La WOODSTOCK DELLE COCCINELLE

“Papà il terrazzo è pieno di coccinelle!”

E’ stato questo l’urlo di Vale che –devo confessare- ho fatto finta di non sentire.

E ho fatto finta di non sentire anche sul rilancio di Fabri: “Papà è incredibile! Vieni a vedere!”

Non è che sono un mostro o un padre snaturato, ma mi ero appena seduto e stavo per leggere il finale di un libro, del quale mi mancavano una quindicina di pagine.

Ora, chi gode delle gioie della vita in famiglia ed è un lettore, sa bene che le due cose non sempre si conciliano perfettamente. Anzi, in certi giorni sembra che l’Universo tutto cospiri per ostacolare le sane aspirazioni di lettura.

Tutto è iniziato stamattina, quando mi sono svegliato, ho sentito un meraviglioso silenzio e ho capito che era il momento buono per finire il mio libro. Sapevo che mancava poco e avevo un gran voglia di scoprire come si sarebbe conclusa la storia. Silenzioso come un ladro ho preso il libro e ho acceso la luce, e mi sono immerso nella lettura.

Dopo un tempo non meglio precisato – per un lettore è sempre poco, ma magari era stato tanto – è arrivato Fabri carico di un’energia inusitata.

“Papi! Papi! Sei sveglio! Sai che giorno è oggi? E’ Sabato! Sabato! Il sabato ci prepari i pan cake!”

E lì̀ ho fatto un errore: avrei dovuto dire “Si, cinque minuti”.

Ma l’entusiasmo di Fabri era davvero contagioso, mancavano una quindicina di pagine e ritenevo (ingenuamente) di potermele finire chiuso in bagno subito dopo colazione.

Così con un sospiro ho chiuso il libro e ho fatto il bravo papà: mi sono alzato, ho preparato i pan cake, abbiamo mangiato tutti insieme e quando mi è parso il momento buono sono sgusciato via, ho preso il mio libro e mi sono rifugiato nell’unico angolo della casa in cui un buon papà può̀ legittimamente chiudersi a chiave.

Seduto sul trono ho ritrovato il segno e ho ripreso la lettura, ma dopo neanche due righe è suonato il citofono.

Dalle urla che arrivavano da dietro la porta ho appreso con sgomento che era arrivato Paul, l’ospite del nostro B&b sotto casa, e dovevo andare ad accoglierlo. Era in mezzo alla strada con le valige, non ho avuto cuore di lasciarlo li.

Così con un sospiro ho chiuso il libro e ho aperto la porta del mio santuario, avviandomi verso i miei doveri di Superhost.

Fatto il check in sono tornato a casa, mi sono finalmente seduto sulla mia poltrona col mio libro, ho ritrovato il segno, e con un sorriso mi sono rimesso a leggere; ma dopo neanche due righe sono stato assaltato da Winch, che ha snocciolato tutto il repertorio di quando non ce la fa più̀ e vuol essere giustamente portato fuori: salti sul posto di mezzo metro, scatti psicotici in diagonale nel salone, corse su e giù dalla scala di ingresso, singoli colpi perentori di abbaio e sguardi imploranti e quanto mai espressivi.

Ho guardato il mio libro sul divano, ho guardato l’orologio – erano le 11,45- ho guardato Winch che saltava, e con un sospiro ho chiuso il libro e mi sono alzato dalla poltrona, avviandomi verso i miei doveri di padrone di cane.

Poi in quello che faccio sono lento, quindi con Winch durante la passeggiata ho anche giocato. E quando finalmente mi sono ritirato era l’una passata e a casa non c’era nessuno: il momento perfetto.

Ho ingenuamente ritenuto di avere il tempo di fare le cose per bene, così ho investito qualche minuto a scegliere un disco e far partire il giradischi, mi sono seduto in poltrona, ho ritrovato il segno e con David Bowie nelle orecchie ho ripreso a leggere. Ma dopo le fatidiche due righe è suonato il telefono.

Più̀ di una voce nel mio cervello mi gridava di non rispondere, mi sono maledetto per non aver avuto l’astuzia di togliere la suoneria, ma la foto della mogliera mi guardava dal telefono, e quando vedo quella faccia non resisto, e ho risposto.

Ovviamente era l’ennesimo stress: avevamo prenotato la nostra amata colomba col gelato dentro dalla gelateria Gentile, ma Maria Grazia era fuori con i bambini e non avrebbero fatto in tempo a passare entro l’orario di chiusura.

Il pomeriggio sarebbero stati chiusi e l’unica possibilità̀ per avere il nostro dolce di Pasqua era che andassi io.

In quel momento.

Naturalmente il mio pensiero è stato “Al diavolo la colomba!”, ma mia moglie che mi conosce vecchio ha precisato “Vedi che i bimbi ci tengono” e di sottofondo si sentivano due vocine che urlavano “Ti prego Papà! Ti prego Papà!”

E che dovevo fare. Ho chiuso il mio libro con l’ennesimo sospiro, mi sono alzato dalla poltrona e sono andato a fare il mio dovere di procacciatore di colombe col gelato per il pranzo di Pasqua.

E così quando mezz’ora dopo Fabri e Vale erano per i fatti loro sul terrazzo, la mogliera tranquilla al piano di sotto, l’acqua sul fuoco e la radio accesa, io ero sul divano della cucina con il mio libro convinto che fosse finalmente il momento buono, fingere di non sentire richiami relativi a coccinelle non solo non era affatto un comportamento da padre snaturato, ma era l’unico atteggiamento possibile da tenere.

Finchè non è comparso Fabri sulla portafinestra del terrazzo con una frase che mi ha incuriosito:

“Papà è stranissimo, ci sono un sacco di coccinelle due a due, una sull’altra!”

Vi risparmio il sospiro e la chiusura del libro, ma quando sono uscito mi sono trovato di fronte ad uno spettacolo mai visto: il terrazzo era letteralmente invaso dalle coccinelle. Sulle foglie, sui vasi, sul barbecue, sul tavolo, sulle sedie. Ma soprattutto non c’era muretto, ringhiera o superficie su cui non si trovassero coccinelle ad ingropparsi.

Sembrava che tutte le coccinelle della Puglia si fossero date appuntamento sul nostro terrazzo, per darsi ad una sfrenata orgia di amore libero. Abbiamo preso i telefoni e abbiamo fatto un sacco di foto, con buona pace del mio libro.

E io mi sono sentito quanto mai coinvolto dallo spirito della Primavera.

E insomma, la morale di questa storia è che quando l’Universo si incaponisce è inutile innervosirsi o tentare di resistere; l’unica strategia possibile è quella di seguire il flusso degli eventi e lasciarsi trasportare, sapendo che magari alla fine di tutto, se avremo la forza di guardarci intorno, troveremo in serbo per noi un’incredibile sorpresa.

#StorieDaCaffè