La crisi del runner…

Te la ricordi l’ultima gara a cui hai preso parte? sembra essere passato un secolo, ma in fondo sono trascorsi solo cinque mesi.

La distanza temporale da quella linea di partenza è la stessa che avremmo vissuto nel caso ci fossimo infortunati, pessima consolazione ma è così.

La verità è che non ci fermiamo da anni, in una spasmodica ricerca di voler soddisfare il bisogno di misurarci in gara o solo di esserci pur di esistere mediaticamente.

Il buco cronologico che si è creato non è stato per colpa di uno strappo muscolare, bensì di uno “strappo sociale“.

Voragine causata da un virus che ha congelato qualsiasi programma futuro, generando un’attesa che non vede alcuna tregua per i prossimi mesi.

L’effetto è evidente, una crisi di astinenza podisitica che sta toccando zone grigie della mente di molti runner. Luoghi inesplorati per una intera comunità.

Il dramma da calendario vuoto si sta palesando nei gesti di chi ha iniziato a condividere le vecchie gare, ed è da qui che capisci che sono in crisi da “dose”…

La “dose” è la misura del piacere delle 4 spille per reggere un pettorale e un chip.

Strumenti necessari a certificare la partecipazione all’evento e il tempo migliore che potevi fare, coronati da una foto all’arrivo, un’ammucchiata davanti al gazebo, sorridenti e pieni di tutto.

In un quadro che si è ormai delineato sempre più a tinte fosche c’è anche l’aspetto dell’isolameto sociale di chi è “sparito”, come si dice in gergo da social network, perchè è da lì che si è oscurata una bella fetta della community legata al mondo delle gare.

Una vita che, per un giorno a settimana, girava attorno ad una adrenalina nuova, attivata dalla sveglia all’alba, nutrita dall’ansia della prestazione e condivisa tra chi ha i tuoi stessi colori addosso.

In questo mondo senza medaglie l’orizzonte è vissuto con attimi di fulminante tristezza:

guardi la tabella d’allenamento come un orario dei treni, in attesa che passi il prossimo ma sono mesi che sei su un binario morto.

Il panorama atletico, se così possiamo chiamare l’attuale vita podistica, è ancora peggio, nessun pallino rosso in calendario, stimoli al lumicino per decidere di spingere ancora un giro in pista.

La resa è dietro la curva, la fiacca da endorfine agonistiche sta logorando anche il runner più ostinato.

Così i fine settimana in rete sono pieni di ricordi, il famoso effetto placebo che per alcuni funziona, per altri no…

Allora si passa a condividere i video “grandi imprese del passato”…ma non serve, non innesca la valvola detonante e la carica ormai è al limite della sopportazione.

La “siringata finale” è l’avventura delle gare virtuali, semi clandestine, organizzate con un manipolo di amici chiamati al solo scopo di documentare la durezza mentale di dover correre contro i mulini a vento ma sempre con il sorriso stampato uguale a quello dell’arrivo a new york…

Insomma…quando la droga scarseggia ci si organizza con le alternative che non saranno gran cosa ma almeno hanno il pregio di far tenere botta al runner in attesa di tempi migliori.

Intanto buona estate a tutti

Marco

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso