Poche ore e il 2021 sarà un ricordo. Un anno faticoso, un anno in salita.
Il trentesimo km di una maratona cominciata a dicembre 2019. Quello in cui la finish line sembra ancora così lontana e nessun atteggiamento positivo riesce a farti credere il contrario.
Paradossalmente più difficile del 2020. Siamo usciti di casa alla ricerca di una normalità come superstiti di una guerra silenziosa combattuta tra quattro mura. Abbiamo creduto di averla ritrovata e invece siamo ancora qui a combattere gli stessi mostri, ma fuori dalla porta.
Abbiamo gareggiato di nuovo, in griglia con le mascherine, senza gazebo, senza gli amici al traguardo, velati di tristezza ma fieri di aver compiuto i primi passi verso un futuro remoto o un presente passato. Un tempo nuovo, ma sempre vecchio che ci permetta di spolverare la libertà addormentata nel baule dove l’abbiamo custodita negli ultimi due anni e stenderla al sole a prendere aria e luce per vederla risplendere ancora.
Quasi una pubblicità di un detersivo, un filo tra due bastoni su cui è adagiato il più candido lenzuolo mai visto, abbagliante alla luce del sole, incantato dal riflesso della terra dorata d’estate, cullato del frinire delle cicale. Un’immagine di serenità che per un istante solo fa posare l’ombrello e fa dimenticare il cielo di piombo.
È stato pesante, ma voglio avere fiducia. Forse non ne siamo usciti migliori, forse siamo solo divisi e spaventati, sicuramente stanchi, ma siamo accomunati tutti dallo stesso desiderio.
Vogliamo tornare a sorridere.
Ancora una volta siamo chiamati alle armi. Ancora una volta siamo chiamati a combattere i contagi crescenti. Sembra un appuntamento fisso di ogni inverno. Una breve tregua, una nuova variante, una nuova battaglia di questa guerra che sembra non avere fine, che ci vede spaventati a chiedere se correremo con la mascherina i primi 500m, se ci verrà chiesto il Green pass prima di entrare in griglia, se ancora una volta siamo al sicuro o dobbiamo preoccuparci.
Ricordo un tempo in cui una bottiglia di Amuchina rimaneva abbandonata nuova nella borsa per anni. Sembrava quasi un reperto archeologico ritrovato in un raptus di pulizia che aveva il sapore di una spedizione in un cunicolo alla ricerca del tesoro di Nefertiti. Prendevo treni, aerei, metropolitane in tutto il mondo appoggiandomi ovunque, dormendo in terra, spiaccicata come una sardina in scatola tra centinaia di estranei che starnutivano e tossivano e nemmeno me ne accorgevo.
Ho nostalgia di quell’incoscienza, di quella serenità, della libertà di far volare la mente altrove invece di tenerla incatenata all’angoscia del contagio.
Voglio pensare che questo 2022 mi regali una nuova possibilità. Voglio pensare che questa guerra silenziosa che ogni giorno ci vede più confusi e stanchi stia volgendo al termine e voglio impegnarmi affinché tutto finisca al più presto per tornare fuori nel mondo alla ricerca di ciò che più conta, alla scoperta di tutto quello che ancora non so con la voglia di correre nel sole accanto alle persone che amo, non per tenerci la mano mentre tutto finisce, ma per tenerci la mano mentre tutto ricomincia.
Sono infinite le vie che non ho percorso, infinite le montagne che non ho visto, infiniti i cieli lontani dalle mie quattro mura. Voglio respirare aria nuova, sentire nuovi profumi, vedere nuove sfumature di colore. Voglio ascoltare il battito del cuore delle persone che abbraccio, ritmico e forte come il passo deciso di un maratoneta esperto.
Voglio ridere ed ubriacarmi di vita, di mare e di sale mentre ascolto la musica di un mondo nuovo, un pianeta che gira colmo di speranza e di energia positiva.
Voglio ritrovare le sensazioni benefiche di un tempo, come quando infilavo le mani nei fagioli appena sgranati dalla nonna o quando impastavo la terra mentre sognavo la vita che avrei avuto da grande.
Non è sbagliato andare a ritroso nel proprio vissuto a ricercare le belle sensazioni per riprovarle ancora, per sentirsi vivi, per ritrovare la voglia di fare, di conoscere, imparare e crescere.
Sentirsi ancora bambini dentro, emozionati mentre tutti stretti, tutti uniti ci raccogliamo in griglia per la partenza. Il cuore che batte come un tamburo, l’emozione che ci fa singhiozzare pochi istanti prima dello sparo e bang!Si parte ancora e ancora verso nuove meravigliose avventure.
Spogliamoci del mantello nero di questi due anni e danziamo sorridenti nella pioggia mentre tutto cambia intorno a noi e ritornano le belle emozioni.
Sentiamoci ancora una volta vivi e pronti a ripartire, a ricostruire il nostro castello di carte ancora e ancora ogni volta che cade.
Benvenuto 2022, portami in alto, fammi sognare, realizza i miei propositi, dammi la forza e il coraggio per non smettere di sognare, per essere una persona migliore, per continuare a fare del mio meglio in ogni ambito della mia vita. Cosa mi aspetto da te?che tu non mi deluda, che mi permetterai di impiegare i tuoi giorni per portare a compimento grandi imprese e piccole conquiste con la forza della mia volontà.
Ancora una volta ci viene chiesto di rinunciare alla corsa a causa del Covid. Ancora una volta in queste ultime ore di 2011 abbiamo dovuto rinunciare, ma non si tratta di una sconfitta. Dobbiamo ancora lottare per raggiungere i nostri obiettivi, per riguadagnare la nostra libertà, per rincorrere i nostri sogni. Nella bibbia si dice che c’è un tempo per ogni cosa.
Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Questo è il tempo di non mollare. Il tempo di non lasciarsi andare. Il tempo di costruire la nostra libertà.