La difficile situazione dei collaboratori sportivi, la storia di Debora

Ci sono persone che amo definire “portatori sani di allegria”. Persone che nonostante i dolori, nonostante gli ostacoli, continuano a nutrire una profonda fiducia nel genere umano e a sorridere. Debora Gismondi è una di loro.

Questa è la storia di una donna tenace e che ora vuole dire la sua perchè l’effetto devastante del covid ha coinvolto lei e migliaia di lavoratori, esperti del settore fitness, i cosiddetti COLLABORATORI SPORTIVI.

Debora ha cominciato a lavorare a 18 anni nelle palestre, seguendo l’insegnante di Jazzercise Gisella Nano Revetria. Da allora Debora ha conseguito diverse specializzazioni, sostenendo esami in lingua inglese e pagando i propri corsi di aggiornamento.

Trent’anni di attività nelle palestre con dedizione al proprio lavoro e la consapevolezza che il 70% delle persone che scelgono di svolgere un’attività motoria lo fa non solo per il fisico, ma per il desiderio di fare nuove conoscenze e scaricare lo stress. Il che significa per lei dover essere sempre al top dell’energia e della motivazione.

MA. C’è un MA.

A fronte di un lavoro che richiede continuo aggiornamento, grande capacità di relazione e un notevole impegno a livello psico-fisico, resta il fatto che centomila lavoratori del settore fitness vivono con contratti di collaborazione.

Non hanno diritto a nulla.

Debora non ha diritto alla malattia.
Se si ammala chiama una collega per farsi sostituire, ma ovviamente perde la giornata.

Debora non ha diritto alla maternità.
Quando ha avuto i suoi figli è rimasta a casa senza retribuzione, sperando di poter tornare nella palestra dove insegnava. Questo sistema delle sostituzioni alza il livello di competitività tra lavoratori e il grado di stress.

Debora non ha diritto all’infortunio.

Se mentre insegna si rompe una caviglia o un legamento non è retribuito il suo periodo di riposo, a meno che non abbia un’assicurazione privata.

E poi scoppia una pandemia. E tutti i nodi vengono al pettine.

Di colpo si scopre che migliaia di persone come Debora sono lavoratori senza tutela, lavoratori invisibili, mai pensati. Persone che rimangono senza sostentamento perchè non rientrano in nessuna categoria.

Per due mesi Debora offre gratuitamente sulle piattaforme digitali le sue lezioni di fitness e lo fa con la passione che la contraddistingue e quel suo meraviglioso sorriso che incoraggia anche a distanza.

“Sono felice di riuscire a lavorare nonostante la mia età, nonostante il fisico cambiato, ho tanta energia. Lo sport è per tutti, non è solo per quelli dal fisico fico e poi cosa significa essere un super fico? Dovremmo cambiare la nostra cultura.”

Io non smetterei di ascoltarla perchè Debora si entusiasma parlando e io con lei, ma questa è un’occasione per dire che non si può vivere rincorrendo l’emergenza.

Un paese democratico è un paese che deve saper pensare il futuro, che vive rispettando i suoi cittadini e tutelando le minoranze. Non possono esistere lavoratori di serie A e di serie B. Le tutele sono per tutti.

Da pochi giorni Debora ha ripreso il suo lavoro in palestra con il nuovo protocollo di sicurezza. Non è semplice. Nulla in questo periodo è semplice per chi vive di lavoro.

A lei e a tutti i collaboratori sportivi un grande in bocca al lupo!

Catia Proietti