La corsa è trasformazione.
I quadricipiti, i bicipiti, i polpacci si rinforzano, crescono di dimensione, cambiano la nostra fisionomia.
Cosce e polpacci si asciugano e si definiscono, l’addome si sgonfia e si tende, persino le braccia assumono un aspetto più tonico e affusolato.
La corsa è contrazione.
Lo sforzo della velocità, della resistenza, si trasforma in un continuo irrigidimento di tutta la muscolatura coinvolta, che corre lungo il corpo, dal collo sino alla fascia plantare.
Tesi, ridotti, costretti passo dopo passo stressiamo le cosce, le gambe, le spalle senza pensarci troppo.
La corsa è allungamento.
Pensiamoci, invece, perché la contrattura, lo strappo sono dietro l’angolo, soprattutto se si prepara una maratona che anche per i neofiti, comporta un allenamento duro e continuativo.
Pensiamoci, ascoltando il corpo che suggerisce un verbo sempre più prezioso, nella sua manifesta e insita azione improrogabile: allungarsi.
La corsa è, allora, riassunta in una disciplina ad essa complementare: lo Yoga.
Da un lontano mondo questa antica pratica è giunta in aiuto per mille scopi, non ultimo favorire i runners a non farsi male, rispettando il proprio corpo e consentendo ai cari muscoli di allentarsi, rilassarsi, riposarsi.
Srotolando il tappetino si può allietare il corpo con la respirazione, mentre si conduce la mente a concentrarsi sui movimenti che portano alle Asana o alle sequenze, e sul tenere le posizioni per un certo tempo, durante il quale i muscoli si stendono e ringraziano per la cura a loro dedicata.
Ma non solo.
Nella sequenza iniziale di preparazione alle posizioni successive, la mia insegnante di yoga pronuncia sempre le stesse parole: cresci con la testa.
Allunga il collo verso le mani che sono li, tese e aperte, alla fine delle braccia, in direzione del soffitto.
Distenditi verso l’alto, e come sentendo un gancio che tira allungando la spina dorsale, respira dentro la sensazione di benessere che si avverte netta e sincera.
Ed ecco che la corsa è maturazione.
La contrazione non è per sempre, lo sforzo non è perenne.
Arriva il momento della distensione, del riposo, dell’energia che si ricrea e scorre potente dentro di noi, rinnovando quella forza necessaria a chiudere il lungo percorso che attende ogni maratoneta.
E nella conoscenza profonda di questo principio di alternanza, in cui è insito il segreto della elasticità e, in fondo, di una vita felice, la nostra testa cresce.
La mente si fa più saggia e serena, migliora anch’essa al pari dei muscoli, perché la corsa è completezza.
Trasforma ogni persona che la pratichi, contraendo e allungando e infine, consentendo un’interezza di maturazione nei muscoli e nella mente, che renderà la nostra vita migliore.
Buona crescita
Chiara Agata Scardaci