Quando sarà pubblicato questo articolo io mi troverò al secondo giorno della consueta convention aziendale, e fino a qui, grazie al cielo, speriamo che sarà andato tutto bene.
Un evento che da anni si ripete, immutato, come una cena di Natale, per giunta con le stesse dinamiche delle feste comandate.
Molti di voi sanno di cosa sto parlando, ma per chi non ne fosse al corrente sappiate che durante questi giorni si passa tanto tempo in poco spazio insieme a persone con cui non hai scelto di stare, parli, mangi, giochi e non aspetti altro che finisca il prima possibile.
Inizio – partenza – arrivo, programma, svolgimento – partenza – fine
La convention aziendale è uno di quei momenti professionali in cui ti senti come in un acquario, ci sono stagioni dove sei Darla, la nipotina stronza del dentista del film “Alla ricerca di Nemo”, altre volte sei Nemo che cerca una via di fuga dalla nipotina stessa.
Ti mettono in un albergo con dei colleghi che ormai hanno la metà dei tuoi anni e vanno a dormire quando ti alzi per andare a correre nel resort che ti ospita.
Se racconti agli amici dove starai per tutto il week end, li vedi che alzano lo sguardo e fanno spallucce, come quando giustifichi il tuo disastroso viaggio di nozze in Messico per colpa di un cagotto… tutti sanno ma nessuno dice nulla.
Più che una vacanza di lavoro è un laboratorio sociale. Esci da uno schema ed entri dentro un altro che conosci a memoria.
Ti fanno fare cose che da solo non faresti mai, ascolti discorsi che non ricorderai mai.
E’ bella l’atmosfera durante le convention aziendali, tutti ridono e annuiscono. Come in un gran ballo devi essere al meglio, nonostante gli anni che impietosamete avanzano.
Con i colleghi di vecchia data un tempo parlavi di locali notturni e vacanze, ora dopo cena, gli ricordi di prendere l’aspirinetta, si discute sul fatto che il prostamol è entrato nella lista dei farmaci generici, e apri le finestre alle colleghe in balia di vampate, ahimè non più di passione.
Nella mia azienda, in occasione del viaggio di andata e di ritorno per la convention, c’è la consuetudine di dividere i dipendenti. Settori e funzioni separti equamente su due mezzi di trasporto e ad orari diversi.
In tal modo, se malauguratamente uno dei due pullman dovesse esplodere, l’evenutale treno deragliare, o l’aereo precipitare…l’altra metà dei colleghi, il lunedì seguente, potrà garantire la operatività della azienda stessa.
E’ bella la mia azienda vero?
In tutto questo, per fortuna, c’è lo sport a farti compagnia, e qui vale di più, perchè lo fai da solo, non ti segue nessuno, ti isola, ti protegge
Ma tanto, anche se correrai a 2’50” a chilomentro, come diceva Paolo Villaggio, da Fantozzi non si scappa… se credi di riconoscere nell’impiegato pasticcione e sfortunato il tuo vicino, nessuno ammetterà mai di rivedere se stesso.
Grazie per l’attenzione.
Vostro
U.F.