La Storia Ricorrente 38a puntata

-Signor Cavalcabò, i signori Danse la attendono nella hall.

La voce del concièrge è priva di inflessioni dialettali e di intenzioni che lascino trasparire una qualche emotività. Cristiano si toglie di botto il cuscino dalla pancia, registra che il dolore non è passato e ricorda l’esistenza, all’improvviso, dei genitori di Victoria.

Ha il tempo ironico, solo qualche istante, per pensare alla situazione da commedia all’italiana che troverebbero vedendo Georgia Joanna nel letto accanto a lui, in questo momento avvolta in un sonno maestoso, giusto, profondamente e coscientemente giusto, finalmente. Sta a guardare la cascata riccia corvina che le circonda la faccia, prende un ricciolo tra i capelli, osserva i tratti del viso in quiete, gli manca lo sguardo, cuore pulsante di tutto il volto e ponte dell’anima, la sua e anche quella di lui, sfiora la pelle all’altezza del mento, si alza, si riveste, tira un sospiro e affronta una nuova tappa di quella che gli sembra sempre di più una via crucis.

Si sorride nello specchio dell’ascensore cercando di essere tranquillizzante ma non ci riesce neppure con sé stesso. Si tira il viso con le dita ad annullare quell’accenno di zampe di gallina tra gli occhi e i capelli, sui lati, ma, di botto, il suo campo visivo passa dal suo volto allo specchio alle sagome dei signori Danse sullo sfondo, in piedi, eleganti come sempre, magrissimi, appuntiti, misurati nella loro preoccupazione, inaspettati quasi.

-Cristiano!

Un abbraccio di circostanza per entrambi.

-Ma cosa può esser successo?

-Non lo sappiamo, forse vuole un po’ di silenzio dopo tanto clamore.

-Ma perché non avvisarci? Perché non avvisare almeno te? Sembra un gesto così assoluto.

-A meno che non sia indotto da qualcuno e non una libera scelta

-Stanno seguendo tutte le piste possibili. Mi han detto di rimanere qui, per il momento.

-Ti vedo tranquillo. Non hai paura?

-No, beh, non vedo motivo di averne. Credo che tenesse molto a Sanremo, il ritiro da parte di Berna del brano dal festival l’ha fatta sentire impotente e…

-Come stava quando l’hai sentita l’ultima volta?

Gli sguardi non sono tranquillizzanti, sembrano inquisitori, cercano l’anello debole, sotto l’apparente freddezza arde un cuore, due cuori, pieni di dubbi, vogliosi di addossare colpe e sciogliere nodi importanti.

-Era felice di… del fatto che la stessi raggiungendo.

-Ma l’hai sentita al telefono o solo messaggi?

-Hai gli ultimi messaggi? Cosa dicono?

-Leggiceli, per cortesia. Con noi l’ultimo è delle due del pomeriggio e diceva che era molto triste e preoccupata per questa faccenda. Poi più nulla.

Cristiano prende il cellulare titubante, nemmeno la polizia, per ora, ha avanzato questa richiesta, apre whatsapp e compare il messaggio di Georgia Joanna:

Dove sei andato? Potevi svegliarmi, scusami, sono piombata in un sonno assurdo. Torna presto.

Non è sicuro che la madre di Victoria, ormai di fianco a lui e non più di fronte, abbia fatto in tempo a leggerlo ma in ogni caso si sente dentro una trappola.

-Ecco, è questo:

Ehi, filo collegato col mondo, mi manchi da morire, non tardare, non tardare, ti prego, non tardare.

La mamma prende addirittura il telefono tra le mani e lo avvicina agli occhi per esser sicura del testo. Sospira, guarda in basso, restituisce il cellulare a Cristiano, poi guarda suo marito, il volto granitico.

