Il Rugby e le sue regole, spiegate in modo semplice

Descrivere il rugby a chi non ne sa nulla non è impresa facile. Oggi i media ci offrono tanto, sia sui canali nazionali che su quelli a pagamento.

Il Six Nations, poi, dal 2000 dà l’opportunità di vedere la Nazionale misurarsi con le più blasonate squadre europee, l’Inghilterra prima di tutto che ha dato i natali a questo sport, poi il Galles, la Scozia, l’Irlanda e la Francia.

leggi anche

Parte la Coppa del mondo di rugby anche su Storiecorrenti

Per molti prima il Flaminio e, da qualche anno, l’Olimpico sono un appuntamento fisso sia con il rugby giocato, ma, soprattutto, con il tanto decantato terzo tempo.

Ma torniamo al gioco. Per lo spettatore neofita una grande confusione, una mischia furiosa tra alcuni giocatori che si contendono il pallone ed altri che, a distanza, aspettano di utilizzarlo.

Ma tutto questo ha un senso logico.

Partiamo dai principi, ovvero la filosofia del rugby. Avanzare per andare verso la meta è fondamentale per segnare. A questo vanno abbinati il sostegno e la continuità per esercitare una pressione sull’avversario.

Questi principi valgono sia per l’attacco che per la difesa. Il pallone, quindi, ha un portatore e dei sostegni offensivi.

Per contro, ci sono un placcatore e dei sostegni difensivi che hanno come obiettivo quello di fermare l’azione offensiva, recuperare il pallone e trasformare l’azione difensiva in offensiva.

Il tutto considerando che nello spazio in cui si gioca la contesa non è 15 contro 15, perchè ci sono giocatori utili sul pallone e vicini ad esso e altri utili nello spazio, più distanti.

Chiaro fin qui?

Guardando una partita, spesso ci si chiede “Ma perché l’arbitro ha fischiato?”.

Passiamo quindi alle regole, poche per cominciare a capire qualcosa.

Innanzitutto il pallone può essere passato solo indietro, per segnare bisogna schiacciare il pallone nell’area di meta, si può placcare solo chi ha il pallone, il placcato, se caduto sul terreno di gioco, non può tenere il pallone ma deve renderlo giocabile –  altrimenti viene fischiato un “tenuto” –  e, ultima, c’è la regola del fuori gioco.

Su quest’ultima ci soffermiamo perché appare la più complessa.

Partendo da un’azione da fase statica (calcio di invio, mischia o rimessa laterale) le cose sembrano più semplici, perché le squadre sono schierate una al di qua e una al di là del pallone.

Fuorigioco in azione da fase statica
Fuorigioco in azione da fase statica

Le cose invece si complicano quando quest’ultimo viene giocato dalla squadra in attacco. Se il portatore viene placcato e, quindi, c’è la possibilità che si crei un raggruppamento, allora si crea una linea di fuorigioco e i giocatori della squadra non in possesso del pallone devono stare al di là di questa linea immaginaria. Solo dopo l’uscita del pallone dal raggruppamento la squadra in difesa può avanzare per cercare di recuperare il pallone.

Ancora sul fuorigioco, in caso di calcio per guadagnare terreno da parte di un giocatore, il pallone può essere recuperato solamente da chi ha calciato o dai giocatori che, al momento del calcio, erano dietro a lui. In caso contrario è come se venisse commesso un passaggio in avanti.

Fuorigioco in azione dinamica
Fuorigioco in azione dinamica

Meglio dopo questa spiegazione o permangono dubbi?

Provate allora a mettervi davanti alla TV dopo aver letto questo piccolo memorandum che, spero, possa contribuire a rendere più facile la lettura della partita.

In ogni caso, forza azzurri!

Andrea Lijoi