Giulia: “correre non è mai stato così bello”

Io odio correre, con questa premessa ieri mattina ero nell’ultima griglia della 46a RomaOstia con accanto mio nonno Enrico.

Fatemi nuotare per 21km in vasca lunga ma non chiedetemi di correre.

La corsa è il motivo per cui ho lasciato il triathlon. Anche se corro per 5 km sento il cuore in gola e il respiro corto, praticamente sono un pesce fuor d’acqua.

Sulle lunghe distanze tutto quello che la natura mi ha dato tra i frangenti me lo rimpongo per ogni chilometro che faccio di corsa.

Ho compiuto 18 anni a luglio e da quando sono nata, in tutti questi anni, nonno ha sempre detto, “appena Giulia farà 18 anni mi piacerebbe correre la RomaOstia insieme a lei

Così, con una edizione fuori calendario eccomi qui, in mezzo a 5000 persone, colorate e felici.

Si sono dati appuntamento alle 6 del mattino per una gara che sarebbe partita due ore e mezza dopo.

Con nonno e papà prima della partenza

Da sportiva in parte li capisco, l’attesa è propedeutica alla prestazione, alza il livello di tensione è propulsiva, perché fa bene allo spirito stare con i compagni di squadra o anche solo con i propri pensieri, in attesa dello start.

Io che per fare un 50m in vasca corta ho atteso anche mezza giornata, ma che importa lo sport è questo, è vita insieme a chi come te ama farlo sapendo che accanto ci sei tu a dargli forza.

In tutto tempo di pandemia il nuoto è  tornato prima alle gare, ma nonno erano 20 mesi che non ne faceva una, e con lui quasi tutti quelli che erano attorno a noi e vi posso assicurare che si sentiva, eccome.

C’era una bella atmosfera, sana, allegra di chi vuole tornare a vivere la vita.

Nonno era raggiante, consapevole che senza forzature io fossi arrivata a quella linea di arrivo con la voglia di stare con lui.

Per affrontare la gara, aveva una strategia, ponderata e protettiva di chi non voleva lasciar un brutto ricordo di questa giornata da incorniciare:

“Giulia corriamo quanto ci va, camminiamo per non soffrire”, semplice, essenziale di chi la RomaOstia non sa più quante ne ha corse.

Così facendo siamo arrivati al 17 km, non me ne sono neanche accorta.

Abbiamo parlato con tutti, mi sono guardata intorno, io che le maratone le ho sempre viste da fuori per tutte quelle che da bambina vedevo seguendo papa e nonno.

Poi ecco che papà ci è venuto incontro al 17 km, correva che sembrava un bambino al parco giochi, felice e sorridente.

Dopo il suo arrivo si era cambiato e manco a farlo apposta era tutto rosso come noi…

Applaudiva tutti e quando ci ha visti non era nella pelle e saltava come se fosse venuto a Ostia con il treno.

Da quel momento ci siamo sentiti una sola cosa, e sempre con i tempi di nonno abbiamo superato gli amici che ci salutavano, gli ultimi km che passavano e la gioia di vedere quel traguardo tanto atteso da nonnino che agli ultimi metri ha messo le ali e ci portati con sé dove voleva da tanto tempo, un abbraccio e le tre medaglie più belle di tutte.

Grazie nonno è stato bellissimo.

Ti voglio bene.

Giulia