“Un giorno all’improvviso” solita sveglia alle prime luci dell’alba e la città sembra non essere più la stessa; ancora un po’ di foschia mista ad una leggera nebbiolina lasciata dai fumogeni azzurri che per l’intera notte hanno infuocato migliaia di cuori festanti per una gioia attesa anni ed io che inizio la mia corsa con lo stupore di chi percorre quelle strade per la prima volta.
Non scelgo il solito percorso, non mi lascio ingolosire da strade asfaltate e dritte ma preferisco il basolato dei vicoli stretti e pieni di curve perché in queste settimane sono loro che rivelano sempre qualcosa di nuovo da scoprire, un nuovo cimelio, un balcone dipinto di azzurro o un nuovo murales che sembra essersi composto da solo nella notte.
Inizio facendo zig zag, tra qualche passante di ritorno da una notte di festa e qualche festone azzurro che il vento ha spazzato via e lascio decidere il percorso ai primi raggi del sole che, squarciando i vicoli, regalano giochi di luci e colori di una bellezza disarmante; in ogni angolo è possibile apprezzare qualche nuova tonalità di azzurro e la mia corsa è interrotta da continue pause per…..riprendere fiato o forse perché lo stupore mi toglie il fiato!
Riprendo il passo, i battiti salgono e si sincronizzano con quelli di alcuni scugnizzi che per “proclamata festa nazionale” a scuola organizzano in una piccola piazza una partita di calcio tra due portoni emulando i propri beniamini campioni e portando ancora in viso i colori di una notte brava.
“Troppe pause” penso tra me e me, “troppe distrazioni in questa città”, “non puoi iniziare un allenamento serio che svolti l’angolo e devi riposare”; “così non sarò mai un runner serio” ma, in fondo a noi runner piace pensare di “essere seri” fino a quando non svoltiamo l’angolo e la distrazione di turno diventa una scusa da raccontare agli altri per la mancata prestazione.
Buone corse
Ernesto Russo