“Il nostro mondo podistico è raffigurato tra ciò che è stato e ciò che sarà”
Si può raccontare con questo contrasto i giorni che stiamo vivendo.
L’analisi da amarcord è necessaria, perché non ci vogliamo abituare a questo stato di cose, non dobbiamo farlo. La vita sportiva in strada dovrà tornare con tutte le sicurezze del caso.
Ne abbiamo tanto bisogno.
Un anno di non gare, dove la somma dei fatti accaduti ricorre proprio al giro di boa di febbraio e marzo.
Il timore di non avere argomenti e fatti da raccontare ci ha reso tutti più sensibili alle storie degli altri e più ricettivi davanti alle idee che il nostro mondo ha creato per adattarsi a questo stato di cose.
Impegni virtuali che poi erano gare belle e sfidanti, raccolte fondi per medici e famiglie bisognose e chissà cos’altro ha generato questo mondo scombinato, con poco ordine e tante paure.
Il compito delle ASD è stato messo in secondo piano ma solo un po’, dopo una prima reazione dei singoli le squadre hanno risposto facendo sentire la loro voce, impegnando i loro atleti nelle operazioni di raccolta fondi e attività sportive a distanza.
Le opportunità nello sport nascono per superare gli ostacoli. Lo abbiamo provato sulla nostra pelle durante il primo lockdown.
Ci siamo messi in gioco, abbiamo vissuto una complicità sociale nuova e per stare meglio abbiamo seguito con scrupolo le indicazioni necessarie a non far proliferare il virus.
La reazione ha avuto effetti importanti e lo sport, per molti di noi, è stato il vettore primario per non perdere l’equilibrio psicofisico.
Abbiamo fatto tesoro di quel periodo?
Possiamo dire di esserci evoluti ed essere in grado di vivere il running senza il nodo delle competizioni che ci teneva saldi alla fatica?
La giostra che ogni domenica colorava le vie delle nostre città era rassicurante e stimolante ci manca davvero.
Con il tempo ci si abitua a tutto, anche ad una vita stravolta, anche se sentiamo che c’è il bisogno di una fase nuova.
Con questi presupposti molti appassionati e professionisti del running hanno dato vita a una girandola di competizioni, volontarie e senza alcun fine se non quello di alimentare la vena del cimento che pulsa sotto i muscoli di tanti atleti.
Il peggior anno della nostra storia è passato e tra timori e smarrimenti proviamo a pianificare una stagione atletica decisamente incerta.
Davanti alla crisi economica e sociale che si è abbattuta in questi mesi fa strano pensare allo sport.
Nonostante tutto, da sempre, noi siamo quelli che lo “usano” per stare in salute, nella stessa società che ha perso i suoi punti fermi dal punto di vista sanitario.
Qualcuno ha azzardato un calendario agonistico, fissando date in un anno sportivo che al pari del 2020 sarà senza una direzione.
Da consumatori del prodotto corsa quando riacquisiremo la fiducia necessaria a preparare una maratona o a iscriverci a una mezza?
Intanto a Roma abbiamo due date. 19 settembre e 13 ottobre. Maratona di Roma e Roma-Ostia, così come Milano a maggio hanno trovato un posto in calendario. Che bello sapere che ci sono, ma sarà ancora meglio comportarci con rettitudine evitando contatti a rischio e proteggendo i più deboli.
Coraggio che settembre e ottobre sono da sempre i mesi più belli, della ripartenza e delle tante promesso di traguardi stimolanti. Andiamo a riprenderci ciò che il virus ci ha tolto, medaglie e sorrisi compresi.
Buona settimana amici
Marco Raffaelli