La bellezza dei nostri gesti

Uno dei miei passatempo preferiti è vedere la gente che fa cose, qualsiasi cosa. È un’azione terapeutica, specchio delle fatiche, dei vizi e delle virtù.

Gesto consolatorio che apre la mente lì dove viviamo momenti di scarsa sensibilità e indolenza verso noi stessi.

Mi piace vedere chi con le mani plasma la materia e chi con le parole del proprio corpo è più convincente di mille discorsi.

Nello sport diventa tutto più evidente, le movenze di un campione, portate all’estrema sintesi della perfezione, necessaria per ottenere il tempo immaginato, la tecnica studiata per anni, una prossemica che è mente e corpo dentro un tempo perfetto o davanti a un avversario attonito da tanta forza dissuasiva.

Nella disciplina amatoriale il discorso non cambia, siamo il frutto di quanto coraggio mettiamo nella pratica quotidiana, felici di essere ciò che sappiamo fare, anche da ultimi arrivati.

Se, con lo stesso piacere che abbiamo nel vedere gli altri, potessimo vederci da fuori, ci sentiremmo meglio, anche quando la fatica spezza la voglia di partire per un allemento, anche quando le strade si dividono o dobbiamo scegliere una via piùttosto che un’altra.

Se potessimo imparare da ogni passo falso, senza doverci ricadere ogni volta, se potessimo anticipare le debolezze umane ogni salita farebbe meno male.

Ma il nostro animo non è un computer che esegue a comando ciò che gli viene richiesto.

Il bello di vedere le azioni umane da fuori è che non hanno una fine prestabilita, non c’è un piano messo giù a tavolino.

Ci sono mille altre possibilità figlie di emozioni e sentimenti che sanno sparagliare qualsiasi previsione. Dannata deriva imponderabile che ci inganna e ci rende unici.

Il saltatore che ha misurato la sua vita su un’asticella da superare è una macchina perfetta.

Meccanica naturale oleata e tirata come una cima sotto la vela gonfia di vento. In mente ha già il gesto di esultare una volta superato l’ostacolo. Potrà sbagliare una, due, tre volte ma poi quel materasso lo raccoglierà da solo, senza l’asticella dietro di se, felice e vittorioso.

Nella vita, purtroppo o per fortuna nulla è come sembra e tutto cambia in funzione di come noi ci poniamo davanti alle gioie e ai dolori e spesso le asticelle ce le portiamo dietro sempre, consapevoli che faranno parte delle nostre esperienze future.

Così quando la prossima volta vedrete qualcuno cadere, sbagliare, fare un passo falso ricordatevi di quanta fatica avete provato voi su quella stessa salita e ricordate che nella vita e nello sport il traguardo è figlio dei mille infortuni vissuti sotto gli occhi di altri come noi.

Buona giornata

Marco

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso