LA MUSICA DELLE OSSA

Immagina un mondo in cui la musica è proibita.

Immagina un mondo grigio, fatto di palazzoni di cemento armato, di abiti senza colori, di gente spenta in fila davanti ai negozi di alimentari.
Immagina un Partito che decide arbitrariamente cosa è concesso e cosa non lo è.
Immagina una Polizia Politica con poteri illimitati, col diritto di fermarti perquisirti, smantellarti la casa, se necessario menarti senza dover rendere conto a nessuno.
Immagina un mondo in cui il semplice possesso di un libro (o di un disco) “non allineato” può comportare anni di prigione o addirittura di lavori forzati.
Benvenuto nell’ Unione Sovietica di fine anni ‘50.

L’epoca del terrore di Stalin è finita da qualche anno, ma con Cruschev non è che si stia tanto meglio. Il Politburo è riuscito a risollevare l’economia, nessuno muore di fame, ma la mancanza di libertà è soffocante. Non a caso due anni dopo per fermare l’emorragia di giovani in fuga verso l’occidente Crushev farà erigere il muro di Berlino.
E’ consentito solo quello che è gradito al Partito, tutto il resto è severamente proibito.
E il Partito, tra noi possiamo dircelo, quando ci si mette sa essere di una noia mostruosa.
Giornali propagandistici, discorsi propagandistici, libri propagandistici, musica propagandistica. Qualunque altra cosa è vietata: vietato parlare, vietato pensare, vietato scrivere, vietato leggere; per non parlare della musica: vietatissima.

E ora facciamo un esperimento.
Nel primo commento c’è il link a Jailhouse Rock; fatela partire, e continuate a leggere con la musica accesa.
Fatto?
Bene

Scommetto che vi fa lo stesso effetto che fa a me:
Il grigio del cemento Sovietico prende colore, le facce serie diventano sorridenti, la gente in fila agli alimentari inizia a ballare, le teste ricominciano a pensare liberamente, chi ha da dire qualcosa, anche se scomoda, la dice, anzi la grida: è il Rock ragazzi.
E’ libertà.

Ed è proprio quello che i ragazzi vogliono, perché hanno il pane, ma non si vive di solo pane; e la Musica è il loro modo di sentirsi vivi, alla faccia di Cruschev, del Partito e di tutte le galere della Siberia.

Il Regime lo sa bene, e proibisce la musica. Ma non vieta i grammofoni, che servono a riprodurre i bei discorsi propagandistici. E paradossalmente non sono interdetti neanche gli strumenti per incidere i dischi; metti che qualcuno vuole registrarsi l’ennesimo discorso alla nazione di Cruschev per poi risentirselo la sera prima di addormentarsi: gli incisori sono concessi.
Il vero problema è il materiale da incisione. Il vinile era molto costoso. Senza dire che comprare vinili su cui incidere equivale ad autodenunciarsi, il controllo è quasi inevitabile.

E qui entrano in gioco Ruslan Bogoslowski, studente, e Boris Tajgin, poeta.
Ruslan e Boris vogliono protestare contro il regime, ma non ne possono più di opuscoli, discorsi e propaganda.
La loro protesta passerà dalla musica.

E hanno un’intuizione geniale.
Non è il vinile l’unico supporto su cui si possono incidere dischi, si riesce ad incidere con qualità accettabile anche su un altro materiale.
Un materiale flessibile, adatto ad essere nascosto sotto un cappotto, o in una manica.
Un materiale economico, non tracciato e non tracciabile dal Governo.
Un materiale reperibile in grande quantità, perché risulta essere altamente infiammabile, e una recente legge aveva imposto alle strutture ospedaliere di disfarsene.
Le lastre delle radiografie.

Così Ruslan e Boris hanno iniziato a procurarsi delle radiografie che poi ritagliavano in dischi più o meno precisi di venicinque centimetri di diametro, foravano al centro con una sigaretta (stupendo) e inserivano nell’incisore. Poi se li nascondevano sotto i vestiti e li distribuivano in cambio di un rublo, o di mezza bottiglia di Vodka.
Avviano così un laboratorio clandestino che prende il nome del “Club del Cane d’oro”, e i loro bootleg pirata vengono soprannominati “Roentghenizdat” musica delle ossa, diventando un simbolo di Resistenza e Dissenso per tutti i ragazzi sovietici. Elvis, Ella Fitzgerald, Cheat Becker e più tardi anche i Beatles superano la cortina di ferro e si insinuano nel cuore grigio dell’URSS grazie agli sforzi e alla passione di Ruslan e Boris.

Certo, la qualità è scadente. E ogni disco può essere riprodotto solo cinque o sei volte prima di diventare inutilizzabile.
Ma i ragazzi hanno sete di Libertà, e hanno bisogno di Musica, che in qiesto caso è la stessa cosa, e non sarnno certo bazzeccole come la qualità scadente o il rischio di deportazione in Siberia a fermarli.

E infatti Ruslan Bogoslowski è stato arrestato tre volte, scontando ogni volta un pena di più di tre anni.
Ma non si è mai arreso, né ha mai tradito Boris. Dopo ogni arresto, appena liberato ricostruiva la sua attrezzatura, allestiva di nuovo il suo laboratorio e riprendeva la sua lotta per la Libertà.

Ci sono tanti modi di non piegare la testa e portare avanti la Resistenza: c’è chi manifesta, c’è chi scrive, c’è chi fa lo sciopero della fame e c’è chi mette le bombe.
Ruslan resisteva a modo suo: distribuiva musica proibita su lastre radiografiche con un foro di sigaretta al centro.
Non si possono bloccare le Idee.
Non si può fermare il Rock.

#StorieDaCaffè