non pensavo che lo avrei mai detto.
E anche ora ho difficoltà ad ammetterlo.
Ma quanto mi è mancata la corsa.
#StorieDaCaffè