La quiete prima di un gran giorno

Oggi è quel giorno lì, esattamente lo stesso che aspettavamo da mesi. Le ore prima un grande evento, di una gara importante, di un colloquio di lavoro.

Lo viviamo consapevoli di aver fatto tutti i compiti e di essere stati attenti ad ogni piano di preparazione.

Ma la paura c’è.

Paura di non voler sbagliare niente, paura di mandare tutto in malora per mancanza del senso di responsabilità.

L’abbiamo fatta passare meglio che potevamo quest’ultima domenica, godendoci una Roma addormentata. Presidiata dall’Eur fino alla rotonda di Ostia.

È stato bellissimo pedalare con Marcello a parlar del futuro, di che città avremo e di come possiamo lavorare per infondere una nuova cultura della mobilità.

Tirando fuori il meglio da tutto questo casino, a ripensare alle priorità, a consumare meglio e in modo sostenibile per domani.

Non saremo migliori di prima ormai lo abbiamo capito.

È successo ciclicamente per ogni dramma che si è consumato in Italia, prima la sgomento, poi i timori e di conseguenza la reazione civile, anche mettendo mani al portafogli per aiutare i meno fortunati.

Quanto è successo con il Covid 19 è stato ancora peggio, perché ha colpito tutto. Ha messo in mostra il meglio del nostro paese ma ha fatto da catalizzatore delle brutture sociali.

Si sono esasperati gli animi, lasciati troppo da soli a covare in un isolamento reale ma condiviso in modo scellerato in un mondo virtuale.

Abbiamo generato mostri, paure oltre modo, dove tutti e tutto, nessuno escluso, si è issato a salvatore della patria per ogni categoria merceologica che ha subito un tempo da conflitto nucleare.

Parlatemi di tasse, di spesa pubblica e di ogni euro evaso che siete stati in grado di generare con le vostre mirabolanti scappatoie concesse da sapienti contabili della vita economica del paese.

Io non voglio cacciare più un centesimo per aiutare il prossimo, se solo aveste fatto il vostro dovere fiscale…

L’Italia deve rimettersi in sella e io ho paura che non ci saranno sconti per nessuno e che i gregari saranno lasciati a fondo valle e sulla cima Coppi ci arriveranno sempre gli stessi che oggi piangono miseria.

Noi, nel frattempo, parlando amorevolmente da vecchi amici, ci siamo rincuorati pedalando e contando i chilometri segnati a terra in rosso di una Roma Ostia che non si è corsa e che il 21km era al suo posto, un nuovo posto, e bellissimo e che speriamo di andarci a prendere il prossimo anno.

Il mare di Roma era come chiuso in un abbraccio immaginario, cinta da runner e ciclisti che in totale libertà andavano su un lungo mare orfano di macchine.

La città era pacatamente euforica, tanti posti di blocco ma molte persone a piedi si sono riprese uno spazio che gli appartiene.

Tutti attenti alle distanze, tutti desiderosi di ripartire.

Mi raccomando, facciamo attenzione, rivediamo le priorità, pensiamo più al prossimo e scardiniamo quel senso di egocentrismo che mette a rischio la cosa più importante che è la nostra libertà che inizia dove finisce la tua, esattamente ad un metro da me.

Buona ripartenza Italia.

Marco

 

 

 

Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso