A Sanremo, dove tutto può succedere, Bertrando e Victoria… una puntata fuori dal quadrilatero del silenzio dove tutto è ancora sospeso.
- Ehi, Vic.
- Riposavi?
- No, no. Leggevo. Prima ho provato a riprendere in mano il clarinetto che saranno secoli ma… nulla, adesso stavo leggendo. Entra.
- No, figurati. E’ che ti volevo dire una cosa. Io adesso ho una diretta.
- Sì.
- Mi chiedevo se volevi apparire con me.
Bertrando la guarda e ride. Il mondo delle dirette social pedissequamente evitato fino ad oggi. Sentirsi parte di un mondo in via di estinzione, esserne fieri e chiedersi, comunque ad ogni passo, cosa avrebbe fatto Marko, cosa avrebbe pensato di lui, cosa gli avrebbe consigliato.
Liberarsene, però.
Chiedersi il senso di tutto questo.
Di un legame più vivo di almeno un milione di rapporti in essere tra quelli che conosce e che finge di non giudicare.
- Sì! Si tratta di una rubrica fissa, mi sto collegando ogni pomeriggio alle 18 qui da Sanremo, a parte il giorno che abbiamo fatto le prove a quell’ora chiaramente. I followers che intervengono, insomma… so che non lo fai di solito, però…
- Non so nemmeno cosa siano i followers…
- Eh, immagino.
- Ho 70 anni ma sono un cantante. Se non sapessi cosa sono i followers sarei morto e sepolto da tempo. Penso ci sia anche un profilo ufficiale ma non me ne occupo io.
- Lo so, lo so, so tutto. Non dimenticarti che io sono la prima tra le tue fan. Io non so se hai capito quanto mi stai facendo felice.
Far felice una sconosciuta è tra gli obiettivi primari di un artista. O meglio, qualcosa, un’eventualità che deve stagliarsi in ogni caso sull’orizzonte emotivo di chi fa musica. La guarda e capisce che non è un fatto generazionale. Che lei e Irene sono vicinissime anagraficamente eppure distanti un deserto senza oasi. Deve darle una risposta. In tempi brevi. Vorrebbe avere il passo quieto e lieto di Marko, gli zoccoli nella valletta, la sicurezza e il cappello, la barba più fitta della sua, la certezza di ogni opinione, sia quelle sussurrate che quelle pronunciate a voce più alta. In questa stanza d’albergo, mentre fissa gli occhi di Victoria circondati dal bianco della porta, sente che è un anno davvero pesante e che costerà fatica questo Sanremo e questi settant’anni e questo clima che si va creando e allora dice sì. Sì alla leggerezza dei followers e delle live, sì al no che avrebbe pronunciato Marko sogghignando. Un sì pieno di sensi di colpa nemmeno avesse ammazzato mezza orchestra dell’Ariston o non si fosse presentato alle prove o avesse fatto ascoltare il brano in una pubblica esecuzione prima della prima serata.
- Grazie, Bertrando. Sei unico.
- Vieni, entra, facciamola qui.
- Davvero? Fantastico. Abbiamo 3 minuti. Va bene?
- Va benissimo. Mi rifaccio il trucco e arrivo.
Victoria non sa se ridere ma intanto si scioglie i capelli e si ridà il rossetto. Bertrando va in bagno e non ha alcun trucco da rifarsi, si guarda il volto scandagliando le rughe, si sorride divertito e nel mare di emozioni che sente muoversi dentro sceglie una leggera serenità, indossa un sorriso da trentenne e sente di averne meno della metà. Si spara una serie di domande nei due minuti che mancano:
a che età ho capito che avrei sempre avuto trent’anni?
E sono cose che si scelgono, queste?
E mi ha aiutato qualcuno?
Com’è successo, insomma, che non ho mai sentito l’età che ho avuto?
Perché mi sento così maledettamente piccolo, con ancora l’enorme bugia di tutta la vita davanti?
Perché ci sto pensando così tanto a questa banale faccenda del tempo?
C’è un giorno in cui il tempo si ferma e ti dici che è questo lo spirito con cui affronterai il resto della vita? Il tuo fine crescita?
Può esistere?
Ultimo minuto prima della prima diretta.
-Bertrando, ci siamo!
Victoria scodinzola con la voce oltre la porta del bagno.
La camicia bianca. La mette, la allaccia, lascia scoperta la catenina con il ciondolo della B.
- Iniziamo!
Bertrando apre la porta.
- Eccomi, non facciamo attendere i followers! Altrimenti diventerebbero waiters…
- Grazie davvero, per questo, Bertrando. Lo so che forse ti costa un po’.
- Mi costa zero.