Nessuno dei due somiglia a Victoria. Forse i colori chiari, la pelle senza imperfezioni, l’odore di crema che li circonda e che non sembra frutto di un cosmetico ma una particolare fragranza della pelle, una sorta di caratteristica familiare che Cristiano ha dapprima notato in Victoria e che poi ha ritrovato nel padre più che nella madre. Oggi pomeriggio la sta sentendo fortissima, come la percepiva i primi tempi con Victoria, quando non si era ancora abituato al profumo.

-Noi andiamo alla polizia. Mi sembrate tutti troppo tranquilli. Ormai è passato del tempo.

-Credo sia inutile, stanno indagando.

-Tu sai come stanno indagando? A noi non ci interpellano, tu te ne stai sereno in camera, boh, mi sembra surreale tutto questo.

-Non sto affatto sereno in camera. So solo che non possiamo fare nulla.

-E perché non ci hai chiamati?

-Non volevo farvi preoccupare.

-Ma li hai letti i giornali? I titoli del web, li hai letti?

-No, non…

-Ecco. Meglio.

-Parlano di suicidio. Parlano di rapimento. Non di una bravata.

-Scusate ma speculano su tutto, non dovreste leggerli. Victoria dovrebbe uscire da questi schemi.

-Infatti ne è uscita, mi sembra. Uscita da tutto.

Cristiano percepisce chiaramente il disappunto, l’accusa di leggerezza, il vivere in una bolla e si chiede dove sarebbe adesso se non ci fosse Georgia Joanna. Di certo non sarebbe qui ad aspettare gli eventi, non lo ha mai fatto, è sempre andato a prenderseli, gli eventi, a provocarli, a gestirli in suo favore ed è chiaro che i genitori di Victoria, negli sguardi più che nelle parole, hanno una domanda per lui che giganteggia tra le pareti della hall:

Perché?

Perché sembri drogato?

Perché non eri con lei qui?

Perché hai tardato? Perché hai tardato, vero?

Perché non sei preoccupato?

Perché non sei in giro a cercarla fregandotene delle stupide indagini della polizia?

Perché non contrasti i media con una conferenza stampa, o almeno un’intervista in esclusiva, una dichiarazione sui social?

Nulla?

Il padre comincia ad armeggiare sul cellulare, la madre lo guarda negli occhi e comincia a parlare:
-Ma tu l’hai capito che sei il marito di Victoria Danse? O te lo sei dimenticato? Non hai capito che ci sono delle regole da rispettare? Lascia stare il fatto che stiamo parlando di mia figlia e che non hai sentito il bisogno di chiamarmi, ma tu l’hai capito chi è Vicky? L’hai percepito il suo potere mediatico? Secondo te perché quel vecchio l’ha portata a Sanremo? Perché era l’unica possibilità di non passare inosservato. E poi non ha avuto le palle per reggere l’urto mediatico, evidente. Sono mondi che non si parlano.

-Ma Victoria è molto umile, si è approcciata a quest’esperienza come una bambina, in punta di piedi…

-No. Mi stai confermando che sei su un altro pianeta. E non ho capito il motivo. Cristiano, noi non abbiamo fatto i salti di gioia quando Victoria ci ha annunciato il vostro matrimonio, ci sembrava troppo presto, troppo impulso, ma l’abbiamo accettato. Adesso però cerca di guadagnarti la posizione. Non è scomparsa una commessa di una catena di abbigliamento low cost. E’ scomparsa Victoria Danse, accendilo il cervello.

Il padre torna verso di loro.

-Facciamo una dichiarazione qui nella sala al primo piano tra mezz’ora. Ho avvertito tutti. Cristiano, vatti a vestire meglio.

Elvio Calderoni

Elvio Calderoni
Ho vissuto senza sport per i miei primi 40 anni. Adesso diciamo che sto recuperando, dato che ho un sacco di muscoli e fiato ancora nel cellophane. Cultore della parola detta e scritta, malato di cinema, di musica, di storie. Correnti, già corse e da correre.