E’ bastato un post di un follower su instagram e Sanremo si è bloccata:
Victoria non si trova da ore. Qualcuno pensa ad un rapimento, io penso soltanto che di mezzo ci sia quello schifo di Berna che ritira il brano dal festival.
Il telefono di Bertrando squilla a vuoto, lo stanno chiamando in continuazione, per una testimonianza, un legame, una verifica di questa inattesa scomparsa.
Bertrando Berna lascia Sanremo e anche il festival: non me la sentivo.
Victoria Danse è scomparsa dopo una lite furiosa.
Berna irreperibile dopo la sparizione.
Bertrando, devi smentire un sacco di cose, ti prego, rispondi al telefono.
Bertrando, stanno dicendo che avete litigato, che l’hai insultata e che lei è scomparsa. Devi, dobbiamo, fare qualcosa.
Cristiano è attaccato al cellulare. Non ha idea di cosa possa aver progettato Victoria e la sente estranea più che lontana, non riesce a preoccuparsi e ha i pensieri in un altrove indefinito che lo rende catatonico, mentre tutti pensano che sia l’effetto di una preoccupazione infinita per sua moglie. E’ circondato, interrogato, braccato. La hall dell’albergo diventa in breve una centrale operativa indagante e la camera una sorta di ultimo domicilio conosciuto, se non una vera e propria scena del crimine.
Georgia Joanna, da casa, è percossa e atterrita dal volto incantevole di Victoria che rimbalza ovunque. La foto ricorrente è quella del matrimonio, l’ultimo servizio fotografico con un ché di ufficiale, quando Victoria stupì sia per l’acconciatura minimale che per l’abito assai misurato e casto dopo una sovraesposizione mediatica di ogni centimetro del suo corpo. Un contrappasso dal collo alto che sta già provocando imitazioni di ogni sorta, sia azzeccate che volgari. Fortunatamente Cristiano è quasi sempre tagliato dalle immagini, defilato, in secondo piano. Georgia fa in tempo a notare soltanto un taglio di capelli più lungo rispetto ad ora, più liscio, più classico, ad invecchiarlo un po’. Le squilla il telefono:
- Scusami, sono circondato. E’ un incubo. Non si trova e la stanno cercando tutti. Come se non avesse il diritto di disconnettersi dal mondo per sei ore.
- Sei preoccupato?
- Ma no, certo che no. E’ la sua reazione bambinesca ad una delusione. Eppure qui la polizia è al lavoro, mi sembra assurdo, completamente eccessivo. Mi fanno domande incredibili, non so.
- Se la cosa è arrivata alle forze dell’ordine, è la prassi.
- Io non faccio altro che pensare a te.
- Non… non devi pensare a me adesso, è chiaro. Non puoi.
- Non faccio altro, credimi.
- Sforzati.
- Tu non lo stai facendo?
- Secondo te?Scappa un sorriso ad entrambi.
- Ti devo lasciare, mi stanno chiamando.
- Vai.
- Ci sentiamo dopo. Eccomi…
Irene ha infilato la chiave della toppa mentre albeggia. Ha trovato Bertrando seduto al tavolo del salotto con davanti la sua tazza di tè.
- Ehi, già sei di ritorno?
- E tu sei già sveglio?
- Non ho mai dormito.
- Cos’è successo?
- Victoria Danse ha pensato bene di sparire. Ho trascorso la prima parte della notte a non rispondere al telefono e la seconda parte a farlo. Un incubo.
- Sparire?
- Sì, a quanto pare ha lasciato l’albergo all’improvviso e senza spiegazioni. Un colpo di testa che tutti collegano alla mia decisione, chiaramente. E giustamente. Lasciamo stare. A te come è andata?
Irene sorride ed è animata da tante intenzioni diverse. Stordita, sorpresa, difficile mettere in uno sguardo e in una conversazione la rabbia condivisa per l’atteggiamento del signor Paolo, la sorpresa per il progressivo reciproco aprirsi con Tomaso, la botta dell’amore, la difficoltà di mantenere l’interesse per le novità che Bertrando le sta snocciolando. La botta dell’amore. La botta. Una sorta di colpo che provoca emanazioni fuori e dentro di lei. Onde emotive che spumeggiano destabilizzandone il passo. Che mettono in discussione Irene oggi, Irene ieri, Irene nel futuro.
- E’ andata. Beh, bene.
- Sembri stanca.
- Sì, devastata.
- Il viaggio. Non solo il viaggio.
- No, non solo il viaggio.
- Parliamone domani. Vai a riposare, adesso. Ho preparato il letto.
- Sei incredibile.
- Tu lo eri già prima. Adesso, con questa luce timida che emani, sei una meraviglia. Vai, Irene. Vai a dormire. E grazie per essere qui.
Elvio Calderoni