Victoria comincia la diretta con un tono sopra le righe, dissonante con il look con cui si è presentata, come se adesso fosse davvero nel suo campo, finalmente sicura, non più un’ospite probabilmente sgradita o con un mondo da dimostrare. Snocciola una dialettica non banale, velocissima nel ritmo senza incespicare mai, alternando euforia da festival a toni appena più fintamente personali. E’ festosa nell’accogliere Bertrando, lo abbraccia, una mano con il telefono, l’altra sulla spalla di lui. Bertrando sta a questo gioco nuovo cercando di non pensare, come in apnea, senza musi da altrove, sorridendo appena possibile anche se eguagliare la somma dei sorrisi di Victoria gli appare impossibile e gli sembra che abbia un sorriso stupido. Lo guarda e quasi si distrae, si dispiace di non essersene mai accorto prima.
- Entriamo col primo fan in diretta, Bertrando. Ehilà. Giacomo. Da dove ci raggiungi?
- Da Firenze.
- Ciao Giacomo.
- Ciao Bertrando, ti ricordi di me?
- Veramente no. Non… dovrei?
- E’ passato un po’ di tempo ma non così tanto.
- Giacomo di Firenze. No. Non ricordo ma insomma… ho anche un’età.
- Diciamo che Marko Berna era un amico in comune importante.
- E che forse io ho l’unica registrazione esistente del pezzo, qui a casa.
Come possono le parole riportare indietro un cuore nel tempo? Come possono farlo battere?
- Addirittura sì. Penso che Marko l’abbia proprio composta qui, a casa mia. Forse avrà completato altrove, ma l’ha proprio scritta qui. Forse non lo sapevi.
- Beh, io la so diversa, ma comunque, che dirti? Mi fa piacere.
- A me no.
- No?
Victoria comprende che le cose non stanno andando come dovrebbero, che si è perso da subito il clima di festa e vorrebbe tagliar corto.
- E perché no? Signor Giacomo, qui è una festa che comincia a breve ma noi la vogliamo cominciare prima, se conosce il pezzo sa già che è bellissimo e che merita di arrivare al maggior numero di persone possibile.
- E’ proprio questo il fatto. Marko Taglia non lo avrebbe mai portato a Sanremo, prova ne sia il fatto che non avrebbe proprio nemmeno voluto pubblicarlo, perché era troppo personale. Trovo uno sciacallaggio quest’operazione. Non ti vergogni nemmeno un po’?
Bertrando aveva provato i sorrisi allo specchio ma la fissità spettrale no.
- Sciacallaggio?
- Un pezzo così intimo sotto la luce dei riflettori. Perdipiù con lei…
Victoria cede. Il volto si allunga, le occhiaie fanno capolino sotto il trucco all’improvviso. Bertrando torna alla lite di una sera di secoli fa con Marko. Un sospetto. Forse il primo di una serie di tradimenti. Forse l’ultimo. Forse il peggiore.
-Chiudiamo?
Glielo sta sussurrando ma è un’implorazione più che una domanda, un permesso.
I fans riempiono di insulti il signor Giacomo da Firenze. Parolacce e rabbia da web. Bertrando ha il cuore all’impazzata e si chiede se anche fisicamente il cuore abbia trent’anni o se invece è cresciuto con la sua vera età e dovrebbe preoccuparsi e tenersi al riparo da simili esposizioni.
- State zitti e fate bene. Io fossi in voi eviterei di sciacallare così su un defunto. Per rispetto di un artista vero, per la sua memoria, per la vostra dignità. Vi saluto.
Sparisce l’immagine di Giacomo dallo smartphone di Victoria, le immagini fisse di lei e di Bertrando raddoppiano di dimensione, il loro silenzio, il loro buio si prende tutto lo schermo e lei prende la parola con qualche istante di ritardo.
- Ringraziamo il signor Giacomo per averci regalato questo momento di teatro, molto fuori dai nostri canoni, ma si sa che Sanremo è bello per questo, quando accetti di farlo vai incontro a tutto, vero, Bertrando?
Bertrando esce velocemente dall’inquadratura, strizza gli occhi a Victoria come per scusarsi e si allontana, va alla finestra, poi torna da lei, la accompagna alla porta e le chiede di star da solo sussurrando mentre lei continua a parlare a velocità supersonica chiamando in diretta un’altra persona.
- … Susan! How ‘r’ u? Are u coming here in Sanremo? Next week?
La sente sparire, passo dopo passo, lungo il corridoio, deglutisce e sceglie di non pensare, abbassa i battiti del cuore e si getta sotto la doccia senza guardarsi di nuovo allo specchio.
Elvio Calderoni