Chi di voi in questi primi giorni d’estate si è fermato a riflettere ammirando le medaglie, i tempi perfetti e ha pensato “ok per ora va bene così”.
In una visione scolastica dell’anno sarebbe utile provare a omologare il ciclo delle nostre attività al medesimo ordine temporale. Dal lato sportivo sarebbe l’ideale andare in vacanza… e invece?
Non si molla un metro.
Quante volte lo abbiamo detto, a ridosso delle ultime settimane prima della nuova maratona. Prima della gara della vita per cui ti sei giocato muscoli, familiari e portafoglio.
Siamo rientrati in un loop in cui non c’è tregua, il calendario non lascia respiro, noi, datati, stanchi, senza più grandi spasmi emotivi, andiamo dietro alla potente macchina organizzativa che fa correre un mondo intero.
Così, dalla sagra di paese, passando per il memorial in pista la sera, all’evento notturno, non c’è pausa manco tra gli ulivi in una notte di inizio estate.
Praticamente corriamo 12 mesi su 12, sotto controllo nutrizionale fino a ferragosto e intanto il calendario gare non ci molla di un metro.
Ma come era prima? Si andava in vacanza dalla fatica? Lasciavamo spazio a chi correva tra maggio e settembre?
Il senso di responsabilità verso un traguardo mentale alimenta e attenua il senso di colpa per le cose che a volte sembrano obblighi e non più piaceri.
Da quanto tempo non usciamo di casa senza il crono? Con il solo pensiero di correre fino a dove ci pare?
Senza farlo come un tentativo di record del mondo, senza doverlo far vedere a tutto il condominio?
In questo primo lunedì estivo prova a fare una promessa, semplice e lineare, molla quanto basta, distendi le vene, e apri piano le mani, cerca di non trattenere più nulla, lascia tutto fluire
Tanto si sa, che alla fine, vince chi molla.